L’importanza degli impianti di climatizzazione e le condotte d’aria negli ambienti di lavoro ai tempi del Covid

Si comincia, fortunatamente, a parlare di un graduale ritorno alla normalità sotto il profilo della produzione industriale e non solo. Tuttavia, gli ambienti di lavoro, dovranno adeguarsi certamente a normative precauzionali piuttosto rigide.

E certamante, una corretta ventilazione degli ambienti, consentirà di ridurre al minimo potenziali rischi di propagazione del Coronavirus negli ambienti di lavoro condivisi. Esiste già un documento di orientamento, “Preparare il posto di lavoro per Covid-19”, emanato fin dal 27 febbraio scorso dall’Organizzazione Modiale della Sanità (Oms).

“Il Virus Covid-19 si può depositare sulle superfici e sopravvivere per diverse ore se non giorni sulle superfici di oggetti ed anche sulle pareti delle condotte d’aria, spesso realizzate in materiale metallico, dei grandi impianti di climatizzazione e che quindi possono favorire l’esposizione al virus delle persone che si trovano all’interno dei locali climatizzati dove è assente il riciclo d’aria naturale” – a sostenerlo è Luigi Susin, noto imprenditore del settore termoidraulico della marca trevigiana, esponente politico e presidente della categoria termoidraulici del mandamento di Treviso.

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Non più tardi del gennaio scorso, per protesta contro il crac delle banche venete, si era incatenato a una croce sistemata nella rotonda di Crocetta del Montello dal Coordinamento per la tutela dei risparmiatori “Don Torta”.

Nei giorni scorsi tutti noi abbiamo sentito parlare del caso della nave da crociera giapponese Diamond Princess, dove tutti gli ospiti a bordo dell’imbarcazione sono stati messi in quarantena ed isolati nelle proprie cabine. Man mano che i giorni passavano l’epidemia è aumentata in modo vertiginoso grazie all’aria che veniva fatta circolare attraverso l’impianto di climatizzazione” – continua Luigi Susin.

Infatti se gli impianti di climatizzazione fossero costituiti da singole unità separate per singole stanze o aree di lavoro, non ci sarebbe pericolo, ma se l’impianto fosse centralizzato, con tubazioni che collegano vari locali, allora potrebbe essere uno strumento di contagio grazie alla dispersione in varie zone del coronavirus.

Luigi Susin è un addetto del settore e conosce molto bene quelle che sono le peculiarità degli impianti di climatizzazione, condizionamento e di riscaldamento ed è consigliere di Confartigianato imprese.

“La nostra fortuna è che il coronavirus non è particolarmente resistente e bastano dei prodotti per la disinfezione delle superfici, ma è opportuno che negli impianti centralizzati presenti nei grandi supermercati, nei i centri commerciali, scuole od uffici pubblici ed aziende, non vengano accesi per evitare che gli stessi possano diffondere il virus – sottolinea Susin.

“È opportuno che venga predisposto un piano di interventi di disinfezione ed utilizzati dei filtri particolari che possono contribuire a depurare ulteriormente l’aria messa in circolo in modo da abbattere in maniera consistente i microrganismi patogeni all’interno degli impianti installati in ambienti chiusi ad alta affluenza -conclude – Una corretta manutenzione degli impianti di trattamento dell’aria è di fondamentale importanza per favorire la massima protezione della salute della popolazione in relazione al coronavirus”.

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Luigi Susin).
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