Nell’ultima giornata di Artigianato Vivo 2025, Cison di Valmarino si è presentata ancora una volta come un palcoscenico diffuso, dove l’arte si intreccia con la vita quotidiana. Passeggiare tra calli, corti e piazzette del borgo ha significato incontrare non soltanto oggetti, ma storie, custodite nelle mani e nelle voci degli artigiani che continuano a reinventare un sapere antico, rendendolo attuale.
Tra gli stand, i visitatori si sono fermati ad ascoltare Alessandra Piva, che da otto anni porta a Cison i suoi “sassi parlanti”. Dopo un periodo dedicato al patchwork americano, che le ha insegnato il valore del ritmo lento del cucire, ha iniziato a trasformare i sassi in piccole tele di colore e parola. Ogni pezzo è unico, fotografato prima di essere consegnato perché non viene mai ripetuto. “Un’amica mi ha insegnato la prima coccinella – racconta – poi sono cresciuta ascoltando le persone: mi chiedono frasi da regalare o da lasciare ai loro cari. Mi hanno detto che i miei sassi uniscono la terra al cielo, ed è la cosa che più mi emoziona”.




Poco più in là, un altro banco cattura l’attenzione: quello di “Prinart”, nome d’arte di Marco Prina. La sua è una ceramica che definisce “alternativa”, perché non si limita a piatti e ciotole, ma si traduce in cuori, pesci, mongolfiere, piccoli mondi sospesi sulle nuvole. Le forme sembrano oscillare tra sogno e materia, in una ricerca volutamente poetica e leggera. Ogni oggetto nasce da un disegno preparatorio e prende corpo attraverso un accurato lavoro di progettazione e manualità, fino a trovare riconoscimento tra chi sceglie di portarlo a casa come ricordo di Cison.




Un’attenzione particolare è stata riservata alle proposte dedicate ai più giovani. I laboratori per ragazzi, pensati per portare l’arte dentro le scuole del Veneto e delle regioni vicine, hanno permesso a bambini e adolescenti di lavorare direttamente con gli attrezzi. “Vogliamo dare ai giovani la possibilità di usare le mani – spiega Nicola Paccagnella – perché oggi troppo spesso si sentono dire ‘non toccare, non fare’. Qui, invece, la creatività prende forma e diventa libertà”.




Da oltre vent’anni, a Cison non manca mai Valentina Ferreri, che ha costruito il proprio percorso sulla vetrofusione. La sua ricerca nasce dalla pittura sul vetro e si è evoluta con l’uso del forno. “Utilizzo lastre di vetro di Murano, le taglio, le compongo e le fondo in una lunga notte di calore” racconta. Alla fine del ciclo, ogni frammento si trasforma in una forma stabile, luminosa e resistente. Le sue opere, realizzate nell’Alto Vicentino, giocano con la luce e la restituiscono in riflessi dai colori intensi.




Il viaggio tra gli espositori ha avuto anche un respiro internazionale. Dal Sud America è arrivato l’artista cileno Patricio Parada, in arte “Maison Parada”, primo classificato con l’opera “Rapsodia barocca”. Attraverso la tecnica della fusione a cera persa, dà vita a un neobarocco dalle tonalità latinoamericane, distante dalle logiche europee e fortemente radicato nella natura, nella materia e nei simboli. Bronzo, argento e oro diventano strumenti di una poetica che fonde antico e contemporaneo.




Tra le creazioni che hanno colpito il pubblico c’è anche il lavoro dell’artigiana romana Barbara Rosetti, conosciuta con il nome “JustBworld”. Con la carta realizza fiori, quadri, mongolfiere, composizioni delicate nate in occasione del suo matrimonio, quando confezionò bouquet e decorazioni che gli invitati conservano ancora oggi. “Mi piace pensare di portare qualcosa di poetico e dolce in un mondo spesso duro”, spiega, mostrando anche alcune creazioni natalizie preparate con largo anticipo.




Il percorso si chiude idealmente davanti alle sculture meccaniche di Inti Waman Tomio, di Alkimiarte, che ha portato a Cison un universo fatto di ingegno e immaginazione. Rame, ottone, vecchie sveglie e lampade abbandonate diventano automi in movimento: una balena che vola, un drago che porta sulle spalle una fortezza. “Ogni pezzo può richiedere ore o settimane – racconta – ma ciò che conta è ridare vita a ciò che era stato scartato”. Una filosofia che unisce recupero e fantasia, trasformando il riciclo in opera d’arte.




La chiusura di Artigianato Vivo 2025 non segna soltanto la fine di una manifestazione, ma conferma come arte e artigianato possano intrecciarsi con la quotidianità di un borgo. Ogni oggetto, ogni racconto, ogni gesto ha parlato la lingua universale della creatività, trasformando ancora una volta Cison di Valmarino in un luogo dove tradizione e poesia camminano fianco a fianco, sotto lo sguardo attento di chi sceglie di vivere e visitare queste vie dal passo lento.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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