Se hai mai sentito parlare di B Corp, probabilmente ti sei chiesto cosa significhi davvero. In pratica, è una certificazione che un’organizzazione non profit chiamata B Lab assegna alle aziende che dimostrano di non pensare solo ai soldi, ma anche all’impatto che hanno sull’ambiente e sulla società. Per ottenere il bollino, le imprese devono superare una specie di esame chiamato B Impact Assessment e totalizzare almeno 80 punti su 200, venendo valutate su come trattano i dipendenti, quanto rispettano l’ambiente, come si relazionano con la comunità e così via. In Italia c’è una particolarità in più: le aziende devono anche diventare “Società Benefit”, cioè modificare il loro statuto per includere ufficialmente obiettivi di beneficio comune oltre al profitto.
Il fenomeno ha preso piede in tutto il mondo e i numeri sono impressionanti: parliamo di oltre 9.500 aziende certificate in 102 paesi diversi, sparse in più di 160 settori. La cosa interessante è che il Regno Unito ha superato tutti con oltre 2.400 aziende certificate, mentre gli Stati Uniti, che pure sono stati i primi a partire, si fermano a circa 1.400. In Europa complessivamente ci sono circa 1.000 B Corp, e il movimento sta crescendo rapidamente un po’ ovunque.
Nel nostro paese le cose vanno abbastanza bene. Abbiamo 327 aziende certificate che insieme fatturano più di 15,7 miliardi di euro. La geografia è quella che ti aspetteresti: la Lombardia domina con 113 aziende, seguita dall’Emilia-Romagna con 46 e dal Veneto con circa 33-37 aziende secondo i dati più recenti. Per quanto riguarda i settori, i servizi la fanno da padrone con 168 aziende (circa la metà del totale), poi c’è il manifatturiero con 110 imprese.
Guardando più da vicino il Veneto, che si conferma terza regione italiana, la distribuzione provinciale racconta una storia interessante. Vicenza fa la parte del leone con ben 15 aziende certificate, seguita da Padova e Treviso che pareggiano a quota 6, mentre Verona ne conta 4. Belluno e Venezia chiudono la classifica con una sola B Corp ciascuna. Dal punto di vista dei settori, qui in Veneto il manifatturiero è particolarmente forte con 12 aziende, seguito dai servizi professionali e tecnici con 10 imprese e dal mondo della comunicazione e tecnologia con 6 realtà certificate. Il movimento complessivamente nel 2024 è cresciuto del 26% rispetto all’anno prima.
Fin qui tutto sembra andare a gonfie vele per il mondo B Corp, almeno guardando i numeri della crescita. Ma non è tutto oro quello che luccica. Negli ultimi tempi stanno emergendo parecchie critiche, e alcune aziende hanno addirittura abbandonato la certificazione. Il caso più clamoroso è quello di Dr Bronner’s, un’azienda californiana di saponi naturali che dopo dieci anni ha detto basta, accusando B Corp di essere troppo permissiva con le multinazionali e di facilitare il greenwashing. Il dito è puntato soprattutto contro Nespresso, che ha ottenuto la certificazione nel 2022 nonostante alcuni scandali passati legati al lavoro minorile nella sua catena di fornitura. Dr Bronner’s sostiene che essere nello stesso club di aziende con questi trascorsi comprometta la credibilità di tutto il movimento. Di fronte a queste pressioni, B Lab ha deciso di fare una bella rivoluzione. Dal 2026 cambierà tutto: addio al sistema a punti, arriveranno dei requisiti minimi obbligatori in sette aree specifiche, più controlli di terze parti e l’obbligo per le aziende di dimostrare che stanno migliorando davvero nel tempo. È il tentativo più serio finora di rispondere a chi dice che la certificazione è diventata troppo facile da ottenere. Resta da vedere se basterà a convincere gli scettici e a far tornare chi se n’è andato sbattendo la porta.
(Autore: Paola Peresin)
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