Buongiorno e benvenuti, io sono Pierantonio Polloni www.dottorpolloni.it e sono uno psicologo e psicoterapeuta corporeo e questa è psicologia pratica una rubrica che riflette sul proprio benessere personale e la realtà quotidiana. L’argomento di oggi è: “Il trauma invisibile dell’adolescenza: ferite che non si vedono”
Se sei un genitore, un terapeuta o semplicemente qualcuno che vuole capirci di più… oggi parliamo di un tema delicatissimo: il trauma invisibile dell’adolescenza. Parlo di quelle ferite che non si vedono. Non ci sono lividi, non ci sono urla… ma dentro qualcosa si rompe. E spesso resta lì, silenziosa, a influenzare relazioni, umore, autostima. Nel mio lavoro clinico incontro tanti adolescenti che arrivano in terapia e mi dicono: “Non è successo niente di grave, ma sto male.” Oppure: “Mi sento vuoto, sbagliato, come se non fossi abbastanza.” Ed è qui che entra in gioco il trauma relazionale sottile. Quello che accade quando, giorno dopo giorno, non ti senti visto, non ti senti accolto, o ti senti giudicato per come sei davvero. Il trauma non è solo l’evento, ma la risposta interna e infatti:
- Non serve un abuso o un evento eclatante
- Bastano esperienze ripetute di disconnessione emotiva
- Un genitore assente, o ipercritico
- Una scuola che valorizza solo il rendimento
- Amici che ti escludono senza spiegazioni
Sono piccole ferite ripetute. E il cervello le registra. Uno schema utile per spiegare queste ferite può essere quello di elencare alcuni dei bisogni primari dei bambini, che se non soddisfatti entro il ciclo dell’età evolutiva che si conclude a cavallo tra i sei ed i sette anni, produrranno una o più delle seguenti ferite: rifiuto, abbandono, umiliazione, tradimento, ingiustizia. Questo accade perchè ogni adolescente può sentirsi rifiutato se non viene ascoltato, abbandonato se il genitore è troppo preso da altro, umiliato se viene deriso per il proprio corpo o per un’emozione troppo forte. Cosa succede dentro questi strani esseri che sono gli adolescenti dunque? Quando queste ferite non vengono riconosciute o riparate, il ragazzo sviluppa difese psicologiche che sono empiricamente riconoscibili: si chiude e si isola, si arrabbia spesso ed i toni sono quasi sempre sostenuti, diventa perfezionista oppure si sabota da solo. In Analisi Transazionale diremmo che rinforza e solidifica un copione di vita: un insieme di decisioni inconsce prese per sopravvivere al dolore emotivo.
E in terapia, cosa si fa?
Il lavoro terapeutico in questi casi è prima di tutto relazionale.
- Offrire uno spazio sicuro
- Dove il ragazzo si senta accolto senza giudizio
- Dove le emozioni trovino finalmente parole
- Dove si possa ri-costruire un senso di valore e di integrità
Ricucire queste ferite richiede tempo, ma si può fare con pazienza, empatia e presenza. Quindi no, non sei “troppo sensibile”. E no, non stai esagerando. Se senti che qualcosa dentro ti pesa, forse c’è una ferita che aspetta solo di essere riconosciuta. Se ti interessa approfondire questi temi, iscriviti al canale. Nel prossimo video parleremo del perché gli adolescenti non parlano coi genitori e cosa possiamo fare per riaprire il dialogo. Ci vediamo presto, e come sempre… continuiamo a guardarci dentro.
(Autore: Dottor Pierantonio Polloni psicologo corporeo)
(Foto e video: Dottor Pierantonio Polloni psicologo corporeo)
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