In pieno inverno, quando la stagione riproduttiva sembra un ricordo lontano, capita di sentire il trillo della cinciallegra tra i rami spogli o il canto melodioso di un merlo in una mattina di dicembre. Non è un’illusione acustica: molte specie canore continuano a esibirsi anche quando le temperature scendono e le ore di luce diminuiscono. Ma cosa spinge questi uccelli a investire energie preziose nel canto durante i mesi più difficili dell’anno?
Le risposte possibili sono diverse e intrecciate. Alcuni individui potrebbero cantare per mantenere il controllo del territorio, anticipando la competizione primaverile e scoraggiando potenziali rivali prima ancora che inizi la vera stagione degli accoppiamenti. Altri potrebbero rispondere a stimoli ambientali particolari, come giornate insolitamente mite o variazioni nelle ore di luce. Non è escluso che fattori meteoclimatici locali influenzino questa attività canora, creando una mappa eterogenea del fenomeno lungo tutta la penisola italiana.
Per rispondere a questi interrogativi con dati scientifici solidi, dal primo dicembre riparte ufficialmente PRIMI CANTI, il progetto di citizen science sulla piattaforma Ornitho.it che monitora l’attività vocale degli uccelli al di fuori del periodo riproduttivo. L’iniziativa, giunta ormai alla sua stagione consolidata, si basa su un’idea tanto semplice quanto potente: trasformare le osservazioni degli appassionati di ornitologia in dati utilizzabili per comprendere i pattern temporali e geografici del canto invernale.
L’attenzione si concentra su sei specie chiave, scelte per la loro diffusione e riconoscibilità: colombaccio, tortora dal collare orientale, merlo, capinera, cinciallegra e verzellino. Sono uccelli che molti conoscono, il cui canto è familiare anche a chi si avvicina da poco all’ascolto degli uccelli. Questo non significa che le altre specie debbano essere ignorate, anzi: qualsiasi osservazione di canto fuori stagione rappresenta un tassello prezioso del mosaico, comprese quelle di specie che notoriamente cantano in inverno come il pettirosso, utili come controllo per validare i pattern osservati.
Partecipare è tecnicamente semplice: quando si ascolta una specie in pieno canto, basta selezionare il progetto PRIMICANTI dal menù a tendina dell’app Naturalist o direttamente dal computer su Ornitho.it. L’elemento cruciale è distinguere il vero canto dai versi di allarme, contatto o richiamo emessi durante la migrazione: il progetto raccoglie esclusivamente vocalizzi riferibili al canto territoriale, quelle sequenze complesse e strutturate che gli uccelli utilizzano per comunicare presenza e status.
Ma il protocollo prevede anche un elemento contro-intuitivo, che rende il progetto particolarmente robusto dal punto di vista scientifico. Per le sei specie focus, quando si frequenta regolarmente un’area e si osserva un individuo che non canta, è importante annotarlo con la dicitura “non canta” nelle note. Può sembrare strano registrare ciò che non accade, ma questi dati negativi sono fondamentali: permettono di distinguere l’inizio effettivo dell’attività canora da eventi episodici isolati, di mappare le aree dove il fenomeno si manifesta in modo consistente e di identificare le soglie ambientali che innescano il comportamento.
Ogni volta che è possibile, il progetto raccomanda di effettuare registrazioni audio del canto. Dal maggio scorso, Naturalist offre la possibilità di registrare direttamente dall’app, eliminando passaggi tecnici complicati. Le registrazioni non servono solo per confermare l’identificazione della specie: creano un archivio sonoro che potrebbe rivelare variazioni geografiche nei dialetti canori, cambiamenti nella struttura del canto legati a fattori ambientali, o persino tendenze a lungo termine nell’intensità e nella durata delle performance vocali.
L’uso delle liste complete è fortemente raccomandato, così come la precisione nell’orario di ascolto. Se si inserisce un dato successivamente, modificare l’ora per riportare quella corretta dell’osservazione sul campo è un piccolo gesto che fa la differenza: permette di analizzare i pattern orari del canto, di capire se ci sono picchi nelle prime ore del mattino o se l’attività si distribuisce durante il giorno, di correlare l’intensità canora con le condizioni di luce.
Una raccomandazione importante riguarda i codici atlante: non vanno inseriti arbitrariamente al di fuori dei periodi indicati automaticamente dalla piattaforma. Il fatto che una specie canti in pieno inverno non significa necessariamente che sia nidificante in quel momento: il pettirosso, per esempio, è un cantore invernale per eccellenza, ma questo non implica un’attività riproduttiva immediata. La distinzione tra canto e nidificazione effettiva è fondamentale per non distorcere i dati sull’atlante ornitologico.
Le segnalazioni sono già arrivate da novembre, prima dell’inizio ufficiale del progetto, e gli organizzatori invitano a inserire retroattivamente anche questi dati. Ogni osservazione contribuisce a costruire un quadro più dettagliato di un fenomeno che intreccia fisiologia, comportamento, ecologia ed effetti del cambiamento climatico. Il canto fuori stagione potrebbe aumentare con inverni più miti? Alcune popolazioni anticipano sistematicamente rispetto ad altre? Ci sono aree geografiche dove il fenomeno è più marcato?
PRIMI CANTI è gestito da un gruppo di ornitologi esperti—Fulvio Fraticelli, Marco Gustin, Roberto Lardelli e Samuele Ramellini—ma il suo successo dipende dalla partecipazione diffusa. Ogni appassionato che esce con il binocolo e l’app attiva, ogni escursione mattutina in cui si presta attenzione ai suoni oltre che alle sagome, ogni dato inserito con cura diventa parte di uno sforzo collettivo per comprendere meglio il comportamento delle specie che condividono con noi boschi, parchi e giardini.
In un’epoca in cui la citizen science sta dimostrando il suo valore per il monitoraggio della biodiversità, contribuire a PRIMI CANTI significa fare scienza sul campo, con strumenti accessibili e un impegno che si adatta ai propri ritmi. Basta prestare attenzione, durante le passeggiate invernali, a quei suoni che rompono il silenzio della stagione fredda. E quando si sente una cinciallegra che canta in dicembre, non è solo un momento di bellezza naturale: è un dato che vale la pena di registrare.
(Autore: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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