Blitz contro il riciclaggio internazionale: smantellata rete italo-cinese

Un milione di euro movimentato in pochi mesi, decine di esercizi commerciali coinvolti, un sofisticato sistema di trasferimento illecito di denaro e un’organizzazione a delinquere radicata tra Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna: è quanto scoperto dall’operazione condotta dalla Squadra Mobile di Treviso che ha portato all’arresto di otto persone – sette in carcere, una ai domiciliari –, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e all’abusiva attività di servizi di pagamento, secondo quanto previsto dal Testo Unico Bancario.

Tra gli arrestati figurano cinque cittadini cinesi, di cui quattro ritenuti parte attiva dell’associazione e uno indagato per concorso esterno. Gli altri tre indagati sono italiani, imprenditori del settore del recupero e smaltimento metalli, che avrebbero ricevuto denaro in contanti dagli appartenenti al gruppo criminale cinese, facilitandone l’immissione nel circuito economico attraverso contatti con altre aziende del territorio. Non risultano legami diretti fra i tre italiani, ma ciascuno avrebbe svolto un ruolo strategico nella gestione e smistamento dei fondi.

I soggetti coinvolti risiedono principalmente fra Treviso (di cui un cittadino italiano residente nella castellana), Padova (tre, di cui uno italiano), Vicenza e Bologna.

A uno di loro il fermo è stato eseguito in anticipo, ieri sera, rispetto all’operazione programmata per questa mattina, non per una reale fuga ma per un viaggio d’affari all’estero, che ha comunque destato preoccupazione tra gli investigatori per il rischio di mancata esecuzione simultanea delle misure.

L’associazione, secondo gli inquirenti, si occupava della raccolta sistematica di contanti, provenienti sia da attività lecite – come ristoranti, centri massaggi, mercatoni e negozi d’abbigliamento – che da fonti illecite, in particolare lo sfruttamento della prostituzione all’interno di strutture gestite da connazionali. I pagamenti in contanti, spesso frutto di evasione fiscale o attività criminali, venivano consegnati al gruppo in cambio del trasferimento su conti correnti cinesi attraverso WeChat Pay e Alipay, piattaforme digitali molto diffuse in Cina, ma di difficile tracciabilità in Italia.

Al momento dell’operazione sono stati sequestrati oltre 150 mila euro in contanti, nascosti anche all’interno di un vano segreto scoperto in una base logistica nel Padovano. Le attività di perquisizione sono ancora in corso. In fase investigativa, si stima che in 4-5 mesi sia stato trasferito oltre un milione di euro, anche se gli inquirenti sospettano che l’organizzazione fosse attiva da anni, operando quotidianamente con metodi ormai rodati e professionali.

La seconda modalità ipotizzata per il trasferimento del denaro, ancora sotto verifica, riguarda il coinvolgimento di aziende italiane con rapporti commerciali all’estero, potenzialmente in Svizzera, che avrebbero utilizzato fatture false o per operazioni inesistenti per canalizzare all’estero il denaro contante consegnato loro dal gruppo.

Secondo gli investigatori, decine di attività commerciali avrebbero fatto ricorso al sistema dell’associazione, consegnando regolarmente denaro in contanti al fine di sottrarlo a ogni forma di tracciabilità. La quota proveniente da attività illecite, come la prostituzione, non è al momento quantificabile con precisione, ma sarebbe “cospicua”, come riferiscono gli inquirenti.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Treviso, proseguiranno nelle prossime settimane per approfondire gli aspetti internazionali e societari del riciclaggio.

“Questa importante operazione conferma la nostra particolare attenzione verso il nord-est e verso questa provincia particolarmente ricca e con un’economia fiorente che può essere definita senza ombra di dubbio uno dei motori più importanti d’Italia – spiega il Questore di Treviso Alessandra Simone –. Vogliamo tutelare non solo l’attività dell’imprenditoria sana, ma custodirla attraverso il contrasto di queste operazioni di speculazione che sicuramente incidono e fanno del male alla nostra economia”.

(Autore: Simone Masetto)
(Foto: Questura di Treviso. Video: Polizia e Simone Masetto)
(Articolo e videointervista al Questore di proprietà di Dplay Srl)
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