Ottant’anni dall’atomica su Hiroshima: il mondo ricorda la catastrofe

La bomba atomica “Fat Man”

6 agosto 1945, ore 8.15: quel giorno tutto sarebbe cambiato per la città di Hiroshima, importante centro portuale del Giappone, e per i suoi abitanti.

Un Boeing B29 dell’esercito statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy”, provocando conseguenze devastanti.

Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945 alle 11.02, toccò alla città di Nagasaki, dove venne sganciata la bomba atomica “Fat Man”.

Tutto per decisione dell’allora presidente americano Truman, che volle così accelerare la conclusione del secondo Conflitto mondiale.

Il bilancio di queste due bombe atomiche fu spaventoso: 210 mila morti (tra quanti persero la vita sul colpo o, successivamente, per effetto delle ferite e delle radiazioni nell’aria) e 150 mila feriti.

La maggior parte era costituita da civili, mentre il 70% degli edifici andò distrutto.

Ancora oggi si sono conservate le foto e immagini dell’epoca, che immortalano i spaventosi “funghi atomici” che l’esplosione sprigionò, oltre alle varie istantanee che documentano numerosi scenari di devastazione che le due bombe atomiche lasciarono dietro di sé.

Quella fu la testimonianza di quanto la tecnologia e la scienza, poste al servizio del conflitto bellico, possano dimostrarsi devastanti per l’umanità.

Attualmente il Giappone è l’unica nazione vittima di un attacco nucleare in tempo di guerra: da allora, considerata la quantità di danni provocati, le bombe atomiche non vennero più utilizzate.

E proprio in Giappone è tempo di commemorazioni, di fronte alle testimonianze fisiche dei danni provocati dalle esplosioni e ai racconti dei sopravvissuti che, ancora oggi, ricordano “i capelli bruciati, la faccia nera e carbonizzata, gli abiti neri delle persone”.

Una tragedia che, come monito per il presente e il futuro, non deve essere dimenticata.

(Autore: Arianna Ceschin)
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