Crocetta, i Comuni si uniscono in difesa delle Grave di Ciano. I cittadini temono l’opera prevista dalla Regione

Ieri sera si è tenuto il Consiglio Comunale a Crocetta del Montello e tra i numerosi punti trattati quello che ha focalizzato maggiormente l’attenzione e unito maggioranza e minoranza è stato l’ultimo, inerente le grave di Ciano e il progetto delle casse di espansione.

L’Amministrazione capitanata dal sindaco Marianella Tormena ha esposto un documento, ricco di supporti tecnici, che verrà approvato anche in altri Consigli nei Comuni limitrofi: una delibera per la gestione integrata del rischio alluvioni attraverso lo strumento del “Contratto di fiume”, facendo unire le forze dei Comuni dell’area montelliana in difesa delle Grave di Ciano.

A sostenere l’iniziativa, oltre al Comune di Crocetta, saranno le Amministrazioni di Nervesa della Battaglia, Giavera del Montello, Volpago del Montello, Montebelluna, Caerano San Marco e Trevignano.

Sul progetto delle casse di espansione sulle Grave di Ciano del Montello si è parlato ormai parecchio ma le difficoltà di trovare un punto di mediazione tra le esigenze portate avanti dalla Regione Veneto e dall’Autorità di Bacino e quelle del Comune di Crocetta, che vedrebbe un terzo del proprio territorio completamente invaso dal cemento, sembrano aver raggiunto livelli di non ritorno.

La mia cittadinanza – ha spiegato in maniera accorata e preoccupata il sindaco Tormena – ha paura. E’ un progetto enorme e le persone stanno comprendendo l’impatto che questo potrebbe avere sulla loro sicurezza personale. Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa aveva segnato dei precisi paletti consigliando l’utilizzo dello strumento del “Contratto di Fiume” ma vediamo che la Regione non sta seguendo questa linea”.

Rincara la dose il vicesindaco Giancarlo Fritz: “Si è venuto a creare un dualismo semplicistico e fanciullesco, i Comuni del Basso Piave spingono verso la realizzazione sfruttando anche i fondi del Recovery Plan, sottolineando la necessità di porre rimedio a spese di tutti quei Paesi del medio corso, tra cui il nostro. Si tratta di una strumentalizzazione diabolica e riprovevole. E’ utopico pensare che basteranno queste casse per risolvere un problema così complesso e articolato come la gestione delle acque del Piave”.

Dalla discussione in Consiglio è stato sviscerato anche il timore per tutti quei Comuni rivieraschi, come Vidor e Sernaglia dopo l’eventuale costruzione dell’opera: i consiglieri di minoranza e maggioranza si sono chiesti se il progetto preliminare abbia analizzato a fondo la loro condizione e i grandi pericoli a cui sarebbero sottoposti.

Il consigliere di minoranza Eugenio Mazzocato si è mostrato totalmente d’accordo, così come il resto dell’opposizione, e ha ribadito la sua posizione inerente la necessità di chiamare in loco i tecnici, il professor D’Alpaos e l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, a parlare direttamente con le persone interessate e con la popolazione: “Devono venire qui e metterci la faccia e spiegare cosa ci sia davvero dietro a questo progetto, gli interessi economici ed elettorali”.

Parole dure anche da parte della consigliera Lucia Poloniato: “Questa lotta intestina tra Comuni, l’opposizione dura dei Comuni come Ponte di Piave, Salgareda e San Donà, si riduce semplicemente ad un mettere in pericolo delle vite per tutelarne altre. Noi non possiamo accettare questa filosofia e non vorremmo essere ricordati come gli abitanti di Erto che per anni hanno urlato il loro timore sul Monte Toc per poi essere protagonisti involontari di una tragedia terribile. L’area delle Grave è naturalistica e tutelata ma bisogna tenere in considerazione anche il terreno carsico del Montello, la tenuta idrogeologica di Ciano”.

“Questa delibera è solo un primo passo  – ha concluso Tormena – perché vogliamo estendere la sua approvazione anche ad altri Comuni della sinistra Piave”.

(Fonte: Ylenia Bigolin © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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