Addio a Vittorio Zaglia, promotore del co-housing: viaggiò in Usa e Africa ma sentiva Paderno del Grappa come casa

Qualche tempo fa Vittorio Zaglia ci aveva rilasciato un’intervista sul tema del co-housing: un argomento che trattava con una passione smisurata, quasi come se nella vita si fosse occupato soltanto di questo. Invece il co-housing non è che uno dei suoi ultimi pionieristici progetti, al quale si era dedicato con tutto se stesso: nella sua vita, il compianto Vittorio, mancato ieri mattina, sabato 15 aprile, a 75 anni, ha viaggiato da continente a continente, ha cambiato lavoro molte volte, ha sofferto, si è ripreso, senza mai perdere quella gentilezza e quell’eleganza per la quale ancora oggi viene ricordato.

La famiglia di Zaglia, da parte di nonna, è nota a Paderno del Grappa, oggi Pieve, da prima della guerra: nonostante i suoi genitori risiedessero a Padova, il piccolo Vittorio veniva spesso a Paderno durante le vacanze estive. Mentre frequentava la seconda di un liceo classico di Padova, i suoi genitori decisero di aderire a un programma di intercultura che inviava gli studenti negli Stati Uniti, per farli crescere e diplomare in un contesto americano.

L’esperienza negli States fu un grande vantaggio per lui: dopo alcune esperienze, andò a lavorare per una multinazionale americana e, per diversi anni, lavorò con realtà molto grandi e influenti nel mercato. Dopo che la Henkel lo inserì a Firenze, a Roma, a Milano e poi a Padova per insegnare ai venditori come fare business in Italia, Vittorio subì uno degli aspetti più caratteristici del mondo del lavoro americano: improvvisamente, per un cambio di strategie, gli dissero di licenziare tutti e poi di licenziare se stesso.

Fu così costretto a reinventarsi: trasformò quella che era la sua grande passione, i mobili antichi, nella sua attività. Fu tra i primi a importare mobili e arredamenti etnici a Milano, proponendo anche degli ibridi tra moderno e antichi. Quel lavoro gli piaceva particolarmente, ma un’altra grande sfortuna bussava alle porte: lui e sua moglie persero in pochi giorni l’unico figlio ventenne, per una leucemia fulminante.

Vittorio sentì il bisogno di voltare pagina e si trasferì a Capoverde, in Africa, per occuparsi di immobili. Quando fu il momento, tornò in Italia: non a Milano però, città che non aveva mai digerito. Scelse invece di stabilirsi a Paderno del Grappa, dove decise sarebbe invecchiato. Negli ultimi anni, assieme all’amico Daniele Ferrazza, con cui aveva portato avanti tanti progetti, si era dedicato alla proposta del co-housing: un sistema che consentirebbe agli anziani un ottimo equilibrio tra autonomia, compagnia e assistenza. Era anche stato membro del cda di Asolo Musica.

“Vittorio aveva gli interessi più disparati. Una persona appassionata quanto purtroppo sfortunata, anche per quest’ultima malattia – racconta la moglie, Elisabetta, che ci ha descritto la sua vita – In tanti mi hanno chiamato per fare le condoglianze. Lui è stato molto preciso sulle sue volontà e mi ha chiesto di organizzare un incontro, presumibilmente il 3 giugno, in cui amici e parenti si possano incontrare in modo corale. Devo avvisare tante persone che gli volevano bene, non solo qui ma anche a Milano”.

Dietro sua specifica richiesta, Vittorio verrà condotto a cremazione a Bologna e poi trasportato a casa, a Paderno. Gli amici potranno ricordarlo all’incontro citato dalla signora Elisabetta, in un’occasione che lui desiderava diversa da un classico, grigio, funerale.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati