L’11 gennaio 1959 è una data che a Vittorio Veneto continua a parlare al presente. In quel giorno il vescovo Albino Luciani, il futuro papa Giovanni Paolo I oggi beato, prendeva possesso della diocesi diventando l’ultimo successore di San Tiziano alla guida della Chiesa vittoriese. Aveva 47 anni, veniva da Canale d’Agordo ed era stato consacrato vescovo pochi giorni prima, il 27 dicembre 1958, da Papa Giovanni XXIII nella basilica di San Pietro. Arrivava in città con la fama di catechista appassionato e con uno stile fatto di semplicità e “humilitas”, destinato a lasciare un segno profondo.


Le cronache del tempo, conservate nel Bollettino ecclesiastico della diocesi, restituiscono l’atmosfera di quella prima giornata vittoriese. Il nuovo vescovo raggiunge Vittorio Veneto in treno, dalla stazione di Belluno, accompagnato da diverse autorità del suo territorio d’origine. Il primo incontro con i fedeli avviene proprio sul marciapiede della stazione, dove riceve il saluto di canonici e rappresentanti civili. Da lì si sposta in Seminario e poi in Cattedrale per la celebrazione solenne di ingresso. Le fotografie d’epoca mostrano la chiesa di Ceneda e la piazza antistante, oggi dedicata a Luciani, gremite da una folla attenta, curiosa di conoscere da vicino il nuovo pastore.
A distanza di sessantacinque anni, il ricordo di quegli anni di episcopato vittoriese viene affidato alle parole di chi gli è stato accanto. Don Pietro Paolo Carrer, classe 1925, sacerdote originario di Chiarano e già prevosto-parroco di Serravalle, ha lavorato al fianco di Luciani dal 1961 al 1963 come segretario e autista. Lo si vede ancora, in foto, presente nel 2022 all’inaugurazione del restauro della casa natale di Luciani a Canale d’Agordo, segno di un legame che non si è mai interrotto.


Le sue memorie sono raccolte nel volume “Un cireneo per il vescovo Albino Luciani”, pubblicato da Edizioni Messaggero Padova con la prefazione del cardinale vicentino Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede e presidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I. Nel libro don Carrer ripercorre l’ingresso del nuovo vescovo l’11 gennaio 1959 e gli anni vissuti accanto a lui. Raggiunto nella sua residenza a Santa Lucia di Piave, alla soglia dei 99 anni, confida di ricordare ancora con emozione quella giornata, in cui Luciani fece il suo ingresso ufficiale in diocesi. Definisce il futuro pontefice una figura straordinaria, rimasta nel suo cuore per la bellezza dell’esempio offerto come uomo, presbitero e vescovo.


La casa editrice presenta don Carrer come “don Paolino”, giovane sacerdote vittoriese appena ristabilitosi da una malattia quando Luciani lo chiamò a sé con una domanda particolare: “Vuole essere il mio Cireneo?”. A lui, in un primo momento, quella parola parve un po’ insolita; col tempo capì che era tipica del modo di esprimersi del vescovo. Luciani non desiderava avere soltanto un segretario, ma un compagno di strada, qualcuno con cui condividere la vita quotidiana e i viaggi pastorali. Per questo don Paolino divenne soprattutto il suo autista, sempre presente nelle trasferte tra parrocchie, incontri e celebrazioni.
Rileggere oggi queste pagine significa ritrovare, dentro le vie e le piazze di Vittorio Veneto, la traccia di un episcopato che ha segnato la storia recente della città. La cattedrale di Ceneda, la piazza intitolata a Luciani e i luoghi legati alla sua presenza diventano tappe ideali per chi desidera conoscere più a fondo il percorso di questo vescovo veneto, passato da Vittorio Veneto al patriarcato di Venezia fino al breve ma intensissimo pontificato come Giovanni Paolo I.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto: archivio Qdpnews.it – Museo Albino Luciani Canale d’Agordo).
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