Ipotesi appalto illecito per la manodopera della vendemmia, due denunce

Nelle scorse settimane, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Treviso, in occasione della vendemmia, hanno effettuato diversi controlli nei confronti di varie ditte e società agricole attive nella Marca trevigiana, riscontrando numerose violazioni alla normativa lavoristica nonché l’impiego irregolare di 14 braccianti (tredici dei quali completamente “in nero”).

Durante le attività ispettive erano poi emerse alcune situazioni più articolate e che meritavano un vaglio più approfondito. In particolare, l’attenzione dei finanzieri della Compagnia di Conegliano si è ora concentrata su una ditta individuale di Zenson di Piave, il cui titolare, di origini pakistane, aveva stipulato un contratto d’appalto con la società titolare del terreno, ubicato a Valdobbiadene e destinato alla produzione del Prosecco DOCG, ove erano stati censiti, all’atto dell’accesso, venti lavoratori intenti a raccogliere uve da vino. Di questi, ben 18 figuravano formalmente dipendenti dalla ditta del predetto pakistano.

Gli accertamenti condotti hanno permesso non solo di appurare l’impiego di un lavoratore, di origine bengalese, risultato sprovvisto di idoneo titolo legittimante il suo soggiorno nel territorio dello Stato – circostanza che ha comportato la denuncia alla Procura della Repubblica di Treviso del titolare della ditta individuale e dello stesso lavoratore – nonché l’impego di un lavoratore completamente “a nero”, ma anche una più complessa ipotesi di appalto illecito.

Difatti, i reali rapporti fra l’imprenditore di origini pakistane che forniva la manodopera e il legale rappresentante della società agricola proprietaria del fondo sono risultati ben diversi da quelli indicati nel contratto di appalto sottoscritto tra i due.

L’elemento più importante che contraddistingue l’appalto, e che è risultato completamente assente nella fattispecie investigata, ha riguardato l’autonomia organizzativa dell’appaltatore pakistano, che peraltro non possedeva, di fatto, alcun potere direttivo sui suoi “dipendenti”, i quali utilizzavano dispositivi e attrezzature anche fornite dalla società agricola.

Da queste premesse, i finanzieri hanno quindi proceduto a segnalare alla Procura della Repubblica di Treviso sia l’imprenditore di origini pakistane sia il legale rappresentante della società agricola per l’ipotesi di reato, appunto, di appalto illecito, previsto dal D.Lgs. n. 276/2003 (Decreto Biagi).

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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