Un corto “Barney – The End of Lawyers” generato interamente da intelligenza artificiale ipotizza un futuro prossimo. Dopo i traduttori, gli avvocati potrebbero essere i prossimi professionisti a essere sostituiti. Ne raccontiamo la trama e sconsigliamo la visione ai deboli di cuore.
In un futuro distopico, un’adolescente è affascinata dalla professione forense, dopo aver visto un classico legal movie, ma scopre che è impossibile, poiché non esistono più avvocati. La storia del perché è complessa, ma inizia nel novembre 2022 con il rilascio di ChatGPT al pubblico.
All’inizio, alcune persone riconobbero il potenziale dell’AI, ad esempio per scrivere un NDA. Tuttavia, la maggior parte degli avvocati la considerò inutile, come quando chiesero di prepararsi per l’esame di avvocato e l’AI insegnò loro a fare un espresso martini.
Nonostante lo scetticismo iniziale, l’AI divenne rapidamente un fenomeno di massa. ChatGPT raggiunse 100 milioni di utenti in 2 mesi. Numerose start-up nacquero nel campo dell’AI legale, promettendo di rivoluzionare il mondo del diritto.
Esperti sostennero che l’AI avrebbe potuto sostituire gli avvocati tradizionali entro il 2035. Vennero condotti esperimenti, come la creazione del primo contratto generato completamente dall’AI. Molti seguirono questa tendenza dell’AI legale.
Dietro le porte chiuse, tuttavia, la situazione era diversa nelle riunioni dei partner degli studi legali. Nonostante la pubblicità positiva ottenuta dall’adozione di strumenti AI, in realtà questi non venivano utilizzati internamente e molti avvocati non sapevano nemmeno cosa fosse un “prompt”. Essi vennero tranquillizzati da discorsi rassicuranti che affermavano che l’AI non avrebbe significato la fine degli avvocati, ma li avrebbe semplicemente abilitati a concentrarsi su lavori di maggior valore. Si sosteneva che l’AI non ragionasse, non pensasse, ma si limitasse a prevedere la parola successiva.
Mentre alcune voci provavano ad avvertire, esortando a “pensare prima all’AI” e ad “assumere data scientists”, gli avvocati erano troppo impegnati ad essere avvocati. Erano ossessionati dagli errori commessi dall’AI, inconsapevoli che questi derivavano dalla loro stessa mancanza di comprensione.
Poi, l’AI semplicemente migliorò. Non si riscontrarono più “allucinazioni” (errori o invenzioni di informazioni), e strumenti come “Barney” riuscirono a trovare precedenti legali in modo impeccabile. Non passò molto tempo prima che anche i clienti si rendessero conto del potenziale dell’AI. Iniziarono a chiedere che fosse utilizzata una quantità “sufficiente” di AI per i loro brief e a insistere su obiettivi AI concreti, richiedendo avvocati che rientrassero nel top 5% degli utenti AI dello studio. Furono lanciati servizi online grazie ai quali i clienti potevano verificare se stessero pagando troppo i loro avvocati. A questo punto, la conoscenza dell’AI non era più un’opzione, ma un obbligo.
Chi si laureava in giurisprudenza con il massimo dei voti, ma senza competenze in data science faticava a trovare lavoro. I “sopravvissuti” furono gli “orchestratori creativi” che utilizzavano agenti AI per trasformare i loro consigli in contenuti “ricchi”, come infografiche, video e gamification.
Non usare l’AI divenne un “peccato mortale”, equiparato a negligenza professionale e al mettere i clienti in grave pericolo. La fase finale vide l’AI, in particolare “Barney”, eliminare gli intermediari. Le persone si erano fidate così tanto dell’AI che non avevano più bisogno di avvocati per negoziare contratti o altre questioni. Lo shock per il sistema legale fu massiccio, e poche aziende lo avevano previsto. Le azioni tardive come il rilascio di una “nuova politica AI” da parte dell’autorità forense vennero percepite come una beffa. Alla fine, i casi venivano decisi automaticamente dall’AI con la massima accuratezza e giustizia. E per gli adolescenti, non era più necessario studiare o lavorare, perché “Barney si prende cura di tutto”.
Il corto è disponibile su (17) Barney – The End of Lawyers – YouTube e quello che forse dà la mazzata finale allo spettatore sono l’ultima schermata in cui appare l’anno in cui si svolge la storia, 2030 e i titoli di coda, in cui non appare nemmeno un essere umano, salvo chi ha avuto l’idea geniale di concepire il video.
(Autore: Alessandro Mattavelli – Sistema Ratio)
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