A San Fior è stata da poco sistemata la storica cappella della famiglia Nobile De Scala, che racchiude un capitolo di storia locale.
I lavori sono stati inaugurati a fine maggio e hanno comportato la messa in sicurezza della cappella stessa, in quanto l’edicola versava in condizioni critiche.
A questa famiglia appartenevano i fratelli don Edoardo (sacerdote nel territorio dal 1905 al 1939), Attilio e Teresa. Quest’ultima, la più piccola dei fratelli, morì il 25 aprile 1948, lasciando i beni della famiglia a beneficio della parrocchia.
Originari di Verona, giunsero a San Fior animati dal desiderio di condurre un’esistenza tranquilla in un paese di campagna.
Fu così, quindi, che si stabilirono nel palazzo storico di piazza Santa Giustina, dove vissero tra la prima e la seconda Guerra mondiale.
Pare che ci potesse essere una lontana parentela con Cangrande Della Scala (1291-1329), uno dei personaggi di rilievo della storia della città di Verona, che governò per un certo periodo con la sua Signoria.
I tre fratelli seppero subito inserirsi nel territorio di San Fior, stabilendo un rapporto di stima e di fiducia particolare con Vittoria Benedet (vedova di Vittorio Mazzer), che abitava nelle vicinanze del loro palazzo.
Fu proprio la signora Vittoria ad avere il desiderio di onorare la memoria dei tre fratelli, con la costruzione della cappella, che costò quasi 86 mila delle vecchie lire.
Finché visse, la signora mantenne il decoro e la pulizia della cappella, fino alla sua morte. Un compito poi affidato alla figlia Anna, quest’ultima deceduta il 26 febbraio 2020.
La cappella oggi è affidata alla custodia della parrocchia di San Fior di Sotto, che ha voluto così perpetuare il ricordo di una famiglia che “ha donato un sacerdote alla comunità” e fatto molto per la scuola dell’infanzia che porta quel cognome.
Lavori che hanno visto la collaborazione tra la precedente amministrazione e tre aziende che hanno prestato gratuitamente il proprio lavoro: Epa Tinteggiature, Project Cover e Metal System.
(Foto: per gentile concessione di Luigi Tonetto)
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