Caprioli, lepri e mucche; gli erbivori e i loro piccoli alleati

Chi non ha mai osservato un capriolo al pascolo? Questi eleganti animali sembrano nutrirsi senza preoccupazioni di erbe, foglie e germogli, eppure dietro questa apparente semplicità si nasconde una sfida nutrizionale affascinante.

Tutti gli animali, anche noi (ovviamente!), hanno bisogno di venti diversi “mattoncini” chiamati aminoacidi per costruire le proteine del loro corpo. Il problema è che gli animali sono in grado di produrne autonomamente solo undici, mentre i restanti nove devono necessariamente trovarli nel cibo. Se mangi carne o pesce, il gioco è fatto: questi alimenti contengono già tutti gli aminoacidi necessari. Ma se sei un erbivoro, le cose si complicano parecchio.

Le piante infatti non sono tutte uguali dal punto di vista nutrizionale. Il mais che vediamo coltivato nei campi, per esempio, è povero di alcuni aminoacidi importanti, così come il frumento. Come fanno allora gli animali erbivori a sopravvivere?

Prendiamo come esempio i caprioli. Questi animali hanno sviluppato una strategia molto intelligente; nel loro stomaco vivono milioni di batteri microscopici che fanno un lavoro straordinario. Mentre il capriolo mastica le foglie, questi batteri le digeriscono e, come bonus, producono proprio quegli aminoacidi che mancano nelle piante. È come avere una fabbrica di proteine sempre attiva nella pancia!

La stessa strategia la utilizzano le vacche e le pecore degli allevamenti. Una vacca da latte può ottenere fino a tre quarti degli aminoacidi essenziali direttamente dai batteri che vivono nel suo stomaco. Ecco perché possono nutrirsi prevalentemente di erba e fieno e produrre comunque latte ricchissimo di proteine complete.

Ma non sono solo i mammiferi ad aver trovato soluzioni creative. Chi ha un orto o un giardino ha sicuramente incontrato i piccoli afidi verdi che si attaccano alle piante. Questi minuscoli insetti si nutrono esclusivamente della linfa delle piante, un liquido povero di proteine e aminoacidi. Come fanno a sopravvivere? Anche loro portano sempre con sé i loro “assistenti” batterici. All’interno del loro corpicino vivono batteri specializzati che producono tutti gli aminoacidi mancanti. È un rapporto di collaborazione così stretto che gli afidi non possono più vivere senza questi batteri, e i batteri non possono vivere fuori dagli afidi.

Anche le lepri che osservate nei prati hanno escogitato un trucco particolare. Oltre a scegliere attentamente cosa mangiare, variando tra erbe, cortecce e gemme per ottenere il mix giusto di nutrienti, hanno sviluppato un sistema molto efficiente per sfruttare al massimo quello che mangiano. Il loro corpo è diventato bravissimo a riconoscere quando manca un particolare aminoacido e a rallentare alcune funzioni non essenziali per risparmiare energia.

È interessante notare come ogni specie abbia trovato la sua strada. Gli insetti si sono alleati con i batteri, i ruminanti come vacche e caprioli hanno sviluppato stomaci complessi che ospitano intere comunità di microorganismi, mentre altri animali, come le lepri, hanno imparato a diversificare molto la loro dieta e a gestire meglio le risorse del corpo.

Questa storia ci insegna quanto sia ingegnosa la natura. Centinaia di milioni di anni fa, quando gli animali “decisero” di smettere di produrre alcuni aminoacidi per risparmiare energia, sembrava una mossa rischiosa. Eppure, guardando i nostri prati e boschi brulicanti di vita erbivora, è evidente che quella fu una strategia vincente. Ogni animale ha trovato il suo modo per trasformare l’erba in muscoli, pelo e energia vitale.

La prossima volta che vedrete un capriolo al pascolo o noterete gli afidi sulle vostre piante, ricordatevi che state assistendo a uno dei più antichi e riusciti esempi di cooperazione tra specie diverse, una partnership che ha permesso alla vita erbivora di prosperare per centinaia di milioni di anni.

(Autore: Paola Peresin)
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