Tra le colline UNESCO di Tarzo ruggisce il Leone alato di Martalar

Tra le verdi colline che circondano i laghi di Laghi di Revine, nel comune di Tarzo, in provincia di Treviso, sorge un’opera che ha immediatamente catturato l’attenzione di visitatori e appassionati: il Leone alato creato dall’artista Marco Martalar. Inaugurata il 5 agosto 2025 in occasione del sesto anniversario del riconoscimento UNESCO delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, l’installazione è pensata non solo come attrazione visiva, ma come simbolo di rinascita, identità e legame col territorio.

La scultura supera i sette metri d’altezza e si estende per circa dieci metri in lunghezza, realizzata con più di tremila pezzi di legno provenienti dagli alberi abbattuti dalla tempesta Tempesta Vaia. L’artista ha integrato tralci di vite delle colline del Prosecco per la criniera, conferendo all’opera non solo dimensione fisica ma anche forte radicamento simbolico nel paesaggio vitivinicolo della zona. Il Leone alato richiama il simbolo della Serenissima e del Veneto, incarnando valori come forza, protezione e giustizia: un messaggio che guarda al passato ma è proiettato verso il futuro.

Raggiungere l’installazione significa immergersi in un contesto naturale affascinante: la località di Fratta, a Tarzo, offre un panorama che abbraccia verde, acqua e un’opera d’arte che domina la scena. La camminata finale verso il Leone è breve, accessibile e permette di scoprire un angolo delle colline Unesco meno frequentato, dove la sorpresa è amplificata dal plasmarsi dell’arte nella natura. Secondo alcune guide la sosta e il parcheggio vanno gestiti con attenzione, vista la crescente affluenza turistica e la delicatezza del contesto ambientale. Una visita all’alba o nel tardo pomeriggio regala una luce perfetta per osservare i giochi di ombra e struttura dell’opera stessa, e per godere del silenzio che circonda il luogo.

Chi visita il Leone ne rimane spesso colpito, come raccontano i testimoni: «Dal vivo è spettacolare, molto più delle foto» si legge nei commenti. Tuttavia, l’opera ha suscitato anche riflessioni critiche: alcuni segnalano la necessità di regolamentare il flusso turistico e il parcheggio, in modo da evitare l’impatto sul paesaggio protetto dell’area. In un caso più grave, è stato denunciato il danneggiamento della scultura, con la coda del leone spezzata da vandalismo: un episodio che ha provocato indignazione e sottolinea la fragilità anche simbolica di un’opera tanto potente.

Se stai cercando una destinazione che unisca arte contemporanea, natura e un territorio ricco di storia e tradizione, il Leone alato di Martalar a Tarzo è un’esperienza che va oltre la semplice visita. Offre la possibilità di riflettere sul rapporto uomo-natura, su un paesaggio che è stato ferito e che trova nella creatività un modo per rinascere. La collina, il lago, la scultura diventano linguaggio visivo e spazio di contemplazione.

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