Nella giornata mondiale del cane, vale la pena riflettere su una delle storie più straordinarie dell’evoluzione: come siamo riusciti a trasformare un predatore selvatico da 40 chilogrammi in un universo di creature che spazia dai 400 grammi di un Chihuahua ai 100 chilogrammi di un San Bernardo. È la storia di una partnership iniziata quasi 40.000 anni fa, quando Homo sapiens e Canis lupus fecero le prime prove di un rapporto che sarebbe diventato unico nella storia della domesticazione.
La certezza scientifica è arrivata nel 1997, quando il genetista Carles Vilà e i suoi colleghi hanno dimostrato “al di là di ogni ragionevole dubbio” che ogni cane domestico, dal più maestoso Pastore Tedesco al più minuscolo Yorkshire Terrier, discende dal lupo grigio. I cani condividono con questi antichi predatori il 98% del DNA mitocondriale, una firma genetica che racconta una storia di incontri fatali nelle steppe eurasiatiche, quando alcuni lupi meno timorosi e più temerari decisero di avvicinarsi agli accampamenti umani.
Ma da quel primo incontro preistorico alla varietà sbalorditiva che vediamo oggi nelle nostre case e per le nostre strade, c’è stata la mano dell’uomo. Abbiamo condotto un vero e proprio esperimento evolutivo, sostituendoci alla selezione naturale per forgiare il compagno perfetto per ogni nostra esigenza. Dalla caccia alla pastorizia, dalla guardia alla semplice compagnia, abbiamo plasmato morfologie e temperamenti con una precisione che la natura, da sola, non avrebbe mai raggiunto.
La Fédération Cynologique Internationale riconosce oggi circa 400 razze di cani, un caleidoscopio di forme, dimensioni e caratteristiche che testimonia la nostra capacità di manipolare la genetica molto prima di comprenderne i meccanismi. Abbiamo creato cani con il nanismo acondroplastico come il Bassotto, cani con cranio brachicefalo come il Bulldog, cani con pelo che cresce continuamente senza mai effettuare la muta come il Pastore Bergamasco. Abbiamo selezionato l’istinto predatorio per ottenere infallibili cani da caccia, lo abbiamo invece inibito per creare guardiani del gregge che difendono le pecore senza mai attaccarle.
Ogni razza racconta una storia diversa delle nostre necessità e dei nostri desideri. Il Siberian Husky porta nelle sue vene il ricordo dei ghiacci siberiani e delle slitte cariche, il Border Collie conserva nell’istinto la memoria di infinite greggi da condurre, il Bloodhound mantiene nel suo straordinario olfatto l’eredità di generazioni di tracce seguite. Anche i più piccoli cani da compagnia, quelli che oggi vivono tra i cuscini dei nostri divani, portano in sé la storia di corti imperiali e salotti aristocratici dove erano simboli di status e compagni di vita.
Ma dietro questa incredibile diversità c’è un denominatore comune: noi. Ogni cane, dalla morfologia più estrema al carattere più dolce o più fiero, è il prodotto della nostra visione, dei nostri bisogni, delle nostre preferenze estetiche. Abbiamo selezionato la docilità e ottenuto cani che ci guardano negli occhi con una intensità che nemmeno i lupi rivolgono ai loro simili. Abbiamo modulato l’aggressività creando perfetti guardiani che sanno quando minacciare e quando accogliere. Abbiamo perfino manipolato i tempi dello sviluppo ontogenetico, facendo sì che i cani mantengano per tutta la vita quell’aspetto e quel comportamento giovanile che tanto ci intenerisce.
Il processo non si è fermato. Mentre i lupi pleistocenici che diedero origine ai primi proto-cani si sono estinti, noi continuiamo a scrivere la storia evolutiva dei nostri compagni. Negli ultimi duecento anni abbiamo creato la maggior parte delle razze moderne, spingendoci a volte oltre i limiti della sostenibilità biologica pur di soddisfare mode passeggere o desideri estetici.
Eppure, nonostante decine di migliaia di anni di selezione artificiale e manipolazione genetica, ogni cane conserva nel profondo qualcosa del suo antenato selvatico. La capacità di vivere in branco, l’intelligenza sociale, la fedeltà al gruppo, la comunicazione complessa attraverso sguardi e posture. Ma soprattutto, conserva quella straordinaria capacità di creare legami che va oltre la specie, quella disponibilità a considerarci parte della famiglia che nessun altro animale domestico ha mai sviluppato con tale intensità.
In questa giornata dedicata ai nostri amici a quattro zampe, guardando il cane che dorme accanto a noi o che ci aspetta alla porta, possiamo riflettere su questo incredibile viaggio condiviso. Dal lupo delle steppe preistoriche al fedele compagno dei nostri giorni, ogni cane porta in sé la testimonianza di una delle collaborazioni più straordinarie della storia naturale. Una storia che continua a scriversi ogni giorno, in ogni casa dove un cane ha scelto di condividere la propria vita con la nostra, ricordandoci che a volte i legami più profondi nascono dalle differenze superate e dalle distanze colmate dall’affetto e dalla fiducia reciproca.
(Autore: Paola Peresin)
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