Oggi, 8 giugno, si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani mentre si chiude la World Ocean Week, quella settimana di eventi globali che ogni anno tenta di ricordarci qualcosa che dovremmo sapere istintivamente: che la nostra vita dipende dagli oceani. Anche se molti di noi vivono a centinaia di chilometri dalla costa più vicina, anche se l’unica acqua salata che vediamo regolarmente è quella che aggiungiamo alla pasta, il nostro respiro è legato a quelle immense distese blu che coprono il 70% del pianeta.
È una connessione invisibile ma concreta. Ogni respiro che facciamo contiene ossigeno prodotto dal fitoplancton oceanico. L’acqua che beviamo ha viaggiato attraverso i mari prima di diventare pioggia. Il clima che determina se indossiamo una maglietta o un cappotto dipende dalle correnti che attraversano gli oceani come fiumi sottomarini. Eppure, per la maggior parte del tempo, dimentichiamo questa dipendenza.
Quest’anno il tema della Giornata Mondiale degli Oceani è stato “Meraviglia”, una parola che potrebbe sembrare troppo poetica per un problema così concreto. Ma forse è proprio questa la chiave. La meraviglia non è solo stupore estetico, è il motore della curiosità scientifica, il punto di partenza per comprendere davvero qualcosa. E gli oceani sono pieni di meraviglie che sfidano la nostra comprensione.
Prendiamo le dimensioni: gli oceani occupano uno spazio più del doppio rispetto a tutti i continenti messi insieme. Eppure ne abbiamo esplorato meno del 5%. Conosciamo meglio la superficie di Marte che i fondali marini del nostro pianeta. Questo dovrebbe quantomeno incuriosirci. Cosa c’è laggiù? Quali forme di vita si sono evolute in ambienti così estremi? Quali soluzioni biologiche potrebbero ispirare nuove tecnologie?
Ma la meraviglia si scontra con una realtà preoccupante. Gli oceani stanno assorbendo anidride carbonica diventando sempre più acidi, un processo che sta alterando gli equilibri chimici sviluppatisi nel corso di milioni di anni. Le temperature dell’acqua stanno cambiando, spingendo molte specie marine a migrare verso i poli in cerca di habitat più freschi. Stiamo assistendo a una riorganizzazione della vita marina su scala planetaria, eppure la maggior parte di noi non se ne accorge.
Forse il problema è proprio questo: l’oceano non fa parte dei nostri bilanci economici. Non appare nei calcoli del PIL, non ha un prezzo di mercato. È considerato una risorsa gratuita e illimitata, qualcosa che sarà sempre lì indipendentemente da quello che facciamo. Ma se l’oceano è il sistema biologico, fisico e chimico dominante del pianeta, come possiamo permetterci di ignorarlo nei nostri calcoli?
C’è un paradosso interessante: investiamo miliardi nell’esplorazione spaziale (fondamentale, certo) mentre l’esplorazione oceanica riceve briciole. Eppure il rapporto costo-beneficio dell’esplorazione marina è enormemente più vantaggioso. Negli oceani potremmo trovare soluzioni a problemi urgenti: nuovi farmaci, sistemi di produzione energetica, metodi di stoccaggio del carbonio. Ma per trovarle, dovremmo prima guardarle.
La settimana degli oceani in tutto il mondo ha portato con sé storie di artisti che traducono la bellezza marina in opere d’arte, di scienziati che studiano creature bioluminescenti, di comunità costiere che stanno sviluppando nuovi modi di vivere in armonia con i cambiamenti del mare. Sono storie che ci ricordano che la relazione con l’oceano non è solo una questione di numeri e statistiche, ma di immaginazione e possibilità.
Quello che rimane, ora che gli eventi sono finiti e i riflettori si sono spenti, è una domanda: siamo disposti a mantenere vivo questo senso di meraviglia? Possiamo permetterci di continuare a trattare l’oceano come uno sfondo della nostra esistenza, oppure è arrivato il momento di riconoscere che ne siamo parte integrante?
Non servono grandi gesti eroici. Basta iniziare a prestare attenzione. La prossima volta che respiriamo profondamente, potremmo ricordarci del plancton che ha reso possibile quel respiro. Quando vediamo le previsioni del tempo, potremmo pensare alle correnti oceaniche che le determinano. Quando mangiamo pesce, potremmo chiederci da dove viene e in che condizioni è cresciuto.
L’oceano non è qualcosa di lontano da noi. È qui, in ogni molecola d’acqua, in ogni boccata d’aria, in ogni grado di temperatura. La meraviglia inizia quando ce ne accorgiamo.
(Autore: Paola Peresin)
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