Pace fatta tra l’insegnante d’inglese e i genitori che la contestarono, venendo denunciati. Arrivano le scuse e un risarcimento, devoluto alla scuola

Si è conclusa con un accordo tra le parti che ha portato alla remissione della querela con contestuale accettazione, davanti al Giudice di pace, una vicenda che ha toccato il mondo della scuola trevigiana. I fatti risalgono al 2017, quando un gruppo di una dozzina di genitori contestò un’insegnante di una scuola primaria di Conegliano sia sotto il profilo della competenza professionale, mettendo in discussione la sua preparazione nell’insegnare l‘inglese, sia il suo “assenteismo”. Tali accuse vennero stilate per iscritto e inviate sia al dirigente scolastico che all’assessore comunale, ma anche veicolate tramite WhatsApp e perfino attraverso gli alunni, creando secondo la docente (costituita parte civile) ampia diffusione a danno dell’immagine dell’insegnante.

La maestra Miriam Riccardi, assistita dall’avvocato Innocenzo D’Angelo su sollecitazione della Gilda degli insegnanti che proprio in quel periodo stava seguendo una serie di episodi dello stesso genere, querelò i firmatari per diffamazione.

Nel corso del processo, celebrato dal Giudice di Pace di Conegliano avvocato Massimiliano Marchetti, dalle testimonianze raccolte è affiorata invece nei confronti della docente ampia stima e considerazione; ne è stata riconosciuta la competenza ed è emerso che l’insegnante, come referente nel suo ambito, era un punto di riferimento anche per altri colleghi, oltre ad avere una lunghissima esperienza di insegnamento.

Per l’assenteismo è stato documentalmente dimostrato, nel corso del processo, come le assenze fossero pienamente giustificate da motivi di salute prima dell’anziana madre, malattia a seguito della quale è deceduta, e successivamente della stessa insegnante.

Alla fine del processo, a seguito delle deposizioni dei testimoni delle parti, alcuni dei genitori accusati presenti in udienza, si sono dichiarati dispiaciuti per l’accaduto e hanno formalizzato davanti al Giudice di pace le loro scuse, offrendosi di sostenere integralmente le spese legali dell’insegnante. La maestra, preso atto delle scuse, ha rinunciato al risarcimento in denaro per se stessa in favore di un’offerta alla scuola ove si sono svolti i fatti, donazione finalizzata all’acquisto di materiale didattico per l’insegnamento della lingua inglese. Il processo si è concluso con un non luogo a procedere nei confronti degli imputati per intervenuta remissione di querela.

“L’intento della maestra” afferma Michela Gallina, coordinatrice provinciale della Gilda degli Insegnanti di Treviso, “era principalmente accertare che le accuse fossero infondate e di conseguenza, dopo 40 anni di insegnamento, ripulire la propria immagine professionale. Non era interessata a speculare sulla vicenda, bensì a combattere la piaga sempre più frequente dei genitori che attaccano i docenti senza nemmeno preoccuparsi di verificare i fatti e dialogare con gli stessi. Accuse e diffamazioni di questo genere compromettono l’immagine professionale creando difficoltà psicologiche. Atteggiamenti superficiali ed aggressivi non fanno bene alla scuola e tolgono serenità e motivazione al proseguimento dell’attività di insegnamento”. La docente, dopo aver depositato la denuncia, ha chiesto ed ottenuto il trasferimento ad altra scuola, però una volta raggiunto l’obiettivo di portare alla luce la verità dei fatti, ha scelto di dare una svolta positiva ad un evento doloroso, trasformando l’offesa in un’offerta per la scuola. “In questo modo ha regalato un grande esempio educativo e di civiltà. Episodi di questo tipo dovrebbero però portare tutti a riflettere su quanta responsabilità ci sia dietro ad alcune azioni attuate con superficialità che possono produrre dei danni rilevanti e ingiusti alle persone”.

(Foto: archivio Qdpnews.it)
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