Al De Gironcoli una targa in ricordo del primario Giancarlo Donati

Il primario Giancarlo Donati
Il primario Giancarlo Donati

Particolarmente sentita la cerimonia svoltasi ieri, venerdì 22 dicembre, all’ospedale De Gironcoli di Conegliano, organizzata per ricordare la figura del primario Giancarlo Donati, che proprio in quell’ospedale ha lavorato dal 1978 al Natale del 2001, giorno della sua scomparsa.

Alla memoria del medico e della sua professionalità è stata infatti dedicata una targa, alla presenza del dirigente medico Michelangelo Salemi (il quale ha spiegato le motivazioni di questa iniziativa), della moglie Daniela e dei figli del primario.

La sua prematura scomparsa non ha fatto dimenticare la sua predilezione per una “umanizzazione” della Medicina, concetto introdotto dallo stesso dottor Donati, insieme all’associazione Medici Cattolici e alla Società di Scienze Mediche di cui era il presidente.

La moglie Daniela e i figli del primario Giancarlo Donati
La moglie Daniela e i figli del primario Giancarlo Donati

Si trattava infatti di passare dalla figura del medico talvolta autoritario o distaccato a quella del medico che si interessa della salute del suo paziente, con empatia e attenzione.

Concetti che diffondeva con convinzione, per esempio soffermandosi a raccogliere la sofferenza dei degenti più problematici, ma anche nel rapporto coi colleghi, nell’insegnamento all’ascolto e al conforto, che trasmetteva anche in occasione della docenza alla scuola per infermieri professionali.

“Si è trattato di una cerimonia semplice, alla presenza dei medici dei reparti e degli infermieri che hanno lavorato con mio marito, ritenendo giusto ricordarlo – ha spiegato la moglie – Ancora oggi ricordano infatti la sua capacità di ascolto e la sua educazione ai sentimenti“.

Valori per cui il Comune, l’ospedale e il Rotary Club di Conegliano, di cui il primario era membro, dopo la sua morte avevano istituito un premio, da destinarsi ai medici o paramedici che si fossero distinti per questa particolare attenzione e cura del malato.

“Umanizzazione e capacità di ascolto sono valori sempre più auspicabili per una migliore qualità di vita”, era stato il motto.

(Foto: per gentile concessione di Daniela Donati).
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