17 giugno. Quando la Terra ha sete: comprendere la siccità nell’Era della crisi climatica

Ogni anno, il 17 giugno, il mondo si ferma un momento per riflettere su un fenomeno che tocca da vicino la vita di milioni di persone: la siccità. È vero che periodi senza pioggia sono sempre esistiti nella storia della Terra, e molti potrebbero dire che la mancanza d’acqua sia semplicemente parte del ciclo naturale delle stagioni. Ma c’è una differenza fondamentale tra la siccità che conoscevano i nostri nonni e quella che viviamo oggi.

Immaginate di avere in casa un rubinetto che gocciola da anni: all’inizio è solo un fastidio, poi diventa un problema economico, infine può compromettere l’intera struttura dell’abitazione. Il cambiamento climatico funziona in modo simile: quello che stiamo vivendo non è solo un periodo di scarsa pioggia, ma un’alterazione profonda dei meccanismi che regolano il ciclo dell’acqua sul nostro pianeta.

Per comprendere davvero la siccità di oggi, dobbiamo distinguere tra tempo atmosferico e clima. Il tempo è quello che vediamo dalla finestra ogni mattina: se piove, se c’è sole, se tira vento. Il clima, invece, è come il carattere di una persona: si definisce osservando i comportamenti ripetuti nel tempo, in questo caso almeno trent’anni di dati meteorologici. Quando diciamo che il clima sta cambiando, stiamo notando che questo “carattere” della Terra si sta trasformando in modo permanente.

I dati che emergono dall’Italia sono eloquenti e preoccupanti. Nel 2024, il nostro Paese ha registrato oltre 350 eventi climatici estremi, un aumento del 485% rispetto al 2015. Tra questi, 34 eventi hanno causato danni specifici dovuti a siccità prolungata. Ma il dato più significativo riguarda le regioni del Sud: in alcune zone di Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia e Basilicata, le precipitazioni sono state sotto la media per almeno sei mesi consecutivi, mentre le temperature sono rimaste costantemente sopra la norma.

Questo scenario non è un’anomalia temporanea. Le proiezioni scientifiche indicano che le regioni del Mediterraneo potrebbero vedere una diminuzione delle precipitazioni tra il 4 e il 27% entro la fine del secolo, con riduzioni ancora più marcate durante l’estate. È come se il rubinetto dell’acqua del cielo si stesse gradualmente chiudendo, proprio nella stagione in cui ne avremmo più bisogno.

La siccità moderna ha caratteristiche diverse da quella del passato. Non si tratta solo di periodi secchi più lunghi, ma di fenomeni più intensi e imprevedibili. È come la differenza tra un raffreddore stagionale e una malattia cronica: entrambi ti fanno stare male, ma uno passa in pochi giorni, l’altro richiede cure continue e cambia il modo in cui vivi.

Le conseguenze si vedono ovunque. I ghiacciai alpini hanno perso il 60% del loro volume negli ultimi sessant’anni, le falde acquifere si abbassano, i fiumi riducono la loro portata. Ma soprattutto, cambia il modo in cui l’acqua arriva: invece di piogge dolci e prolungate che nutrono il terreno, sempre più spesso assistiamo a precipitazioni violente e concentrateche scivolano via senza essere assorbite, alternandosi a lunghi periodi di aridità.

È importante capire che la siccità non è solo un problema di quantità d’acqua, ma di qualità della vita e di sviluppo sostenibile. Quando manca l’acqua, l’agricoltura soffre, i prezzi dei prodotti alimentari aumentano, le comunità rurali si spopolano, la biodiversità diminuisce. È un effetto domino che tocca ogni aspetto della società.

Tuttavia, riconoscere il problema non significa arrendersi. La Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, istituita dalle Nazioni Unite nel 1994, ci ricorda che esistono soluzioni concrete. L’obiettivo per il 2025 è ambizioso ma realistico: ripristinare 1,5 miliardi di ettari di terreni degradati in tutto il mondo, dando impulso a un’economia di ripristino del territorio da mille miliardi di dollari.

Cosa possiamo fare nella nostra vita quotidiana? Molto più di quanto pensiamo. Ogni goccia d’acqua risparmiata, ogni scelta di consumo consapevole, ogni piccolo gesto di attenzione all’ambiente contribuisce a questo grande progetto collettivo. Non si tratta di rinunciare al comfort, ma di essere più intelligenti nell’uso delle risorse.

La siccità ci insegna una lezione preziosa: tutto è connesso. L’acqua che scorre dal rubinetto di casa nostra dipende dalle piogge che cadono sulle montagne, che a loro volta dipendono dalla temperatura degli oceani, che è influenzata dalle nostre emissioni di gas serra. Comprendere questa interconnessione è il primo passo per diventare parte della soluzioneinvece che del problema.

Quando qualcuno dice che la siccità è sempre esistita, ha ragione. Ma quello che sta accadendo oggi è come confrontare una candela con un incendio: entrambi producono fuoco, ma la scala e le conseguenze sono completamente diverse. La sfida del nostro tempo è imparare a convivere con un clima che cambia, proteggendo al contempo le generazioni future.

La Terra ha sete, ma noi abbiamo gli strumenti per aiutarla a dissetarsi. Ogni 17 giugno, quando arriva questa giornata mondiale, ricordiamoci che il futuro dell’acqua è nelle nostre mani, goccia dopo gocciascelta dopo scelta.

(Autore: Paola Peresin)
(Foto: Qdpnews.it)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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