A Refrontolo, i carri allegorici non sono legati solo al Carnevale. Per diversi anni, infatti, il paese ha dato vita a una versione tutta autunnale di queste sfilate, con carri ispirati ai vecchi mestieri e alle scene di vita contadina. Erano allestimenti che raccontavano un territorio agricolo, fatto di stagioni, gesti quotidiani e lavoro nei campi, molto lontani dai soggetti colorati dei cartoni animati o dei film più recenti.


Questa tradizione nacque indicativamente negli anni Settanta e raggiunse il suo momento di massimo splendore tra anni Ottanta e Novanta. Ogni carro era un piccolo omaggio al passato locale, alle abitudini e alle usanze che per decenni avevano scandito la vita delle famiglie, dal bosco alla stalla, dalla cucina alla cantina.


La sfilata andava in scena in occasione della Festa della castagna, organizzata dalla Pro Loco di Refrontolo nel mese di novembre, subito dopo Ognissanti. In quei giorni diversi trattori percorrevano le vie principali del paese trainando carri trasformati in vere e proprie “scenette”, che riproducevano gli interni delle case contadine: una cucina con il focolare acceso, una cantina con botti e damigiane, un angolo di vigneto o di bosco, con legna e fogliame.


Una parte importante era dedicata alla vita comunitaria e alle abitudini del mondo rurale. Su questi palcoscenici in movimento si vedeva la polenta che cuoceva nel paiolo, le castagne e la selvaggina sul fuoco, la fabbricazione di cesti di vimini, la preparazione dei salami, il lavaggio dei panni con la cenere, il confezionamento di calze e abiti, la lavorazione del granturco. Immancabile anche la scena dell’arrivo di San Martino, quando i contadini tiravano le somme dell’annata con il padrone dei campi, correndo il rischio, in caso di bilancio negativo, di dover lasciare il terreno coltivato.


A dare vita a queste ricostruzioni erano i figuranti, dai nonni ai bambini, tutti vestiti con abiti d’altri tempi. Ciascuno interpretava un mestiere: chi filava o cuciva, chi rigirava la polenta, chi intrecciava il vimine, chi pigiava l’uva o controllava il vino in cantina. Le scene dedicate alla produzione del vino, così importante per l’economia domestica di un tempo, erano tra le più curate. Il tutto veniva accompagnato dal suono della fisarmonica e dai canti popolari, che aggiungevano ritmo e atmosfera alle soste lungo il percorso. Spesso intere famiglie partecipavano insieme, portando con sé fiaschi, tinozze, paioli, forni di una volta e ogni oggetto utile a ricreare la giornata tipo di una casa contadina.


Quell’appuntamento sapeva coinvolgere l’intero paese. Ogni borgata si metteva al lavoro con settimane di anticipo per allestire il proprio carro, in una sorta di sfida amichevole. «Ricordo che era una cosa piacevole, perché coinvolgeva tutto il paese – racconta il sindaco Mauro Canal – Una “sfida”, nel senso buono del termine, che animava la vita del paese, richiamando un sacco di gente». Anche l’attuale presidente della Pro Loco, Valter Scapol, sottolinea come le contrade scegliessero un soggetto preciso oppure si ispirassero alle leggende di una volta, concentrando l’attenzione sulla domenica in cui i carri sfilavano durante la Festa della castagna. In quelle occasioni, al pubblico venivano offerte castagne, fette di salame e torta, e non mancava una piccola “corsa” per riuscire ad assaggiare i prodotti del territorio.


Oggi, in parte, questa eredità rivive nella manifestazione “Il Mulino e il suo tempo”, organizzata ogni autunno dall’associazione Molinetto della Croda. Sul piazzale antistante al celebre mulino, i visitatori possono tornare a immergersi nell’atmosfera dei mestieri antichi, tra banchi di lavoro, dimostrazioni e racconti che riportano indietro nel tempo, proprio come facevano un tempo i carri allegorici lungo le vie di Refrontolo.


L’idea dei carri allegorici autunnali fu portata in paese da Livio Zaccaron, refrontolese, in passato presidente della Pro Loco e poi di Banca Prealpi SanBiagio. Fu lui a pensare a questi allestimenti a tema contadino e a chiamare anche un gruppo di majorettes da Padova, per rendere ancora più vivace la festa, come ricorda Gianni Sossai, appassionato di storia e tradizioni locali. Tra i protagonisti di quella stagione c’era anche Antonio Lorenzon, detto “Toni Beìn”, autore del carro e della poesia “El Mazarol”, conosciuto in paese per l’impegno amministrativo e associativo e per i tanti temi proposti nei carri, compreso quello, più recente, dedicato alla “mucca pazza”.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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