Asolo, protesta sì ma non per tutti. Migliorini: “Fare fronte unico e spingere sulle compensazioni economiche”

Se ieri la voce di chi ha protestato si è fatta sentire, chi non si è esposto o chi ha portato avanti manifestazioni di dissenso più moderate fa comunque parte di chi non accetta questa condizione: anche qui le correnti di pensiero nell’asolano si sono divise tra chi, pur volendolo, ha definito insostenibile l’eventuale “prezzo” della protesta e di chi crede in un approccio che non preveda la trasgressione e che vada a sollecitare una maggiore coerenza nelle linee guida proposte.

La difficoltà maggiore, secondo alcuni titolari delle attività ad Asolo e dei comuni vicini, starebbe nell’adattare in continuazione i propri parametri alle variabili imposte. Persino nelle antiche osterie del centro storico di Asolo, si è dovuto optare per soluzioni che si discostano dal concetto tipico di osteria, proponendo opzioni d’asporto e a domicilio.

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Nel corso dell’anno però sono state talmente tante le modifiche e anche gli investimenti in questo senso, che alcune attività non sono riuscite a stare al passo e hanno dovuto optare per la chiusura. I titolari affermano che con questo genere di “rimedi” non si ottengono risultati economici soddisfacenti proprio perché né loro né i clienti sono abituati a tenere in considerazione i costi extra.

“L’asporto è un modo per mantenere vivo il rapporto con i clienti – ricorda Ezio Botter del Bar Centrale – ma anche noi abbiamo sostenuto la protesta, lasciando le luci accese ieri sera”.

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Lo stesso pensiero vale per l’Osteria al Bacaro, dove Andrea e Alberto sono riusciti, a mantenere un approccio tradizionale persino lavorando con la porta d’ingresso chiusa.

Ottimismo e pazienza non mancano nella visione futura di alcuni, come nel caso del Porchetta a Manetta, in cui il titolare si dice sicuro che ne usciremo a breve. Al contrario, il bar Pepper di Crespignaga, a Maser, ha chiuso i battenti in attesa di tempi migliori e ieri sera i titolari si sono fatti trovare all’interno del proprio locale con le luci accese e nessun cliente all’interno.

Non è raro imbattersi in situazioni ancora più critiche, con i titolari di alcuni locali che affermano di essere in cerca di un altro lavoro.

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Atteggiamenti differenti, che portano a riflettere su quanto le chiusure abbiano impattato sulle attività in modo uguale eppure diverso. Prendendo in considerazione anche gli alberghi in un luogo come Asolo, dove il turismo è la linfa vitale, come consiglia il sindaco Mauro Migliorini, il ragionamento si estende anche a quelle attività che pur avendo la possibilità di restare aperte, hanno visto nuovamente la propria clientela ridimensionarsi a partire da metà ottobre, fino a sparire del tutto.

L’importante sarebbe fare fronte comune – afferma il sindaco Migliorini, – tra esercenti, amministrazioni e associazioni di categoria. Un’unica cordata per cercare di ridare chiarezza alle normative, stabilire scadenze più lunghe e ben definite e predisporre e calcolare i ristori economici: in questo modo si organizzerebbero meglio scuole, trasporti e attività“.

“Oggi – conclude – c’è chi spegne le luci e chi le accende, con una voce univoca e coesione con le associazioni di categoria potremmo lavorare sulla compensazione economica che vada a dare una mano a chi ha bisogno di pagare imu, tasse, bollette e dipendenti”.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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