Folla di gente a “Figli in rete”: un incontro per riflettere sull’influenza dei social media in età pediatrica

Folla di gente all’incontro a San Fior

Difficoltà di concentrazione e predisposizione a prediligere i cosiddetti legami digitali, rispetto a quelli reali: in un’epoca iper connessa è inevitabile riflettere su quello che è l’effetto dei social media, specialmente sui più piccoli, bimbi e ragazzi nati in anni in cui social e web reputation sono i temi di più al centro dell’attenzione della società.

Intervista alla dottoressa Ombretta Carlet – Video a cura di Arianna Ceschin

Riflessioni che hanno accompagnato l’incontro svoltosi ieri sera, venerdì 19 gennaio, nella sala polifunzionale del municipio di San Fior, dal titolo “Figli in rete. Influenza dei social media in età pediatrica”, organizzato da OnLife-Genitori connessi e da Con-Tatto.

“Individualmente si fa poco, in gruppo si fa molto”, è stato il motto dell’appuntamento organizzato.

L’incontro, a ingresso libero, ha visto il patrocinio del Comune di San Fior, la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il supporto di Banca Prealpi SanBiagio e Banca della Marca.

L’evento, che ha visto una grande partecipazione di pubblico, si è aperto con la presentazione delle associazioni OnLife-Genitori connessi e Con-Tatto, guidati rispettivamente da Filippo Dotta Andrea Santucci.

Una platea che, per quasi la sua totalità, ha ammesso di nutrire una certa preoccupazione per la gestione dei social da parte dei figli. Tra il pubblico presenti anche il sindaco Giuseppe Maset, il vicesindaco Luigi Tonetto e l’assessore Serena Modolo, oltre a rappresentanti della minoranza, delle associazioni e del mondo della scuola.

“Abbiamo oggi una comunità in sofferenza – il commento del primo cittadino, dopo l’intervento di alcune rappresentanti dell’istituto comprensivo – Se non ricostruiamo le buone relazioni, non possiamo avere speranza per il futuro”.

Le zone d’ombra dei social media

“Non c’è più tempo e attenzione per leggere un libro, a causa della necessità di controllare continuamente le notifiche”, la premessa della relatrice della serata, ovvero la dottoressa Ombretta Carlet, neuropsichiatra infantile dell’azienda sanitaria Ulss2, la quale ha tratteggiato sia i lati positivi che le zone d’ombra dei social media.

Come Carlet ha illustrato, l’esposizione prolungata all’influsso dei social media, di smartphone, tablet e pc inevitabilmente va a rimodulare le facoltà mentali di una persona, esercitando un certo influsso sull’attenzione e la memoria.

“Il cervello perde il pensiero lineare, non si instaurano legami di vita reale”, ha proseguito, chiarendo che ci sono comunque delle “app che migliorano la prestazione”. 

La dottoressa Ombretta Carlet

“Online ci si costruisce la propria immagine così come si vorrebbe: la gente non riesce più a non guardare i social – ha aggiunto – Esiste la dinamica che vuole che si controlli la posta in maniera immediata: cosa che crea un’interferenza con la capacità di pensiero”.

Quindi è necessario “accogliere i cambiamenti” portati dall’era digitale, con la consapevolezza dei suoi possibili effetti. 

“Si stima che bimbi e ragazzi tra gli 8 e 18 anni trascorrano circa 11 ore e mezza al giorno sugli apparecchi digitali: i social vengono usati ininterrottamente. Ciò fa sì che alcuni bimbi stiano male, quando non sono impegnati in tante cose contemporaneamente – ha continuato – Gli adolescenti usano i social per affermare la propria reputazione, facendo un confronto immediato con i propri coetanei: l’effetto dei ‘like’ è simile a una dipendenza“.

“L’esposizione prolungata a social e digitale provoca la perdita della capacità di concentrazione per lungo tempo su un testo, ma l’attenzione si concentra piuttosto sull’oggetto della dipendenza. Si manifestano inoltre sintomi di iperattività negli adolescenti – ha aggiunto – Ci sono tanti più sintomi in base a quanto l’adolescente passa il tempo sui device. Si registra inoltre una certa influenza sullo sviluppo delle attività sociali, una disorganizzazione alimentare, l’alterazione del ritmo sonno-veglia”.

“Si diventa meno empatici, più superficiali”, ha evidenziato. Tutti aspetti che fanno riflettere su quanto sia meglio limitare il tempo sui device e investirne di più sulle relazioni “face to face”.

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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