“Falsificata la “genealogia” di 12 mila maiali destinati a prosciutti Dop”: a processo per frode in commercio sette allevatori della Marca

E’ un processo per frode in commercio, ma al centro di tutto c’è una “paternità” che ha fatto finire nei guai alcuni allevatori trevigiani e non solo.

Precisamente la paternità di 12 mila maialini venuti al mondo in alcuni allevamenti trevigiani e destinati alla produzione di Prosciutto di Parma Dop e Prosciutto di San Daniele Dop.

Due simboli dei prodotti Made in Italy nel mondo, per la cui produzione c’è però un rigidissimo disciplinare che inizia al momento della fecondazione delle scrofe. Il “papà” infatti, deve essere rigorosamente un verro italiano.

Ma, secondo le accuse di frode in commercio, vendita di prodotti con segni mendaci e falsificazione della documentazione che la procura muove a sette allevatori della Marca, quei maialini sarebbero figli di esemplari di Duroc del Nord Europa e non di un maiale italiano.

L’inchiesta coinvolge alcuni allevamenti di Treviso, Zero Branco, Trevignano, Castello di Godego, Breda di Piave e Quinto ma anche in Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, regioni nelle quali sono in corso analoghi procedimenti.

A fare scattare le contestazioni una “soffiata” che avrebbe portato i Carabinieri dei nuclei antisofisticazione negli allevamenti e alla scoperta della presunta frode. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli allevatori avrebbero fatto arrivare dalla Danimarca il seme congelato di alcuni esemplari di Duroc con il quale sarebbero state fecondate le scrofe.

Accuse che gli allevatori respingono. Le difese sono pronte a dar battaglia in aula nel processo appena iniziato a Treviso cominciando da quella che dovrebbe essere la “prova regina”, e cioè il Dna dei maialini. Perché, per l’accusa, risalire alla prova biologica sembra ormai impossibile.

Quei maiali infatti sono stati macellati da molto tempo e trasformati in Prosciutti Dop messi in commercio.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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