“Scatta, scatta, scatta e basta”. Al Sarcinelli è arrivato il “paparazzo superstar”: da Lady D a Jackie Kennedy, in mostra gli scatti di Ron Galella ai divi

“Scatta, scatta, scatta e basta”: era questa una delle 22 regole concepite nel corso della propria carriera da Ron Galella, il re dei paparazzi protagonista con i suoi scatti di dive e personaggi celebri della mostra “Paparazzo superstar” allestita a Palazzo Sarcinelli e aperta al pubblico da domani venerdì 7 ottobre e fino al prossimo 29 gennaio.

Sono nove le sale che ospitano 180 foto, ovvero una “sintesi” di quei 3 milioni e mezzo di scatti che compongono l’archivio di 50 anni di carriera del fotografo, nato a New York nel 1931 da padre italiano e madre statunitense di origine italiana e deceduto lo scorso 30 aprile.

Una “mostra divertente e per tutti” (curata da Alberto Damian, prodotta e organizzata da Simebooks), che ci riporta indietro nei vari decenni, a tu per tu con i personaggi che hanno animato lo scenario internazionale del mondo dello spettacolo e del jet set.

Dal primo scatto realizzato nel 1965 che ritrae una meravigliosa Sophia Loren alla sua “ossessione” (come lui la definiva) Jackie Kennedy (protagonista di due dei suoi 22 libri fotografici), le sale del palazzo storico di via XX Settembre accolgono ritratti e immagini dei personaggi più noti delle celebrities inglesi, americane e italiane (in quest’ultimo caso con un focus particolare sul settore della moda).

Attori, cantanti e musicisti non mancano in questa galleria di immagini, da Michael Jackson ad Alice Cooper, da Madonna a Mick Jagger, dai Beatles a David Bowie, e poi Valentino, Donatella e Gianni Versace, Jack Nicholson, un giovanissimo Leonardo Di Caprio e un’Angelina Jolie da bimba, Sylvester Stallone, Robert Redford, Liz Taylor e Richard Burton, John Travolta e Olivia Newton-John, Dustin Hoffman e Sean Penn, Marlon Brando e Lady Diana solo per citarne alcuni.

Scatti che hanno immortalato il mondo dello spettacolo internazionale nei momenti più disparati: merito della grande passione e intraprendenza di questo paparazzo, noto per i travestimenti e gli escamotage architettati ad arte pur di arrivare all’obiettivo della foto desiderata. Tutte immagini che poi Galella annotava in maniera meticolosa all’interno dei propri diari.

Una passione, quella per la fotografia, sorta negli anni cinquanta durante il servizio militare in Corea, un periodo in cui Galella ha avuto modo di fotografare le prime celebrità, che si recavano in visita alle basi americane per tenere alto il morale delle truppe. Una volta tornato negli Stati Uniti, decide di laurearsi in Fotogiornalismo a Los Angeles, per poi dedicarsi completamente ai suoi scatti, venduti ai principali tabloid statunitensi e mai dati in esclusiva a un solo rotocalco, a meno che la paga non fosse consistente.

Un profilo, pertanto, che incarna il concetto stesso del termine “paparazzo”, parola entrata nei vocabolari internazionali e ripresa dal nome del personaggio felliniano del fotografo della “Dolce vita” (1960) il quale, con la propria intraprendenza, affianca Marcello Rubini (Marcello Mastroianni), un giornalista specializzato in cronaca mondana. Oggi il termine identifica i fotografi scandalistici dei vip ma, film a parte, l’origine del termine è ancora incerta e Federico Fellini ha fornito sempre delle versioni differenti su questo punto.

“Eravamo ansiosi di accogliere questa mostra – ha affermato il sindaco Fabio Chies nel corso del vernissage organizzato per la stampa e vari ospiti -. Purtroppo Galella è mancato lo scorso aprile e speravamo che, tramite un messaggio, potesse essere qui con noi. Una mostra che fa rivivere momenti importanti della storia, arricchendo tutti e risvegliando la voglia di riscoprire certi personaggi. Una mostra, questa, molto attesa sia a livello provinciale che regionale”.

“Ron Galella ha saputo immortalare i divi nei momenti più inaspettati (non senza avere qualche problema legale nel corso della sua carriera) – ha spiegato Lucio Spaziante, professore associato del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna -. Le sue foto sono dinamiche, in movimento, sapevano cogliere i vari particolari e inquadrare il mondo dello spettacolo dagli anni ’50 – ’60 fino agli ’80. Con la sua fotografia ha anticipato il mondo dei social media, oggi simbolo di una ‘intimità autogestita’ da parte dei personaggi famosi. Un desiderio di controllo dell’immagine di fronte al quale Galella all’epoca diceva: ‘Le celebrities vogliono avere il controllo sulla loro immagine, ma io non glielo do'”.

“Il suo è un archivio dal valore inestimabile, con foto dove non ci sono elementi malvagi – ha proseguito – Questa è una mostra che ha un certo valore storico”.

“Da amico di Ron Galella sono emozionato di aver portato qui la mostra: ho mantenuto una promessa fatta – ha commentato il curatore Alberto Damian -. Si tratta di un progetto iniziato a febbraio, quando Ron era ancora vivo, che accoglie le sue foto più iconiche. Aveva iniziato la propria carriera con l’analogico, ma sapeva stare al passo con la tecnologia, riconoscendo nel digitale la possibilità di semplificare il lavoro”.

“Tenace nel proprio mestiere (per fotografare Audrey Hepburn aveva scavato un buco nella siepe), era un fotografo metodico, dal motto ‘Ricorda che chiunque potrebbe diventare qualcuno, un giorno. Fotografa tutti’ – ha proseguito Damian -. Era estremamente simpatico, pieno di aneddoti e ha lavorato fino al giorno prima della sua morte: da lui possiamo imparare il concetto che non bisogna sprecare il proprio tempo”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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