Nel “Dizionario del dialetto trevigiano di Sinistra Piave”, alla voce piva, corrispondono due significati, entrambi legati al suono: la piva è il tradizionale strumento a fiato usato dai pastori e una rudimentale trombetta realizzata con il gambo del tarassaco. Ancora: Piva e Pivetta sono cognomi diffusi in Veneto, e tirar la piva indica un respiro rumoroso e difficile.
Nel linguaggio comune la piva fa parte delle cornamuse, strumenti musicali tipici della cultura scozzese e irlandese (pipes), di alcune zone dell’Italia centro-meridionale (zampogna), balcanica (gaida) e francese (lour, musette). Suonata nelle campagne lombarde ed emiliane, la piva indica anche un’arcaica danza campestre e le pivette sono i richiami in legno e osso utilizzati dai cacciatori.
Il suono delle trombe e, più tardi, dei tamburi ha accompagnato le formazioni militari in battaglia sin dall’antichità classica e la musica di bande e fanfare scandisce tuttora marce e parate.
Una piccola digressione: nel gergo militare “dare ordini sul tamburo” significa impartire ordini con immediatezza, senza indugio per la consuetudine di alcuni comandanti di affidare ai tamburini il compito di tradurre “in musica” le disposizioni sul campo di battaglia per farsi udire anche dai reparti più distanti.
Tornando alle cornamuse, pare che proprio la loro presenza a fianco delle truppe abbia dato luogo alla locuzione “andarsene con le pive del sacco”, ossia rimanere delusi, scornati, tornarsene a mani vuote. Pare infatti che gli eserciti sconfitti, anziché marciare baldanzosi al suono della banda, sfilassero mesti e silenziosi, con le cornamuse (pive) nello zaino (sacco).
Un’altra ipotesi collega la locuzione al deludente bottino di guerra. Una circostanza a causa della quale, nel sacco semivuoto dei militi, rimaneva abbastanza spazio per riporvi gli strumenti musicali altrimenti portati a tracolla.
E poiché la piva è anche lo strumento caratteristico degli zampognari, che con le loro litanie tradizionali annunciano il Natale, non può mancare una terza congettura legata al mondo pastorale: i suonatori più sfortunati, coloro che non riuscivano a colmare con le regalie il sacco di iuta, tornavano a casa delusi e, per l’appunto, “con le sole pive nel sacco”.
E a proposito di delusioni, sconfitte, frustrazioni e disinganni, appare illuminante nel suo cinico realismo, il pensiero di Napoleone Bonaparte: “Non esistono cattivi reggimenti, ma solo colonnelli incapaci.”
(Autore: Marcello Marzani)
(Foto: RozanovYuriy da Getty Images)
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