A tu per tu con il club dello “sport della mente”: il bridge e la sua sfida ai giochi online

Se qualcuno pensava che il bridge fosse un passatempo ormai andato fuori moda, dovrà ben presto ricredersi: a Conegliano esiste un vero e proprio club dedicato a quello che è stato definito dal Coni uno “sport della mente”.

Sì perché il bridge non è un semplice gioco di carte, ma è riconosciuto come uno sport a tutti gli effetti dal Coni, con tanto di Federazione dedicata alla disciplina.

A spiegare tutti questi dettagli è Nella Dassiè, al suo secondo mandato da presidente del club (iniziato nel 2017) con sede in via Maset, club che sarà presente il prossimo 3 settembre in centro città, in occasione della Festa delle associazioni.

Dassiè è inoltre consigliere regionale della Federazione italiana gioco bridge (Figb).

Lo sport comporta la presenza di quattro giocatori, organizzati in due coppie sfidanti. 

Il gioco si articola in due fasi, la “dichiarazione” e il gioco delle carte vero e proprio. La prima fase termina con un “contratto”, ovvero l’impegno da parte di una delle due coppie di conseguire un determinato numero di “prese”. Successivamente si deve cercare di rispettare questo contratto.

Il bridge è quindi uno sport per tutti e per tutte le età, senza controindicazioni.

Un gioco a carte che, negli ultimi anni, ha dovuto far fronte alla concorrenza del gioco online, favorito dal periodo della pandemia, come la stessa Dassiè ha fatto presente.

“Il bridge è un gioco di carte diverso dal burraco: richiede un certo periodo di apprendimento – ha spiegato la presidente – Il nostro obiettivo è quello di allargare la platea ai giovani e di diffondere ancor di più questo sport”.

“A causa del periodo della pandemia, il gioco online ha fatto un balzo in avanti rispetto a quello in presenza. Ciò è dovuto al divieto che c’è stato, a lungo, di giocare a carte, poiché comportava un contatto diretto, e quindi dei problemi di distanza, trattandosi di uno sport con quattro giocatori dietro al tavolo, praticato per lo più al chiuso – ha proseguito – I giochi online ci sono sempre stati, ma durante il Covid hanno registrato un’implementazione che pesa di più. Credo, invece, che il gioco online e quello in presenza possano convivere”.

Ma come funziona il club?

“Una volta alla settimana ci si trova in sede per un torneo di allenamento, a cui segue una discussione su come si è giocato. Attualmente siamo 25 componenti – la risposta di Dassiè – Esiste un campionato regionale di questo sport e vari circoli, dei quali i più grossi si trovano a Mestre e a Padova. Sono campionati a squadre e a coppie, organizzati in sale convegni”.

E quanto tempo ci vuole per poter apprendere questo gioco?

“Si tratta di un aspetto abbastanza individuale: è un gioco di logica e di memoria – ha chiarito – Un corso di avvicinamento, solitamente, può durare tre mesi, con uno o due incontri alla settimana. Però c’è da dire che non si finisce mai di imparare: è uno sport sempre in evoluzione”.

Addirittura c’è chi ha pensato bene di introdurre il bridge come attività didattica: è il caso dell’istituto tecnico superiore “Alessandro Rossi” di Vicenza, il primo istituto ad aver organizzato per gli studenti degli incontri extracurriculari, per allenarsi in questo sport.

Una scelta dettata dalla volontà di approfondire con gli studenti uno sport che, per sua natura, sviluppa il ragionamento, favorisce la resilienza di fronte alle difficoltà e il lavoro di squadra ma, soprattutto, incrementa la socialità, cosa sempre di più messa a repentaglio tra i giovanissimi dall’uso dei social che, al contrario, favoriscono un certo isolamento.

Ma non è tutto: secondo una ricerca condotta dall’Università della California a Berkeley, condotta su un gruppo di giocatrici di età compresa tra i 70 e gli 80 anni, il gioco del bridge favorisce lo sviluppo del sistema immunitario.

“Io ho iniziato a giocare a bridge una decina di anni fa e devo dire che è una sfida che stimola – ha proseguito Dassiè – Questo è uno sport che allena la mente ed è stimolante: bisogna soltanto tenere duro durante la prima fase, in cui si devono imparare tutte le regole”.

(Foto: per concessione di Nella Dassiè).
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