L’artista bellunese di Land Art Fabrizia Zammatteo porta il desiderio di pace sulle rive del Lago di Santa Croce con l’opera “Voluntas Pacem”

Nata nel bellunese, formatasi successivamente al Liceo artistico e negli anni ’80 nell’Accademia di Belle Arti di Venezia, Fabrizia Zammatteo ha lavorato come restauratrice monumentale, con progetti in attivo di una certa rilevanza, come all’Arena di Verona. Dopo 10 anni, però, ha deciso di dedicarsi completamente alla sua arte, la Land Art (una forma d’arte contemporanea, caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale).

“Fin da piccola – afferma l’artista – sono stata immersa nel mondo dell’arte. Ho iniziato a dipingere giovanissima ma rimango sempre con i piedi per terra, mia madre mi diceva: vola basso”.

Dietro la Land Art si cela una grandissima filosofia: “L’artista non è attaccato alla sua opera d’arte fine a se stessa, dato che potrebbe durare un paio d’ore con una grandinata improvvisa. Il senso quindi è proprio quello che rimane, il messaggio: la condivisione dell’idea, il concetto, l’attualità. Lo scopo è quello di fare riflettere”. Per sua stessa natura, infatti, questo tipo d’arte è tra le più effimere perché è strettamente connessa ai cambiamenti climatici che, in qualsiasi momento, possono intromettersi in essa lasciando, però, il messaggio che vuole trasmettere.

L’artista bellunese ha realizzato domenica 10 aprile un’opera accanto alle rive del Lago di Santa Croce, di dimensioni 160×75 metri, “Voluntas Pacem”, destando una grandissima curiosità da parte dei cittadini che prima di conoscere l’artista, preoccupati, avevano perfino pensato fosse stata eseguita dagli extraterrestri.

“Ho lavorato per 4 anni a questo progetto – prosegue Zammatteo – stavo attendendo il momento giusto, qualcosa che avesse un significato forte. Esso è arrivato, purtroppo: la guerra. Una tematica in cui tanti artisti si stanno muovendo a livello mondiale, una situazione in cui siamo dentro direttamente. L’opera, scritta in latino, significa: vogliamo pace. Vuole, quindi, essere un augurio di pace, in questi tempi difficili. La mia fortuna è stata avere una tela immensa (le rive del Lago di Santa Croce) in cui poter esprimere quello che sento”.

“È stato un duro lavoro perché il terreno era totalmente arso, con il rastrello non riuscivi a smuovere il suolo. Abbiamo dovuto usare le zappe, una tecnica d’altri tempi con spaghi, fili e paletti però pin piano ci siamo riusciti, a mano con fatica e sudore. Un tempo lunghissimo per pensarla, un periodo duro per eseguirla ed una durata brevissima perché resterà fino alla prossima pioggia”.

“Mi chiedono spesso: ma chi te lo fa fare. Io rispondo che sono cose che vengono da dentro che non riesci a fermare, l’ispirazione c’era e guardando il Lago di Santa Croce, uno dei più bei laghi che abbiamo in veneto, ho deciso di lasciarmi andare ed eseguire finalmente l’opera. Ci sarà sicuramente qualcos’altro sul lago perché merita ed è una tela stupenda, una delle più belle che abbiamo nel bellunese”.

Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche; numerose anche le esposizioni e i riconoscimenti internazionali come in Germania, a Berlino. A Sitran d’Alpago, ad esempio, si trovano due sculture: ”Noveottobremillenovecentosessantatre” dedicato alla tragedia del Vajont, ”Specchio a due facce” con un concetto più politico con una sfaccettatura di quello che vedo e voglio vedere. Nel sito dell’artista (clicca qui) si possono trovare ulteriori opere tra cui disegni, foto e dipinti.

“Le cose belle sono fatte con l’unione di intenti. Devo ringraziare – conclude – chi mi ha aiutato nell’impresa, il mio staff che mi sta seguendo. Qualcuno dice che bisogna prendere delle posizioni, la mia è per la pace. Sono fortunata che, nella mia umiltà, ho i mezzi per potermi esprimere e spero che il messaggio arrivi e sia arrivato”.

(Foto: Fabrizia Zammateo).
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