Il racconto di Katia, la prima soccorritrice: “Simone era già morto, abbiamo tenuto sveglio il cugino”

“Appena ho sentito la botta sono andata lì, perché lavorando in ospedale ho pensato di poter essere utile”. A raccontare quei minuti concitati è Katia Antoniol, una delle prime persone ad arrivare sul luogo dell’incidente avvenuto nella serata di ieri a Sant’Andrea Oltre il Muson, dove ha perso la vita Simone Stepich, 27 anni, mentre il cugino — alla guida dell’auto — è rimasto gravemente ferito. I due, entrambi pregiudicati, erano in fuga dai Carabinieri.

“C’erano già i Carabinieri – ricorda – ma l’ambulanza non era ancora arrivata. Insieme a me sono giunti anche due colleghi di Campo San Piero, tecnici radiologi, che si trovavano già sul posto. La situazione è apparsa subito molto grave: uno dei ragazzi era stato sbalzato fuori dall’auto e perdeva parecchio sangue dal collo. Però era vigile, ci ha detto come si chiamava, riuscivamo a parlare con lui”.

Dall’altra parte dell’auto, però, la scena era ben diversa: “Quando ho fatto il giro e ho tastato il polso dell’altro ragazzo, si è capito subito che era morto”.

“All’inizio non avevo i guanti e non ho potuto bloccare l’emorragia – spiega – poi, quando è arrivata l’ambulanza, ci siamo suddivisi i compiti: uno dei tecnici radiologi teneva la flebo per idratarlo, perché aveva perso molto sangue; io passavo il materiale che serviva al personale sanitario. Lui diceva che aveva caldo, poi freddo… e che era stanco, voleva dormire. Abbiamo cercato di tenerlo sveglio fino all’arrivo dell’elisoccorso”.

Pochi minuti dopo, infatti, è arrivato l’elicottero del Suem 118 e il ferito è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dove è ricoverato in condizioni gravissime.

La donna, che abita poco distante, ricorda ancora il fragore dello schianto: “Prima ho sentito la sirena dei Carabinieri, che avevo scambiato per un’ambulanza, e subito dopo una botta allucinante, fortissima. Siamo corsi fuori e abbiamo visto i lampeggianti. Quella curva è tremenda – sottolinea – non è la prima volta che succedono incidenti. Da come ho capito, la macchina è andata a sbattere contro un palo della luce, si è rovesciata ed è finita contro una pioppa”.

Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, il conducente — che non poteva trovarsi in Veneto ed era senza patente — avrebbe tentato di fuggire a tutta velocità dopo aver incrociato una pattuglia, perdendo poi il controllo della Ford Fusion in via Cervan.

“All’interno dell’auto c’erano delle scarpette da bambina – conclude – e ho pensato alla sua famiglia. Ho sperato che l’auto fosse rubata, per non dover pensare che quelle scarpette potessero appartenere a sua figlia”.

(Autore: Simone Masetto)
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