In questo periodo difficile, dove il personale medico-sanitario delle nostre Ulss viene sottoposto a un terribile tour del force, dovuto alla pandemia in atto, non mancano le testimonianze di come in ogni caso non venga dimenticata la cura di patologie diverse.
Una testimonianza di particolare valore ci è giunta da una professionista dipendente dell’Ulss che si è trovata improvvisamente dall’altra parte, vivendo la fragilità di un paziente, in questo caso la mamma, e toccando con mano – come dice – le stesse paure dei suoi pazienti, ma trovando anche una sponda sicura nella professionalità, competenza e amore dei colleghi verso tutti gli ammalati.
Riceviamo e pubblichiamo:
“Gentile Direttore,
le scrivo spinta da un profondo senso di gratitudine e stima verso tutto il personale della Terrapia intensiva dell’Unità coronarica dell’ospedale di Conegliano per segnalarle la mia esperienza di eccellente sanità vissuta in questo momento storico in cui la pandemia riempie i titoli dei giornali e pare che le altre patologie siano improvvisamente scomparse o messe in secondo piano.
Con estrema sincerità devo ammettere di essere stata molto combattuta sul farlo, io stessa sono una dipendente della Azienda Ulss 2 Marca Trevigiana e la mia testimonianza poteva sembrare ‘di parte’. Di fatto il 30 dicembre scorso mi sono improvvisamente trovata io ‘dall’altra parte’ e ho vissuto le stesse paure che vivono le persone, e gli stessi miei pazienti, quando ci si trova a fare i conti con la malattia, la fragilità e la precarietà della vita.
Quel giorno mia mamma ottantenne a seguito di una crisi coronarica acuta è stata ricoverata in terapia intensiva nell’ospedale di Conegliano. La mamma ha vissuto 20 giorni in reparto, giorni intensi emotivamente e critici clinicamente, per poi tornare a casa ‘sulle sue gambe’, provata dall’esperienza vissuta, commossa per le cure amorevoli ricevute e rassicurata dall’alta competenza e professionalità dell’intera équipe.
In quei giorni ho visto i miei colleghi medici, infermieri e operatori sanitari con occhi diversi, con gli occhi di un parente di un paziente critico che sta vivendo un momento di estrema fragilità. Ho visto persone attente, amorevoli, umane che si prendevano cura di tutti gli ammalati sempre con un sorriso, che trasmettevano serenità e speranza anche nei momenti più difficili. La cosa lodevole è che riescono a fare tutto questo in un momento in cui l’emergenza sanitaria li sta sottoponendo a carichi emotivi e lavorativi importanti.
Quello che più mi ha colpito è il modo in cui i pazienti venivano guardati. Sembra una banalità ma i pazienti venivano guardati negli occhi, chiamati per nome e venivano ascoltati. In questo modo si creano delle relazioni di cura fondamentali che diventano esse stesse terapia.
Mia mamma, mio fratello ed io non smetteremo mai di ringraziare l’intera équipe di cardiologia e dell’emodinamica dirette dal dott. Roberto Mantovan, le coordinatrici Marialuisa Cesaro, Marianna Canzian e Raffaella Frare e tutto il personale medico, infermieristico e di supporto.
Vorrei ringraziare uno ad uno ogni professionista che ha accompagnato mia mamma durante questa malattia, sicuramente dimenticherò qualcuno che spero mi perdonerà e assicuro che non toglie nulla al valore di quello che ha fatto e che continua a fare ogni giorno con tutti i pazienti.
Ringrazio con tutto il cuore il Direttore dott. Mantovan, la preziosa dott.ssa Monica Centa, il dott. Giuseppe Allocca, il dott. Martino Cinquetti, l’onnipresente dott. Franco Macor, il dott. Leonardo Corò, il dott. Nadir Sitta, la dott.ssa Ricarda Marinigh, il dott. Moemen Mohammed, il dott. Fausto Pizzino e la dott.ssa Emanuela Lanari.
Un grazie enorme a tutto il personale di supporto, infermieri e Oss, grazie a Gilberto, Marcello, Luciana, Elena, Tamara, Lara, Elisa, Donatella, Luisa, Federica, Arabella, Laura, Michela, Simona, Francesca e a tutti i colleghi che al momento non riesco ad elencare.
Distinti Saluti, Antonella Gaston“.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Archivio Qdpnews.it).
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