L’attività produttiva del settore manifatturiero nel Veneto orientale mostra qualche segnale di risveglio, pur in un contesto perdurante di incertezza. Nel terzo trimestre 2025, la produzione registra un modesto incremento del +0,3% su base annua, più robusto per le piccole imprese (+5,0%) e le grandi (+0,7%).
Il bilancio è ancora negativo ma in recupero nei primi nove mesi pari a -0,2%, in miglioramento dopo il calo nell’analogo periodo 2024 (-1,7%) e nel 2023 (-2,8%). Dazi e dollaro debole incidono sull’export, che comunque rivede il segno positivo (+0,8%). La produzione è attesa stabile a fine anno e nel primo trimestre 2026 dal 59,5% delle aziende, in crescita da una su cinque (21,1%).
Sono i principali risultati dell’indagine La Congiuntura dell’Industria del Veneto Orientale (consuntivo terzo trimestre 2025 – previsioni ottobre 2025-marzo 2026) condotta da Confindustria Veneto Est, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 778 aziende manifatturiere e dei servizi delle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.
Migliora il fatturato dell’industria nel terzo trimestre, grazie alla dinamica positiva della domanda interna (+1,6%), spinta dall’inflazione contenuta. Meno tonica, ma di nuovo in segno più la componente estera (+0,8%) sostenuta dalle vendite nell’area Ue (+1,7%), in calo quelle extra Ue (-0,5%) dopo l’anticipo degli acquisti dagli Usa. Gli ordinativi registrano un nuovo, modesto incremento tendenziale (+0,3%). Ancora positiva la dinamica dell’occupazione, pari al +0,9%. Prezzi materie prime in ulteriore aumento tra luglio e settembre per il 29,7% delle imprese intervistate (dal 32,1 precedente).
La discesa dei tassi BCE si è trasferita all’economia reale, anche se l’incertezza riduce la domanda di credito: il costo del denaro è in aumento solo per il 9,3% delle aziende, a fronte di tre quarti (75%) che lo rileva stabile. Liquidità aziendale tesa per il 13,5%.
Il clima di fiducia delle imprese su fine anno 2025 e inizio 2026 è contrastato, per l’incertezza dell’attuale scenario globale, ma in prospettiva più favorevole, riflettendo le attese che si manifesti la ripartenza economica fino ad ora posticipata. Le previsioni fino a marzo 2026 sono orientate in prevalenza per il mantenimento dei livelli produttivi: il 21,1% delle imprese prevede un aumento, il 19,4% una diminuzione, a fronte del 59,5% che propende per la stabilità.
Le attese sull’andamento degli ordini interni sono in calo per il 26,6%, stabili per il 57,9%. Migliorano quelle sulla domanda estera, in crescita per il 22,3%, stabili per il 56,3% e in calo per il 21,4%. Il 38,8% prevede nuove assunzioni (il 53,8% nelle medio-grandi). Nonostante il clima perdurante di incertezza, la spesa per investimenti fissi è prevista su livelli stabili da sei aziende su dieci (60,1%), in contrazione per il 24,6%, ma in espansione per il 15,3%, quota che potrebbe risalire se Transizione 5.0 avrà regole certe e risorse adeguate.
“In un contesto di grande incertezza, le nostre imprese dimostrano notevole resilienza e capacità di aprirsi a nuovi mercati – commenta Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est -. Ma ogni reazione deve confrontarsi con un tema imprescindibile che è la competitività del sistema produttivo, messo alla prova da un mercato globale sempre più aggressivo e dalla sfida della triplice transizione, ambientale, digitale e demografica, che sta ridisegnando le nostre imprese in modo profondo”.
“La competitività richiede un impegno politico convinto e una visione di lungo periodo. Ora il momento è cruciale per scelte chiare e immediate, in chiave nazionale ed europea, volte a evitare la deindustrializzazione e rilanciare la competitività – aggiunge – La priorità è sostenere investimenti, innovazione e semplificazione”.
“Le nostre imprese hanno bisogno di orizzonti certi e programmabili per non perdere fiducia nelle istituzioni ed investire. Chiedono a gran voce che i provvedimenti di incentivo agli investimenti – dal 4.0, 5.0 e seguenti – previsti dal Governo e in discussione in questi giorni nella Legge di Bilancio 2026, siano effettivamente di semplice utilizzo e rapida operatività – prosegue – Per funzionare, la misura deve prevedere poca burocrazia, l’estensione triennale dell’iper-ammortamento fino al 2028, copertura finanziaria stabile e l’applicabilità immediata dal 1° gennaio 2026, senza i rallentamenti dell’iter attuativo. Solo così potrà dare reale impulso agli investimenti”.
“Non è più rinviabile il provvedimento sull’energia per ridurre i costi, superiori in media del 44% rispetto alla media Ue, o rischiamo di perdere pezzi di industria. È il primo fattore di attrattività: dobbiamo attrarre imprese e mantenere in Italia e in Veneto le nostre”, conclude.
“Volgendo lo sguardo al Veneto – sottolinea la presidente Carron – non possiamo permetterci di rallentare il supporto alle imprese che la Regione ha dato sinora: occorrono maggiori risorse per la legge sull’attrattività, per i progetti di internazionalizzazione, innovazione tecnologica, infrastrutture e data center volti a dare una nuova prospettiva di sviluppo al Veneto almeno per i prossimi dieci anni”.
Un’agenda che non potrà più contare sul PNRR, ma sui fondi di coesione europei 2028-2034.
“Va scongiurata la gestione centralizzata che rischia di escludere le Regioni e i territori dalla programmazione. È invece vitale mantenere una governance territoriale, un’allocazione delle risorse che tenga conto delle specificità locali, valorizzando la capacità di progettare, sburocratizzare, attrarre e realizzare investimenti trasformativi – conclude Paola Carron – Confindustria Veneto Est sostiene con forza questa prospettiva ed è al fianco del Presidente Alberto Stefani per dare slancio alla capacità del nostro territorio di crescere e innovare”.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto: Confindustria Veneto Est)
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