La coscienza dell’AI? Parliamone (seriamente)

Entriamo dietro le quinte dell’intelligenza artificiale: cosa significano davvero “pensare”, “ragionare” e “avere coscienza” quando parliamo di ChatGPT e compagnia.

Tra illusione e realtà – “Mi dispiace, non posso farlo”. Quante volte ChatGPT vi ha risposto così, quasi con un tono di rammarico? A volte avete avuto l’impressione che Claude o ChatGPT “capisse” davvero la vostra frustrazione professionale. È naturale antropomorfizzare l’AI, cioè attribuirle caratteristiche umane. Ma cosa succede realmente quando un’intelligenza artificiale “pensa”, “ragiona” o sembra manifestare una forma di “coscienza”?

Vediamo cosa abbiamo scoperto.

L’AI ha coscienza? La scienza risponde – Nel 2023, un gruppo di 19 neuroscienziati e filosofi ha creato la prima check-list scientifica per valutare se un’AI possieda una coscienza. Il risultato? Nessun sistema attuale, né ChatGPT, né Claude, né altri superano il test; degli attuali algoritmi, pertanto, nessuno ha passato l’esame, neanche ChatGPT.

Federico Faggin, l’italiano che ha inventato il microprocessore, è categorico: “Se crediamo che la materia inanimata possa spiegare tutta la realtà, sosteniamo un assunto già falsificato dal fatto che siamo coscienti”.

Per Faggin, ciò che l’AI non avrà mai è l’anima, quella scintilla immateriale che definisce la coscienza umana. Ma allora, cosa fa esattamente l’AI quando sembra “pensare”?

Come “pensa” un’intelligenza artificiale – Quando chiedete a ChatGPT di analizzare un contratto, non sta “pensando” nel senso umano. Sta eseguendo calcoli probabilistici su pattern linguistici. Gli LLM sono basati sul machine learning: nello specifico, un tipo di rete neurale chiamata modello transformer. Questi modelli analizzano miliardi di testi durante l’addestramento, identificano pattern statistici nel linguaggio e prevedono la parola successiva più probabile dato il contesto. Il “pensiero” dell’AI è in realtà un processo di completamento probabilistico. Le intelligenze generative non comprendono il significato del linguaggio, né possono ragionare in senso astratto: sono progettate per restituire un risultato probabilisticamente sensato.

“Ragionamento” artificiale: correlazione, non causalità – Quando l’AI sembra ragionare, per esempio risolvendo un problema fiscale complesso, sta usando tecniche come il chain-of-thought: suddivide il problema in passaggi logici per simulare il ragionamento umano. Ma c’è una differenza fondamentale con il ragionamento umano: gli attuali sistemi di intelligenza artificiale possono solo imparare le correlazioni, non costruiscono modelli causali del mondo.

Allucinazioni: quando l’AI inventa – Proprio perché non “comprende”, l’AI può generare “allucinazioni”, cioè informazioni false presentate come vere. Gli LLM a volte producono queste “allucinazioni”, creando informazioni false quando non sono in grado di produrre una risposta accurata. Nel 2022, ChatGPT ha inventato dati finanziari inesistenti su Tesla mentre veniva interrogata da Fast Company: non stava mentendo, semplicemente completava pattern linguistici senza una vera comprensione del contenuto.

Cosa significa per i professionisti? L’AI, in definitiva, non ha coscienza, non pensa e non ragiona nel senso umano. È un sofisticato sistema di pattern matching che simula questi processi attraverso correlazioni statistiche. In sostanza, fa, ma non capisce ciò che sta facendo, cioè il suo significato. Questo non la rende meno utile, anzi. Sapere come funziona realmente ci permette di:

– usarla meglio, fornendo contesto e verificando sempre gli output;

– non temerla. Non ci sostituirà, perché manca di comprensione vera;

– valorizzare l’umano. Creatività, empatia e giudizio critico restano competenze umane.

Il problema non è se l’AI abbia coscienza, ma se noi siamo in grado di usarla con coscienza. L’AI è uno strumento potentissimo di amplificazione cognitiva. Ma la coscienza, il pensiero critico e il ragionamento causale? Quelli rimangono il valore aggiunto insostituibile dell’essere umano nel rapporto con i clienti.

(Autore: Mario Alberto Catarozzo – Sistema Ratio)
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