Nel Cansiglio il foliage non è una gita “solo col sole”. Anzi, certe giornate grigie, con la bruma che sale dalla piana e il cielo basso, sono spesso le più riuscite: entri in faggeta e ti ritrovi dentro un’atmosfera silenziosa, quasi sospesa, dove i colori non brillano per forza, ma si fanno profondi. Salendo lungo la provinciale da Fregona verso l’altopiano in direzione Belluno, l’impressione è netta: l’“inverno” scende dall’alto verso valle e tinge il bosco di rosso, a fasce, come se qualcuno stesse sfumando un quadro dall’alto in basso.
Già all’altezza de La Crosetta i faggi cambiano faccia. Le foglie virano su tonalità più scure, i rami iniziano a spogliarsi e la luce filtra in modo diverso tra i tronchi. Finito il periodo dei bramiti dei cervi, la foresta si fa più quieta e, di riflesso, anche un po’ meno affollata: è una finestra perfetta per chi vuole camminare senza la sensazione di “coda da weekend”.
Sui sentieri, e spesso anche fuori traccia, incontri un’umanità curiosa: chi cerca foglie dalla forma particolare, chi fotografa scorci variopinti, chi approfitta del clima autunnale per una passeggiata senza fretta. E in una riserva grande com’è questa, circa settemila ettari, non è difficile ritagliarsi uno spazio tutto tuo. Di solito basta scegliere un percorso meno noto, evitare la domenica mattina e puntare su orari più tranquilli: ti capita di camminare a lungo senza incrociare nessuno, cosa sempre più rara nei posti “di moda”.
Se poi ti fermi, magari sedendoti in mezzo alla faggeta, senti un suono costante che assomiglia a una pioggia sottile. Non è acqua: è il fruscio di migliaia di foglie che, minuto dopo minuto, si staccano e scendono a terra, formando uno spesso tappeto. Sotto i piedi il terreno cambia da un giorno all’altro: può essere morbido per la pioggia o già irrigidito dalle prime gelate notturne, e quel dettaglio ti fa capire in che fase dell’autunno sei davvero.
Qui ha senso ricordare una distinzione che spesso si sottovaluta. C’è la semplice passeggiata nel verde, e poi c’è quella che viene chiamata “immersione in foresta”: una pratica nata in ambito orientale, che prevede tempi lenti, soste, ascolto, e anche la scelta di un ambiente adatto sulla base di valutazioni più strutturate, con l’accompagnamento di figure preparate. Il Cansiglio, per la struttura della faggeta e per l’estensione dell’area, ha caratteristiche ideali per esperienze di questo tipo, senza forzature e senza “effetti speciali”.
E se l’idea è solo inseguire i colori, vale la pena allargare lo sguardo: il foliage non vive soltanto qui. Lo ritrovi anche all’Oasi delle Fontane Bianche, tra i Palù di Sernaglia e Moriago, lungo i percorsi della Via dell’Acqua fra Segusino e Vittorio Veneto, al valico del Praderadego, nei parchi che costeggiano il Piave, sul Monfenera, nei boschi di Monfumo e dei Colli Asolani, e poi più in alto tra Monte Grappa e Cesen. Una costellazione di luoghi vicini, raggiungibili in pochi minuti d’auto, dove ritrovare gli stessi gialli, rossi e aranci del Cansiglio declinati in paesaggi diversi, dalle rive del fiume alle dorsali prealpine.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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