Artigianato Vivo, una passeggiata tra le bancarelle che fa tornare bambini

A Cison di Valmarino, durante la 42ª edizione di Artigianato Vivo, basta entrare nel borgo per sentirsi di nuovo un po’ bambini. Tra le bancarelle c’è chi intreccia cesti di vimini, chi trasforma le noci in piccole custodie per miniature, chi modella pterodattili con fili di ferro o trova modi insoliti per fare luce sugli oggetti. C’è chi dipinge, chi scolpisce il legno con la motosega, chi lavora di scalpello, chi sferruzza a maglia con una rapidità che fa sembrare il filo autonomo, chi soffia bolle di sapone e chi mostra minuscole mongolfiere fatte a mano a bambine e bambini che restano a guardare con gli occhi spalancati.

Camminando tra gli stand ci si lascia attirare dai gingilli colorati e dalle creazioni curate fin nei dettagli, quelle che solo un artigiano sa comporre. Molti visitatori scelgono un oggetto da portare a casa immaginando di rivederlo ogni giorno su un mobile o su una mensola, come promemoria silenzioso della bellezza che le mani e l’immaginazione sono ancora capaci di generare. Ogni bancarella, anche quando propone qualcosa che non rientra nei nostri bisogni quotidiani, diventa una piccola calamita, con una storia propria da ascoltare.

La differenza tra un semplice venditore e un artigiano si coglie soprattutto nel momento dell’incontro. Chi espone a Cison racconta il proprio lavoro con il volto, con il modo di spiegare come è nato un oggetto, con l’orgoglio con cui lo mostra. A volte, al termine di una trattativa, sembra quasi che l’artigiano vorrebbe regalare il pezzo, più che venderlo, oppure trattenerlo ancora un po’ con sé, tanto è forte il legame con quello che ha creato. Visitando questa edizione, la quarantaduesima, e confrontandola con le precedenti, si percepisce una scelta chiara: tornare alle radici, riducendo qualche elemento scenografico in favore di una manifestazione che rimette davvero al centro l’artigianato e le sue bancarelle, alcune presenti fin dalle prime edizioni.

Nelle serate di Artigianato Vivo le contrade e le piazze, gli edifici storici e gli scorci più riconoscibili del borgo si riempiono di persone. Case Marian, le ex Cantine Brandolini, i cortivi e il percorso lungo il ruscello diventano il teatro dove si incrociano generazioni diverse: anziani in cerca di qualcosa da acquistare per sé o per i nipoti, famiglie che passeggiano, giovani coppie alla ricerca di un oggetto originale per arredare la loro prima casa. Sullo sfondo c’è l’impegno dei volontari, al lavoro ogni sera per garantire sicurezza e accoglienza, gestendo gli spazi e la viabilità in un centro dove i parcheggi si riempiono rapidamente anche nei giorni feriali. Nelle cucine e dietro i banconi della Pro Loco il movimento è continuo, ma organizzato, grazie all’esperienza dei volontari più maturi e all’energia dei più giovani.

Passeggiando tra le contrade, uno dei borghi più belli d’Italia si scopre parlare molte lingue: accanto al dialetto e all’italiano si sentono il tedesco, l’inglese e persino lo spagnolo, segno di un richiamo che va oltre i confini locali. Sotto lo sguardo di CastelBrando, il mercatino evoca anche un filo di nostalgia per i grandi mercati di una volta, quando l’e-commerce non esisteva e il rapporto con le cose passava per la possibilità di toccarle, contrattare, chiacchierare con chi le aveva create. A Cison di Valmarino, tra una bancarella e l’altra, Artigianato Vivo continua a offrire proprio questo: un’esperienza che unisce il piacere della scoperta al gusto di ritrovare un’atmosfera semplice e concreta, in cui è facile tornare, per qualche ora, alla curiosità dell’infanzia.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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