Modi di dire: il salto della quaglia

Una quaglia. Foto Canva

Quajòt che no’ te sé altro! Con questa frase, nel trevigiano, ci si rivolge ai creduloni, agli ingenui e ai sempliciotti. Evidentemente la quaglia gode di ottima reputazione per la prelibatezza delle sue carni, la squisitezza delle sue uova maculate, ma non è altrettanto celebrata per l’astuzia. Stretta parente di fagiani, pernici, polli e tacchini, la Coturnix coturnix è un piccolo galliforme dal carattere elusivo. Dopo aver trascorso l’estate in Italia, d’autunno migra in Africa per poi fare ritorno nelle nostre campagne a primavera. Il suo habitat sono i prati di cereali, come sanno bene i contadini veneti: le quaje le fa il nìt drénto le còrde de spagna o de formént (le quaglie fanno il nido fra gli steli di erba medica e di frumento). Dal suo canto aggraziato, numerosi musicisti hanno tratto ispirazione.

Preda ambita e sempre più rara, la quaglia ha una peculiarità: incalzata dai cani e dai cacciatori, prima di rifugiarsi nell’erba, spicca una serie di balzi per sviare i propri inseguitori. Si tratta del cosiddetto “salto della quaglia”, una strategia di sopravvivenza capace di stimolare, per la sua originalità, anche il linguaggio figurato come dimostra un interessante saggio di A. Montinaro pubblicato sul sito web dell’Istituto Treccani.  

Nella Roma del poeta Gioacchino Belli (1791 – 1863) il salto della quaglia era un gioco popolare altrove conosciuto come “cavallina”: un giocatore resta chinato con la testa e le braccia penzoloni mentre gli altri, dopo aver preso la rincorsa, devono scavalcarlo a gambe divaricate.

Un secondo significato della locuzione, di grande attualità alla vigilia delle elezioni regionali, è legato alla disinvolta flessibilità con la quale politici cambiano la loro posizione ideologica pur di accattivarsi la simpatia degli elettori e restare in auge. Il politico che spicca il salto della quaglia, come una banderuola, segue la direzione del vento e all’occorrenza non esita a “cambiare la giubba” sacrificando il proprio credo e i propri valori (ammesso che ne abbia) pur di restare saldamente aggrappato alla poltrona. Fra i provetti saltatori, tuttavia, non figurano solo uomini politici, ma anche artisti pronti a cambiare repentinamente stile o habitué del cosiddetto job hopping, soprattutto giovani che, disdegnando l’italica tradizione del “posto fisso”, saltano da un’azienda all’altra alla ricerca di nuove opportunità e nuovi stimoli professionali.     

Infine, il salto della quaglia può alludere al guizzo repentino con il quale, l’amante, abbandona la tenzone al fine di evitare una gravidanza indesiderata. Si tratta del cosiddetto “coito interrotto”, metodo contraccettivo tanto antico quanto inaffidabile che, fra l’altro, non mette al riparo dal rischio di contrarre o trasmettere malattie veneree.

Il salto della quaglia, quello praticato dai cosiddetti voltagabbana, è una diretta conseguenza di opportunismo ed egoismo, condotte nelle quali ciò che conta è unicamente il proprio tornaconto senza alcun riguardo per il benessere o la reputazione altrui. Lo sapeva bene il premio Nobel per la fisica Albert Einstein che, con lucida consapevolezza, affermò: “Se verrà dimostrato che la mia teoria della relatività è valida, la Germania dirà che sono tedesco e la Francia che sono cittadino del mondo. Se la mia teoria dovesse essere sbagliata, la Francia dirà che sono un tedesco e la Germania che sono un ebreo”.

(Autore: Marcello Marzani)
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