Umanità e sinergia: la medicina più grande per ritornare a vivere

Nel panorama nazionale dei trapianti di rene, l’ULSS 2 Marca Trevigiana continua a distinguersi per attività e risultati. Per approfondire la situazione, Qdpnews.it ha incontrato il dottor Maurizio Romano, responsabile dell’Unità Operativa Semplice Chirurgia dei Prelievi e dei Trapianti di rene, afferente all’Unità Operativa Complessa di Chirurgia 2 dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, Clinicizzata Università di Padova (DISCOG), diretta dal Prof. Giacomo Zanus.

Nel 2024, in Italia sono stati effettuati 2.393 trapianti di rene, con un incremento rispetto all’anno precedente. Questo risultato è stato reso possibile grazie al consolidamento di diverse modalità di donazione di organi: da donatore deceduto in morte cerebrale (DBD), da donatore vivente, stabile negli ultimi anni, e anche da donatore a cuore fermo (DCD), modalità quest’ultima in crescita.

Anche la donazione a cuore fermo ha dato ottimi risultati – spiega il dottor Romano –. I numeri sono passati da circa 200 casi nel 2023 di trapianti di rene da donatore DCD ai 2.393 trapianti complessivi del 2024 con il contributo di 307 trapianti da donatore DCD. E il 2025 si preannuncia altrettanto promettente.”

Le principali cause che portano a un trapianto renale sono numerose e spesso croniche. Tra le più frequenti ci sono la nefropatia diabetica, legata al diabete di tipo 1 e 2, le patologie autoimmuni e la policistosi epatorenale, una malattia ereditaria che interessa entrambi i reni. “Negli ultimi anni, l’età media dei pazienti in lista si è abbassata – aggiunge Romano –. A inizio 2025, in Italia erano circa 5.900 i pazienti in lista trapianto, con un’attesa media di oltre tre anni. Questo dimostra quanto sia urgente lavorare sull’educazione alla donazione e sulla prevenzione dell’insufficienza renale cronica.”

Sul tema della prevenzione, Romano sottolinea le difficoltà legate soprattutto alle patologie ereditarie. “Nel caso del diabete, un buon compenso glicemico è fondamentale. Per le altre patologie, la gestione varia da caso a caso. È cruciale l’approccio multidisciplinare con nefrologi, chirurghi trapiantologi, anestesisti, rianimatori, urologi e radiologi.”

Il lavoro dell’equipe medica di Anestesia e Rianimazione diretta dal Dott. Paolo Zanatta e del coordinamento prelievi e procurement diretta dal dottor Ennio Nascimben, che si occupa della gestione delle donazioni anche a cuore fermo, è essenziale. Fondamentale anche l’uso di macchine da perfusione, che permettono di conservare meglio gli organi e monitorarne i parametri prima del trapianto.

Una volta effettuato il trapianto di rene, la qualità della vita del paziente cambia sensibilmente. “L’assenza della dialisi rappresenta un miglioramento enorme, sia fisico che psicologico – afferma Romano –. In uno o due mesi, il paziente può tornare a una vita pressoché normale. Tuttavia, è fondamentale seguire con attenzione le terapie post-trapianto e mantenere uno stile di vita sano.”

Il centro trapianti di Treviso ha registrato una crescita significativa: dai 24 trapianti effettuati nel 2022 si è passati a 58 nel 2023. Il 2024 ha confermato il trend con 57 trapianti e, a luglio 2025, sono già stati eseguiti 31 interventi, con ulteriori trapianti programmati entro fine anno.

“In Veneto esistono centri trapianto di riferimento nazionale per cuore, polmone, fegato, pancreas e rene – sottolinea Romano –.  È indispensabile incentivare la cultura della donazione, perché la domanda cresce di anno in anno.”

L’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso ospita la Nostra UOC di Chirurgia 2 che è un reparto a direzione universitaria facente parte del Polo di Sviluppo dell’Università di Padova, pertanto la nostra attività è anche incentrata sulla ricerca e formazione: “Formiamo studenti di medicina e medici in formazione specialistica – spiega il dottore –. Questo garantisce un elevato standard qualitativo e ci permette di rimanere aggiornati, sia nella pratica clinica che nella ricerca.”

Presente in reparto anche Renato, ex paziente trapiantato, che ha voluto raccontare la propria esperienza. “Ho ereditato la policistosi renale da mia madre, che è stata in dialisi per 17 anni. Io stesso ho affrontato circa sei anni e mezzo di dialisi prima del trapianto. Il 23 settembre 2024 ho ricevuto una telefonata: c’era un donatore compatibile. Mi hanno trapiantato due reni. Oggi, a distanza di dieci mesi, posso dire di essere tornato a vivere. Posso mangiare liberamente, viaggiare, godermi ogni giornata. Il ringraziamento va al dottor Romano, all’equipe medica e a tutto il personale sanitario.”

“La loro umanità è stata la medicina più grande per ritornare a vivere.” Renato chiude con un appello: “Donate gli organi. I numeri sono in crescita, e non solo per i reni: anche per cuore, fegato e pancreas. Donare è il gesto più bello che si possa fare.”

(Autrice: Mihaela Condurache)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
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