“Decreto liquidità”, problemi per ex soci delle Popolari Venete. Baratto: “Rischi per mutui garantiti dalle azioni”

Secondo l’onorevole Raffaele Baratto, leggendo attentamente il nuovo “Decreto Liquidità”, chi aveva mutui garantiti dalle azioni, oggi rischia di non poter accedere agli aiuti.

Dopo la pubblicazione del Decreto Legge 8 aprile 2020 numero 23, il cosiddetto “Decreto Liquidità”, infatti, sono stati resi noti i requisiti per accedere alle varie linee di finanziamento previste dallo Stato per far fronte al crescente rischio di una crisi di liquidità che bloccherebbe tutto il sistema produttivo.

“Non siamo di fronte ad alcun automatismo – avverte l’avvocato Francesco Sernaglia dello Studio Sernaglia, Caverzan e associati – le aziende che fanno richiesta devono presentare documentazione e rendere precise e puntuali dichiarazioni. È necessario tuttavia attendere i decreti ministeriali che renderanno esecutive le linee di credito per poter comprendere meglio la portata degli obblighi gravanti sulle imprese.”

“Quel che è certo – aggiunge Raffaele Baratto, parlamentare di Forza Italia in commissione finanze – è che bisogna fare presto: il denaro deve arrivare alle imprese in tempi rapidissimi.”

Secondo il deputato Baratto, spulciando le prime pagine del provvedimento, salta agli occhi quello che rischia di diventare un macigno enorme sulle aspettative di credito di centinaia di imprese venete e trevigiane che, in qualche modo, sono state precedentemente legate a Veneto Banca o a Banca Popolare di Vicenza.

Tra i requisiti per accedere alle linee di credito (articolo 1 comma 2 lettera b) – precisa Baratto – è necessario dimostrare di non avere, alla data del 29 febbraio 2020, esposizioni bancarie deteriorate. Ormai sappiamo che a molte imprese e imprenditori, che hanno chiesto di vendere le azioni delle Popolari in loro possesso, è stato proposto, in malafede, di sottoscrivere mutui garantiti dalle azioni stesse, nella convinzione che le azioni valessero ancora qualcosa”.

“Quando c’è stato il default – prosegue – le azioni sono sparite e i debiti sono rimasti anche se nelle more delle procedure in molti non hanno più avuto notizie. Ora, quei debiti detenuti da Intesa o dalla bad bank rischiano di essere il capestro per il quale molte imprese o imprenditori potrebbero non riuscire ad accedere alle garanzie previste dal Governo per l’emergenza Coronavirus”.

È inaccettabile – conclude – va fatta immediatamente una modifica escludendo le vittime dei crack bancari dalla prestazione di questa garanzia.”

“Si tratta dell’ennesima beffa – aggiunge Claudio Sartor, sindaco di Cornuda – a centinaia di imprenditori onesti che prima hanno prestato fiducia nelle banche del territorio e oggi attendevano fiduciosi l’aiuto di uno Stato che li lascia nuovamente soli. Gli effetti nefasti della crisi delle banche venete non sono ancora finiti e temo ne soffriremo ancora per molto. Questo è solo un esempio”.

“Peraltro – conclude – le aree più danneggiate dal Covid-19 sono quelle del Nord Italia, a più alta intensità produttiva, proprio quelle che rischiano di non vedere un euro di rimborsi. Non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo continuare a pretendere un intervento chiaro che risolva i tanti problemi aperti ancora sul tavolo“.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: web).
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