Una grande festa tra arte, natura e identità veneta ha segnato il sesto anniversario delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Patrimonio Mondiale UNESCO, celebrato martedì 5 agosto con l’inaugurazione ufficiale del Leone Alato, monumentale scultura in legno firmata dall’artista Marco Martalar.
Alta oltre 7 metri e lunga 10, l’opera – collocata fronte lago Revine a Tarzo, località Fratta – è già entrata nella storia come il leone di legno più grande del mondo. Un nuovo simbolo per il territorio, capace di intrecciare tradizione, memoria e visione contemporanea.
“Il Leone di Tarzo è molto più di un’opera d’arte, è un manifesto identitario che celebra la forza, la storia e la rinascita del nostro territorio – ha commentato il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia -. A 6 anni dal riconoscimento UNESCO, le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene si confermano uno straordinario laboratorio di cultura, paesaggio e creatività contemporanea, capace di unire tradizione e innovazione, radici e visione. Marco Martalar è uno scultore veneto di grande talento, che ha saputo trasformare la ferita lasciata dalla tempesta Vaia in un messaggio di bellezza e speranza. Le sue sculture monumentali – realizzate con il legno degli alberi abbattuti – sono già diventate simboli diffusi in tutto il Veneto e oltre: da Jesolo a Gallio, da Venezia a Padova, fino all’Altopiano dei Sette Comuni. Oggi, con il Leone di Tarzo, dona al nostro paesaggio un’opera che racconta la nostra identità più profonda, intrecciando arte, natura e comunità. Ringrazio l’Associazione per il Patrimonio delle Colline UNESCO per questo progetto che coniuga valore culturale, impatto visivo e sostenibilità, valorizzando materiali di recupero provenienti proprio da queste terre. Un’opera che parla al mondo e che rende onore a un territorio che sa guardare avanti senza mai dimenticare le sue radici”.






Realizzato con materiali naturali recuperati dai boschi delle montagne venete abbattuti dalla tempesta Vaia (circa 3 mila pezzi di legno) e tralci di vite delle Colline – donati dall’Azienda Rebuli di Valdobbiadene per comporre la scenografica criniera –, il Leone rappresenta la forza e l’orgoglio del territorio, evocando al contempo il legame storico tra le genti delle montagne, le colline e la laguna di Venezia.
Simbolo della Serenissima, il leone diventa qui ponte tra passato e futuro, recuperando la memoria del trasporto del legname lungo i fiumi verso la città lagunare e trasformandola in un messaggio artistico di rinascita e identità condivisa.
“Quest’opera, voluta dal Direttivo dell’Associazione già nel 2022 per il suo straordinario valore simbolico, e che l’artista ha potuto realizzare nel 2025 visti i suoi numerosi impegni, è un esempio di Land Art capace di dialogare con il paesaggio e con la nostra storia – le parole di Marina Montedoro, presidente dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene -. Un approccio artistico che si inserisce nel solco di esperienze significative come quella di Arte Sella, dove la natura non è solo sfondo, ma materia viva e ispirazione dell’opera stessa. Il Leone di Marco Martalar affonda le sue radici nella storia del Veneto, richiama il simbolo della Serenissima e afferma il ruolo centrale delle nostre Colline, riconosciute sei anni fa come Patrimonio mondiale dell’Umanità, oggi protagoniste non solo per la loro bellezza paesaggistica, ma anche per la loro capacità di ispirare cultura, visione e contemporaneità. L’opera si inserisce con grande armonia e rispetto nel contesto naturale del Lago di Tarzo, unico lago naturale nell’Alta Marca, arricchendolo senza alterarlo e trasformandolo in uno spazio d’arte pubblica e condivisa. Particolarmente significativo è anche l’uso di materiali di recupero e riciclo, tutti provenienti da questo stesso territorio: tralci di vite delle nostre colline, legno abbattuto dalla tempesta Vaia, frammenti naturali che, invece di essere destinati al macero, sono stati magistralmente trasformati da Marco in bellezza e memoria. È una scelta artistica, ma anche etica, che parla di sostenibilità, radicamento nel territorio e rinascita creativa. Crediamo che arte e cultura siano strumenti potenti per posare lo sguardo sulla natura in modo nuovo, la stessa natura che può essere forza distruttiva, ma anche rigenerativa. Il Leone, simbolo del Veneto, si muove esattamente in questa direzione”.


Il Leone si affianca ad altre celebri creazioni di Martalar, le cui opere nascono da un’intensa relazione con la natura, grazie a una tecnica chiamata assemblage, che intreccia una struttura portante a centinaia di elementi lignei raccolti nei boschi, come il Cervo delle Dolomiti, l’Aquila Vaia di Marcesina e la Custode dell’Isola della Certosa a Venezia.
“Sono ormai quattro mesi che lavoro qui a Tarzo, tra le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene – ha dichiarato l’artista Marco Martalar. In questo tempo ho imparato a conoscere il territorio non solo dal punto di vista paesaggistico, ma soprattutto umano. Ogni sera, dopo il lavoro, ho scoperto osterie, agriturismi, piccoli ristoranti, ognuno con la sua identità e i suoi sapori. Un’esperienza che mi ha fatto sentire parte di questa terra. Ma ciò che più mi porto dentro è il rapporto con la comunità: con il passare dei giorni si è creato un legame vero, un senso di amicizia e condivisione. Spero che il mio Leone sappia restituire almeno in parte ciò che io ho ricevuto da questo luogo. Questa scultura nasce come riflessione sulla fragilità della natura, ma anche sulla sua capacità di rigenerarsi. Con i materiali di recupero usati, legno abbattuto dalla tempesta Vaia e tralci di vite delle colline destinati allo scarto, ho voluto raccontare come anche dalla distruzione possa emergere qualcosa di potente, simbolico, vivo. La forza del leone è quella della natura stessa, che nonostante tutto resiste, si adatta e continua a generare bellezza”.


“Questa opera è un dono prezioso per il nostro Comune, non solo per il valore artistico, ma per il forte significato simbolico che porta con sé – ha sottolineato il sindaco di Tarzo, onorevole Gianangelo Bof -. Siamo in un luogo speciale, tra gli unici laghi presenti sulle Colline, e crediamo che questa scultura possa davvero rappresentare la storia millenaria del nostro paesaggio. È un progetto che parla di natura, memoria e futuro, realizzato con materiali ecocompatibili e di recupero, che si integrano perfettamente con l’ambiente circostante. Ringrazio l’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, per aver scelto Tarzo come sede di questa installazione così significativa. In questi mesi abbiamo avuto modo di seguire da vicino il lavoro dell’artista Martalar: la sua capacità di interpretare lo spirito del luogo e di trasformarlo in arte è stata sorprendente. Come comunità siamo orgogliosi di accogliere quest’opera e chi l’ha creata, e speriamo che Marco abbia sentito in Tarzo non solo uno spazio di lavoro, ma anche un territorio che lo ha accolto con calore e amicizia”.








A 6 anni dal prestigioso riconoscimento UNESCO, il territorio delle Colline del Prosecco si conferma luogo vivo, capace di coniugare paesaggio, cultura e creatività contemporanea.
L’inaugurazione del Leone ha attratto un folto pubblico di cittadini, turisti, operatori culturali e rappresentanti delle istituzioni, confermando il crescente interesse verso un’offerta turistica che unisce bellezza naturale e contenuti di valore.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
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