Refrontolo, tra boschi e torrenti: il nome di un borgo che racconta il suo paesaggio

Arrivando a Refrontolo, si entra in un abitato di circa 1.800 anime, adagiato tra le colline morbide dell’Alta Marca, in una cornice di verde continua che alterna boschi, vigne e corsi d’acqua. È un paese che porta con sé una lunga storia anche nel suo stesso nome: il toponimo è attestato nel 1075 come “Ronco Frontulo”, nel 1128 come “castello di Roncofrontolo”, nel 1266 come “Refrontali” e infine nel 1540 nella forma “Refrontol”. Dietro queste varianti si nascondono diverse interpretazioni che aiutano a leggere il rapporto profondo tra il borgo e il suo territorio.

Una prima ipotesi, ritenuta da alcuni studiosi meno convincente, lega il nome a due termini: “ronco” (dal latino runcum, terreno dissodato, strappato al bosco) e “fronda” (frontulum). In questa lettura Refrontolo sarebbe un insediamento nato in una radura ottenuta con fatica, circondata da selve fitte e da sterpaglie, una sorta di rifugio sicuro in mezzo alla foresta medievale, dove cercare protezione dai pericoli che arrivavano dai boschi.

Chi non condivide del tutto questa spiegazione preferisce guardare all’elemento dell’acqua e fa entrare in gioco parole come rio, rivo, ruscello. In questo caso il toponimo indicherebbe un “paese di fronte al rio”, sottolineando come l’abitato si sviluppi in stretta relazione con i corsi d’acqua. Il territorio comunale è infatti attraversato da diversi torrenti, fra cui il Lierza e il Crevada, e l’immagine di un villaggio affacciato su un rivo risulta perfettamente in linea con la geografia del posto. Una terza ipotesi, secondo la quale Refrontolo deriverebbe dal nome di un antico proprietario o signore locale, viene solitamente citata ma non trova un appoggio solido nelle fonti.

A evocare la natura di questo luogo interviene anche lo stemma comunale, che nel suo linguaggio araldico racchiude l’identità del paese: al centro campeggia un albero che si innalza dal suolo verde, simbolo dei boschi e di una campagna fertile e produttiva; sullo sfondo corre una fascia azzurra che rappresenta i principali corsi d’acqua del territorio. È la sintesi grafica di una realtà in cui selve, campi e torrenti convivono in pochi chilometri, offrendo paesaggi sempre diversi a seconda della stagione.

Chi arriva a Refrontolo può lasciarsi guidare da questa geografia e perdersi nei sentieri che sfiorano il cinquecentesco Molinetto della Croda, tra saliscendi che seguono le anse dell’acqua. Lungo il cammino, soprattutto in primavera e autunno, vale la pena osservare le fioriture di elleboro e di ciclamino e provare a sorprendere, nelle giornate più umide, l’elusiva salamandra che abita questi ambienti freschi e ombrosi. Dopo aver superato le selve e guadato i torrenti, la ricompensa ideale è un calice di Passito di Refrontolo, il nettare prezioso che racchiude in sé la pazienza del lavoro in vigna e che, sorseggiato a fine giornata, sembra davvero riconciliare col mondo intero.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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