Conegliano, l’impresa di Daniele Modolo sulle montagne afghane: “Un record che sarà difficile replicare”

Si tratta di un’impresa sportiva dai risvolti umanitari, quella di Daniele Modolo, ultracyclist e nutrizionista coneglianese che lo scorso luglio è partito per l’Afghanistan per stabilire un record in sella alla sua mountain bike.

Sulle montagne del distretto di Bamiyan, il ciclista ha percorso in tre giorni un totale di 433 chilometri in solitaria, accumulando un dislivello di oltre 20 mila metri.

Oltre all’intento sportivo, anche la voglia di utilizzare la propria passione per aiutare la popolazione locale: a Bamiyan lo sportivo ha infatti raggiungo i giovani atleti dell’unica associazione ciclistica del Paese, Mountan Bike Afghanistan, che aiuterà materialmente nella preparazione in vista delle prossime olimpiadi.

Ho chiesto ai miei sponsor di fornire attrezzatura sportiva all’associazione. Tra i miei contatti c’è anche un atleta che ha partecipato alle olimpiadi, e fornire loro del materiale adeguato è molto importante” spiega Daniele, che racconta delle condizioni in cui sono costretti ad allenarsi gli atleti locali: “Questi ragazzi praticano ciclismo d’estate e sci d’inverno, e spesso si allenano in condizioni assurde. Non hanno impianti di risalita, e d’inverno camminano anche due ore in salita a piedi per 10 minuti di discesa con gli sci“.

moldo ciclo conegliano

Lo sport può aiutare tantissimo queste popolazioni: “L’associazione con cui sono in contatto cerca di introdurre all’attività sportiva i giovani afgani fin da piccoli. Si tratta di una possibilità di far vedere loro qualcosa di più oltre alla guerra e alla povertà in cui sono immersi, quindi di una finestra verso l’esterno che può dare loro speranza”.

A spingere il ciclista coneglianese verso questa sfida, ricca di gratificazioni ma anche di momenti problematici, sono state forti motivazioni personali: “Di sicuro ha giocato un ruolo importante il fascino per questo Paese, ma non è la prima ragione della mia scelta. Volevo fare qualcosa di unico e difficilmente replicabile, che non si basasse semplicemente sulla possibilità dello sponsor di dare rilevanza alla cosa. Mi è capitato in passato di essere copiato in qualche mia impresa, da qualcuno che aveva più visibilità, ma questa volta, in quel contesto, sarà difficile”.

“Percorrere sentieri e mulattiere tra i 2500 e i 3500 metri di altitudine ha permesso a Daniele di conoscere un Paese diverso da quello che raccontano i media, ricco di paesaggi mozzafiato, ma inevitabilmente si sono presentati i pericoli di una realtà scossa dalla guerra: “Questa avventura è stata per me fondamentale per confrontarmi con un tipo di paura differente da quella che solitamente si prova negli sport estremi, dove il libero arbitrio ha sempre un grosso peso. In questa situazione non avevo possibilità di scelta se non quella di partire o non partire. Una volta lì ero in balia di quello che capitava, e questo ha messo alla prova la mia capacità di adattamento fisico e psicologico”.

Daniele parlerà di paura, prendendo spunto anche dalla sua recente esperienza, giovedì 3 ottobre, al Teatro Dina Orsi in via Luigi Einaudi. La serata, ad ingresso gratuito, chiuderà il ciclo di conferenze tenute dallo sportivo e incentrate sul tema della forza di volontà.

(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
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