Zaia, un sorriso da 200 mila voti: “Il mio futuro lo so solo io. Resto in Consiglio”. E aggiunge: “Ora sono ricandidabile…”

Il cartello che durante la pandemia segnava i positivi e i negativi al Covid oggi ospita solo una parola e un numero, enorme, scritto in stampatello: Zaia 203.054. Sono le preferenze ottenute dall’ex governatore come capolista della Lega alle regionali. E lui quel cartello lo solleva con gioia mostrandolo a fotografi e giornalisti: “Questo è il numero dei veneti che hanno scritto il mio nome”, evidenzia.

Per i militanti, quel foglio A3 vale più di una reliquia. Firmato da Zaia, qualcuno già parla di incorniciarlo e appenderlo alle pareti del K3, la storica sede trevigiana del Carroccio, da anni ormai – come dimostrano le gigantografie appese alle pareti – “un santuario di Luca Zaia”.

Accanto a lui, nella conferenza stampa convocata di fretta e furia questa mattina, il segretario provinciale Dimitri Coin e due dei tre eletti leghisti in consiglio regionale, Sonia Brescacin e Riccardo Barbisan. Assente giustificata Paola Roma, che completerà il poker trevigiano a Palazzo Ferro Fini. L’altro, il primo, è ovviamente lui: Zaia, con la Corte d’appello che secondo i calcoli delle preferenze dovrebbe inserirlo proprio nella Marca, lasciando il quinto – Stefano Marcon – al momento fuori dal consiglio.

Luca Zaia autografa il cartello con le preferenze

E il governatore lo chiarisce subito, visti i propri numeri: nessuna corrente, nessun “partito nel partito”. “Le correnti sono l’inizio della distruzione dei partiti” scandisce. Ma una linea politica, quella sì, i numeri la indicano: “Vannacci? Il voto la dice lunga sulla direzione da prendere. E ricordo che i vicesegretari sono quattro, non uno solo”.

“La missione è compiuta – prosegue –, la campagna è finita e ringrazio uno per uno i 203.054 che mi hanno votato. Adesso si parte con Alberto Stefani: sarà una bella avventura”.

E quando gli chiedono della “sorpresa” per il risultato, sorride: “Era una sfida ritenuta impossibile. Ma noi abbiamo un rapporto solido con i cittadini, conoscono i nostri amministratori”, aggiunge. “Ha doppiato Napoleone, che si diceva quando scendeva in campo valesse come 100 mila soldati”, aggiunge un cronista. “Lasciamo stare Napoleone, per noi veneti non evoca bei ricordi”, risponde Zaia.

Ma è sulle dinamiche della futura giunta che Zaia cerca di restare quanto più defilato possibile: “È una prerogativa del presidente Stefani. Questo risultato però consolida il lavoro del nuovo governo regionale: lo dice uno che ne ha fatte tre di legislature”.

E ribadisce che in consiglio regionale ci sarà anche lui: “Sarò a disposizione di Stefani”, ma promette niente “grandi fratelli”: “Non l’ho mai sopportato e non comincerò ora”. Nulla si muove, almeno sotto i riflettori, per il futuro politico di Zaia: “Sono un militante – commenta – e il militante è sempre pronto dall’alba al tramonto. Ognuno con le sue idee, perché la Lega è sempre stata un coacervo di anime diverse. Ma oggi sono impegnato sulla Regione. Il resto si vedrà, solo io so per ora il mio futuro”.

Poi il tema che aleggia da mesi: il terzo mandato. Zaia va dritto: “Questo dibattito non esiste più: passate le 24 io sono ricandidabile. È una cosa che parla da sola. E aggiungo: vanno tolti i blocchi ai governatori e ai sindaci sopra i 15 mila abitanti. Tutte le altre cariche non hanno limiti: un po’ di coerenza servirebbe”.

Sonia Brescacin, Dimitri Coin, Luca Zaia e Riccardo Barbisan

Sul fronte autonomista resta netto: “L’attore protagonista è il cittadino, non la politica. Lavoreremo sui temi che ci appartengono: c’è una questione meridionale immorale, bambini che nascono senza le stesse opportunità e sanità che costringe a curarsi fuori regione. Ma esiste anche una questione settentrionale, da affrontare senza egoismi: se risolta, può far bene a tutto il Paese”.

E quando gli ricordano i suoi 203mila voti domandandogli se se lo aspettasse, la risposta è secca: “L’altra volta (nel 2020, con lui candidato e con la lista Zaia, ndr) erano quasi un milione e otto”. “Cosa farò ora che sono più libero politicamente? Intanto devo mettere a posto l’armadio: c’è un casino…”.

(Autore: Simone Masetto)
(Foto e video: Simone Masetto)
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