Apre “Armi di confine” al Museo del Piave: a Caorera la mostra più fornita di bocche da fuoco d’interesse storico, quasi 300 armi a rotazione

Tre esemplari di Maschinengewehr Patent Schwarzlose sono arrivate da Napoli a Caorera, frazione del comune di Quero Vas, a bordo di un mezzo dell’Esercito e da una pattuglia dei carabinieri a sirene spiegate: il prezioso carico, contenente appunto delle mitragliatrici pesanti calibro 6,5 ben conservate, ha avuto il consenso al trasporto dalla Soprintendenza, ha attraversato tutt’Italia e a partire da oggi sarà visibile al Museo del Piave, assieme ad altre 117 armi tra bianche e da fuoco esposte e altrettante in magazzino.

“Armi di confine” diventa così una collezione notevole, che il direttore del museo Diotisalvi Perin e i volontari del Museo hanno guadagnato grazie a una stretta collaborazione con Glauco Angeletti, soprintendente di zona per quanto riguarda i reperti della Grande Guerra.

Ieri pomeriggio, sabato 19 giugno, alla presenza dell’assessore comunale Christian Corrà e al figlio di Vincenzo Colognese, a cui è intitolato il museo, Paolo, ha avuto luogo il taglio del nastro per l’apertura di questa mostra dedicata anche, ma non solo, alle armi da fuoco e al progresso tecnologico che dimostrano.

Dalla curiosa Villar Perosa, la prima pistola mitragliatrice della storia, si passa all’incontro con una serie di fucili da caccia risalenti all’Ottocento, così piccoli perché c’era la necessità di nasconderli sotto la giacca, e qualche arma a pietra focaia, per poi passare ai moderni Stg44, antenati dei fucili d’assalto attuali. Visitando la mostra si comprende, per esempio, che curiosamente, nel caso dell’Esercito Regio, man mano che l’individuo saliva di grado, si riducevano le dimensioni della sua arma.

La provenienza delle armi è in molti casi riconducibile al sequestro: collezionisti senza permesso e criminali che le hanno utilizzate per scopi illeciti. Sono poche le strutture museali che riescono ad arrivare ad avere questo quantitativo di armi da fuoco, poiché i prerequisiti del sistema di sicurezza interno sono molto stringenti.

Nel preparare le due aree della mostra, il corridoio al piano di sotto, dove si può ammirare anche l’area dedicata all’aeronautica, la replica dell’aereo di Francesco Baracca e i simulatori di volo, e quello del primo piano, dove vi sono le riproduzioni in scala anche dei soldati stessi, divisi tra Austria-Ungheria e Italia, anche le vetrine sono state riviste e riaggiornate.

All’evento erano presenti anche due volontari in rappresentanza del Museo di Alano e il parroco di Farra di Soligo, Don Brunone De Toffol, che ha seguito da vicino il percorso di Diotisalvi Perin nel tentativo di valorizzare le storie di guerra lungo il Piave. È stato proprio Don Brunone a ricordare la storia del beato Carlo I D’Asburgo, che pare si dimostrò comprensivo e gentile con la gente dell’Alta Marca, nonostante i tempi di guerra.

L’obiettivo del Museo del Piave è raccontare quel periodo senza “sventolare una bandiera” e comprendendo dietro alla canna fumante di una mitragliatrice e sotto una qualsiasi uniforme c’era comunque sempre e comunque un uomo.


(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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