Iniziati i lavori di messa in sicurezza alle ex Fosse Tomasi. Toppan: “Intervento necessario”. Ubìc-Riserva: “Tristi e amareggiati”

Iniziati i lavori di messa in sicurezza alle ex Fosse Tomasi
Iniziati i lavori di messa in sicurezza alle ex Fosse Tomasi

Hanno preso il via i lavori di messa in sicurezza alle ex Fosse Tomasi, a Conegliano: nello specifico, l’opera riguarda le porzioni residuali della discarica, poste a nord dell’area centrale e che si affacciano su via Maggiore Piovesana, vicino al Comando dei Vigili del fuoco.

I lavori in questione hanno ricevuto un contributo dalla Regione Veneto, che si aggira sui 2 milioni di euro, dei quali la prima tranche da 900 mila riguarda questo stralcio iniziale di intervento (di cui 659.892,03 euro come importo di aggiudicazione dei lavori stessi).

Il cantiere in questione, aperto il 3 giugno, durerà per 210 giorni, fino al 28 novembre (la data di ultimazione prevista) e nell’opera è impegnata una ditta di Castelfranco Veneto.

Un intervento che vede due posizioni discordanti tra loro: da un lato quella del vicesindaco Claudio Toppan, che in rappresentanza del Comune di Conegliano ha definito necessaria la messa in sicurezza, e dall’altra quella del Comitato Ubìc-Riserva, dichiaratamente preoccupato per le piante e gli animali che oramai abitavano il luogo.

“Si tratta di un primo intervento con il supporto della Regione Veneto, un primo stralcio dell’area rimasta da mettere in sicurezza – ha affermato Toppan – Prosegue così la messa in sicurezza di questa grande area, per il quale ci è stato anticipato un primo contributo e mi auguro possa arrivarne anche un secondo, per poter mettere in sicurezza tutta la zona”.

“Siamo felici di ottemperare a questo problema ambientale – ha ribadito – Era un intervento necessario”.

Di diverso tenore, invece, le parole usate dal Comitato Ubìc-Riserva, realtà associativa nata nel 2020, con l’obiettivo dichiarato di “dare una narrazione diversa” all’area delle ex Fosse Tomasi, per farla riscoprire, nello specifico in termini ambientali, sotto una veste differente di fronte agli occhi dei cittadini.

“Siamo cresciuti insieme a quel boschetto, con la stessa lentezza, gli stessi incidenti di percorso. L’abbiamo visto cambiare, riprendersi con tenacia una terra di nessuno, renderla casa per animali schivi e piante indomite, punto d’approdo per i nostri ritorni e luogo in cui far viaggiare l’immaginazione – ha scritto il gruppo –

In questi ultimi tre anni ci siamo riuniti qui, in UBìC (Un Bosco In Città), un fronte comune per cercare di mettere insieme idee e proposte per evitare la distruzione di un piccolo ecosistema e, in fondo, di una parte di noi”.

“Negli ultimi giorni abbiamo trapiantato il maggior numero di piante possibile, le più piccole, pronti a far partire in autunno, con quelle che saremo riusciti a salvare, una campagna di adozione per la costituzione di un bosco diffuso, nato dal progetto e dai semi di quel primo boschetto, che non possiamo credere possa mai morire. Stiamo inoltre vigilando sul salvataggio di una quindicina di esemplari grandi, per la cui ricollocazione abbiamo proposto degli spazi verdi pubblici urbani e delle disposizioni – hanno proseguito – Purtroppo nulla siamo riusciti a fare per i molti animali che, nel corso di questi anni, hanno popolato e reso ricco di biodiversità il laghetto e il boschetto: speriamo solo che le piogge di maggio, che hanno comportato un rinvio dell’inizio dei lavori, abbiano consentito a più nidiate e cucciolate possibili di crescere ed essere pronte a fuggire e mettersi in salvo, pur con un inevitabile trauma. Siamo tristi e amareggiati, ma la nostra idea e i nostri obiettivi sull’area non cambiano”.

(Foto: per gentile concessione di un lettore).
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