Michael e Nicola, gli influencer cattolici che seguono i nuovi santi

Michael Mattarucco e Nicola Camporiondo, influencer cattolici veneti

Dal Veneto, terra di radici cristiane profonde e comunità ancora vive, arriva una nuova generazione di giovani che porta il Vangelo anche sui social. La loro missione digitale nasce dall’esperienza concreta di vita di fede e si lega oggi ai modelli di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, i due nuovi santi giovani – canonizzati da Papa Leone XIV domenica scorsa – che parlano il linguaggio dell’attualità e mostrano come la santità possa abitare il quotidiano.

È il caso dei vicentini Michael Mattarucco, 25 anni, e Nicola Camporiondo, tra poco ventenne, inseriti a pieno titolo come influencer cattolici della Chiesa, che con il Dicastero della comunicazione in questi tempi si è fatta capace di cogliere la necessità di una evangelizzazione sempre più immediata, multimediale e digitale.

Le loro sono storie di ragazzi normali, che hanno deciso di fare delle loro vite anche un dono di diffusione del messaggio cristiano: Michael, musicista e batterista, lavora come operaio di un’azienda di packaging; Nicola, invece, si appresta a iniziare il secondo anno di studi nella Facoltà teologica del Triveneto a Padova.

Li abbiamo contattati per un’intervista “doppia” per Qdpnews.it – Quotidiano del Piave, dove raccontano la loro attività di missionari digitali a tutto tondo, fatta di vita concreta e di importanti esperienze di fede, come il Giubileo degli influncer cattolici lo scorso luglio e la recente canonizzazione.

Cosa condividete sui social?

Michael: “Parlo della mia fede dal punto di vista esperienziale. Durante le attività che svolgo, anche testimonianze per Italia in cui racconto il mio incontro con Cristo, raccolgo materiale video da pubblicare per far vedere alle persone che la Chiesa è un luogo gioioso di persone felici, accomunate dallo stesso obiettivo: vivere relazioni concrete dove si respira la presenza e l’amore di Dio, e quindi la felicità. Penso che con i social riusciamo ad ampliare la porzione di pubblico che può scoprirlo”.

Nicola: “Sui social da quattro anni condivido la mia esperienza di fede, cioè quello che vivo nella mia parrocchia e diocesi, e anche esternamente”.

Nicola Camporiondo

Come è nata la vostra vocazione “digitale”?

Michael: “La mia vocazione per comunicare la fede sui social è nata nel 2022 quando, dopo un percorso di ricerca di successo, mi sono reso conto che non ero davvero felice. Tramite un momento buio vissuto anche in pandemia, mi sono interrogato sul senso della vita e della ricerca della felicità. Ho iniziato a leggere il Vangelo e ho scoperto che Gesù mi riempiva il cuore, scoprendo nel presente una gioia mai provata prima. Così ho iniziato a raccontarlo a tutti sui social”.

Nicola: “Questa vocazione alla comunicazione social è nata quando, dopo la fine della pandemia, sono tornato in parrocchia. Mi sono accorto che fino ad allora avevo vissuto la fede con forte passività, perché mi sentivo obbligato ad andare in chiesa. Con un percorso di ricerca interiore, mi sono reso conto che i giovani in chiesa non ci andavano e che forse era necessario far conoscere la fede e Dio oltre il catechismo tradizionale, da cui i ragazzi abbandonano. E quale modo migliore dei social?”.

In che modo la vita spirituale influisce sulla vostra attività di missionari digitali?

Michael: “La vita spirituale con quello che cerco di comunicare sui social è molto collegata: mi aiuta a tenere il focus sulla missione e su ciò che Dio mi chiama a fare. Aiuta di certo a centrare l’obiettivo! Più è orientata la mia vita spirituale, più la mia attività sui social è rivolta a Dio e agli altri, e non a me stesso”.

Nicola: “La mia vita spirituale influisce in modo totalizzante perché è essa che vado a portare sui social. Portare la fede nei social non equivale a parlare di sport. Per parlare di fede devo viverla costantemente dentro di me e in pace. Se la vita spirituale vacilla, così fa il lavoro online; quando la tua vita spirituale è al top, lo è anche lavoro online. Vanno di pari passo: l’importante è bilanciarle, per non perdere il lume della ragione per cui lo si fa”.

Quali sono le piattaforme più adatte per comunicare il messaggio cristiano oggi?

Michael: “Dipende dallo stile e dai talenti di ciascuno. Se si fanno contenuti sul Vangelo, Youtube è adatto perché si possono fare lunghi approfondimenti. Io ora non lo uso: preferisco Instagram e Tiktok, per fare in modo che arrivi a più persone. È più difficile perché i target sono vari, ma è anche l’occasione per creare un ponte con chi non vive la Chiesa o ha pregiudizi verso di essa”.

Nicola: “Non c’è una piattaforma migliore per parlarne. Ognuno ha il proprio carisma e stile, e li mette a frutto in modo diverso in base ai propri doni, adattandoli a ogni social”.

Hai mai ricevuto critiche?

Michael: “Ho ricevuto critiche, soprattutto rispetto a video andati virali sul tema dell’amicizia legata a Gesù. Ho dovuto anche disattivare i commenti, perché era stata vista come creazione di meme e di giudizi verso i miei amici. Nella comunità cristiana, ricevo pareri anche di persone di diverse confessioni e visioni. Penso che il commento negativo possa essere anche un tramite per iniziare contatto e rapporto con una persona nuova, e il dialogo che crea può anche diventare qualcosa di costruttivo. Sono una persona sensibile, e inizialmente i commenti negativi erano un peso; con il tempo ho capito però che era più importante la missione per il Vangelo che quello che le persone dicevano di me.

Michael Mattarucco

Nicola: “Ho ricevuto critiche, sia esterne che interne alla Chiesa. Da un lato, le persone atee e che ce l’hanno con autorità ecclesiale; dall’altro, soprattutto da ambienti di Chiesa più tradizionalisti che spesso non vedono opera di evangelizzazione digitale come una cosa positiva. Li affronto cercando di instaurare un dialogo di rispetto reciproco: spesso ci riesco, altre volte no, e lascio fare alla Provvidenza”.

Quali sono le principali difficoltà nel mantenere autenticità e coerenza?

Michael: “Non lasciarsi distrarre dagli altri. Ognuno ha il carisma che Gesù ha donato, e quella cosa deve essere messa a frutto per fare in modo di essere originali. Così risulti essere la persona che Dio ha pensato fin dall’inizio. Se ti lasci disorientale, rischia di far perdere la tua personalità”.

Nicola: “Penso sia importante non slegarsi dalla propria esperienza. Se dividiamo la nostra esperienza di vita concreta da quello che portiamo sui social, si scinde la persona tra quello che vive e mostra. Non dobbiamo mostrare un’altra versione di noi: se abbiamo due facce, crollano coerenza e autenticità, e quindi la verità del messaggio cristiano”.

Il Giubileo degli influencer cattolici, tenutosi a fine luglio, è stata una novità importante per la Chiesa. Come l’hai vissuto?

Michael: “La Chiesa sta facendo passi in avanti. Il Dicastero della comunicazione, anche tramite il Giubileo, vuole fare in modo che anche i missionari digitali possano vivere un’esperienza di Chiesa in un ambiente di testimonianza di fede con autenticità. Sono stato colpito dalle parole del Papa, che ci ha chiesto di aiutare a riparare la rete sociale. Ho percepito di essere nella direzione giusta, e mi ha fatto bene anche a livello spirituale, per alimentare il rapporto con Gesù e continuare in questa missione. Ho incontrato il Papa e gli ho stretto la mano. Mi sono sentito parte di una grande famiglia che vuole vivere insieme”.

Nicola: “Anche per me, in questo momento la Chiesa sta lavorando bene sul lato della comunicazione, anche sostenendo l’attività degli influencer cattolici. Penso che i tempi e i modi siano giusti e corretti. La presenza del Papa al Giubileo ha fatto breccia anche nel mio cuore: mi porto a casa l’invito a riparare le reti. Siamo chiamati a portare pace, unione e fraternità, diffondendo il messaggio della Chiesa. Mi rimane nel cuore anche il momento di adorazione e veglia: ci siamo trovati a tu per tu con Gesù e con le nostre fragilità e insicurezze. Un modo per fare un bilancio di se stessi, del proprio lavoro e della fede”.

Hai partecipato di recente alla canonizzazione di Frassati e Acutis. Quale significato hanno per la tua vita?

Michael: “Sono stati giorni fortissimi. Ho un affetto speciale per Carlo, perché abbraccia appieno l’attività di missionario digitale. È stato il primo che ha usato internet e l’informatica per testimoniare fede ed evangelizzare, e ha preparato la strada dove ora camminiamo. Un ragazzo di 15 anni che ha messo a disposizione talento e vita cristiana nella tecnologia appena nata. Di Pier Giorgio mi colpisce l’impegno come laico in politica e verso la carità ai poveri: un grande esempio di azione e di amore per conto di Dio.

Sabato ci siamo incontrati come missionari digitali in preghiera per Frassati e Acutis. Un momento intenso, io ho dato il mio contributo anche con la musica. La canonizzazione di domenica è stata l’occasione di percepire ulteriormente due figure vicine a me e ai giovani: entrambi con le proprie qualità hanno fatto in modo che la loro vita parlasse e facesse del bene a tanti”.

Nicola: “È stata un’emozione non da poco. Sono giovani della nostra età, ‘della porta accanto’, che ci fanno capire che la santità non è trasformare acqua in vino, ma vivere Dio con la propria vita e testimoniarlo agli altri nelle azioni più concrete del quotidiano. Così può davvero passare il Vangelo!

Carlo e Pier Giorgio ce lo fanno scoprire in un modo così genuino che fa quasi impressione: sono immagini di santità per tutti. In mondo sempre più individualista e più egoista, sono la prova che si può vivere in maniera felice con Dio ma non chiudendosi nella propria bolla, ma portando questo annuncio di Vangelo, integrandosi nella società e nel contesto culturale. Pier Giorgio con la politica, Carlo con i social: non hanno tenuto per sé i propri doni, ma hanno cercato di divulgarlo agli altri. Questa è l’eredità più grande dei due nuovi santi”.

(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto: per concessione di Michael Mattarucco e Nicola Camporiondo)
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