Il primo romanzo del giornalista ucraino Yaroslav Trofimov (finalista al premio Pulitzer e firma nota del Wall Street Journal) è un racconto che affonda le radici nella memoria familiare ma che si intreccia con la cronaca più dura e attuale della guerra in Ucraina. Ieri sera la presentazione del libro nella seconda tappa di Una Collina di Libri che si è tenuta al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto. Presenti, oltre al direttore artistico della Rassegna Francesco Chiamulera, anche il presidente dell’associazione Unesco (organizzatrice della rassegna) Marina Montedoro e il direttore Giuliano Vantaggi.
“Questa è la storia vera, la storia della mia famiglia, che rispiega anche la storia della sopravvivenza, della lotta del popolo ucraino – ha spiegato Trofimov –. Quando cominciò la guerra in Ucraina pensavo che fosse un dovere mio di spiegare le radici della crisi e le ragioni che spingono gli ucraini a resistere contro l’invasione russa. Resistono appunto perché non vogliono che questo passato buio si ripeta oggi.”


“Non c’è posto per l’amore, qui” è una storia drammatica, che richiama uno dei momenti più bui del Novecento. Quando è nato in lei il romanzo di Debora Rosenbaum, di Samuel, Dimitri e Darya? Ricorda qual è stata la scintilla iniziale?
“Il romanzo è la storia di mia nonna, che in realtà si chiamava Debora proprio come la protagonista, e la cui vicenda reale è abbastanza simile a quella narrata. Me l’ha raccontata quando aveva ormai 80 anni, ma fin da subito mi ha profondamente colpito. Ho sempre desiderato scrivere un libro su di lei, ma la scintilla è scattata dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2014. In quel periodo mi trovavo in Afghanistan e rimasi sconvolto nel vedere quanto la storia dell’Ucraina venisse distorta da chi seguiva la propaganda russa. Mi resi conto di quanto poco fosse conosciuto quel Paese, anche in Europa, in America e in Italia. Così ho deciso di raccontare la storia del mio Paese attraverso quella di mia nonna. Ho terminato il romanzo nel gennaio del 2022, poche settimane prima dello scoppio della guerra”.


Il romanzo attraversa momenti storici di grandi dolori e sacrifici. L’Holodomor, in particolare, è stato a lungo ignorato, o quasi, nei testi scolastici in Occidente. Che cosa spera che arrivi al lettore contemporaneo attraverso il racconto di questi eventi?
“Vorrei che un lettore occidentale comprendesse davvero la storia dell’Ucraina, perché altrimenti è impossibile capire le ragioni della resistenza di oggi. I racconti dei nonni e dei bisnonni servono proprio a questo: spiegano quanto stiamo facendo ora. I cittadini ucraini sanno cosa significhi vivere sotto il dominio russo e non vogliono tornarci, a nessun prezzo”.


Lei ha vissuto da dentro le guerre, è stato giornalista di guerra, è stato finalista al premio Pulitzer. Quanto importante è la propaganda durante la guerra e soprattutto qual è la propaganda di Putin?
“Ma io credo che la cosa importante sia la verità. È molto importante raccontare i fatti, essere presente e testimoniare quello che è davvero. La propaganda è sempre stata un’arma dei tiranni e purtroppo non ci si deve combattere con altro modo se non scrivendo quello che c’è davvero. La storia fa parte di questo, perché la falsificazione della storia è fondamentale per l’ideologia russa di Putin.”


Lei oggi ha presentato il suo libro in un museo dedicato alla Grande Guerra, che effetto le ha fatto?
“È stato molto emozionante fare questa presentazione nel Museo di Vittorio Veneto, un museo che parla del grande sacrificio del popolo italiano nella Prima guerra mondiale, un sacrificio anche molto distante. Per fortuna l’Italia vive in pace. Mi ricordavo anche io quando crescevo in Ucraina: era impensabile che la guerra tornasse nel mio paese. Purtroppo, non è stato così. Il passato non è mai passato. Dovremmo, in realtà, lottare tutti quanti – anche in Europa – perché questo passato non si ripeta un’altra volta.”
(Autore: Simone Masetto)
(Foto e video: Simone Masetto)
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