Valorizzare l’acqua come fine, non come mezzo, ed evitare inutili carrozzoni. Questo, in estrema sintesi, il pensiero della Spi Cgil del Quartier del Piave in merito alla sottoscrizione del Manifesto per “Le Terre dell’Acqua”, ambito territoriale composto dai 29 Comuni firmatari della provincia di Treviso coordinati dall’Ipa (Intesa programmatica d’area) delle “Terre Alte della Marca trevigiana”, protagonisti di un innovativo processo di sviluppo turistico sostenibile.
“Abbiamo partecipato a diversi incontri, compreso quello a Venezia, in cui si è svolta la cerimonia di sottoscrizione del documento (nella foto in basso, qui l’articolo) – spiegano Ottaviano Bellotto (a sinistra nella foto sotto), responsabile del sindacato per il Coneglianese, e Renzo Tonin (a destra nella foto sotto), ex sindaco di Follina ed oggi segretario della Spi Cgil del Quartier del Piave – Al Comune di Pieve di Soligo, capofila del progetto, abbiamo già comunicato la nostra la disponibilità di partecipare al tavolo di lavoro. E’ nostra premura che l’intesa non diventi uno stratagemma all’unico scopo di ricevere finanziamenti a casaccio, perdendo di vista lo scopo principale, ovvero la valorizzazione di un bene primario che sta scomparendo, l’acqua, soprattutto quella potabile”.
La sfida prioritaria lanciata dai sindaci della Marca che hanno sottoscritto il Manifesto, infatti, sarà quella di restituire all’acqua quel valore centrale che ha segnato le vicende storiche, culturali e di sviluppo delle economie locali, generando molteplici e diversificate identità, dalle attività artigianali alle pratiche agricole che nel tempo non solo hanno contribuito a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, ma hanno modellato e arricchito un paesaggio unico e irripetibile.
“Se crediamo che l’acqua sia importante e non solo un fattore di estetica – spiegano Bellotto e Tonin – il progetto dovrebbe prevedere come prioritaria l’attenzione alla qualità dell’acqua stessa, preservando le sorgenti, ma anche i piccoli corsi, curando la salute dei fiumi e del loro habitat naturale, badando alla riduzione del consumo e degli sprechi, al suo riciclo, intervenendo perché chi usa l’acqua dei fiumi o del sottosuolo la rimetta in circolo pulita”.
Importanti in questo senso, non solo gli interventi di protezione degli argini e la cura dei fossi, ma anche la creazione e manutenzione delle piste ciclabili o pedonali lungo i fiumi, in modo che i corsi d’acqua siano meglio vissuti.
“Sarà necessario programmare interventi per ridurre l’inquinamento in agricoltura e l’uso indiscriminato del suolo, prevedendo la demolizione di tutti quei fabbricati produttivi che non vengono più usati e che vanno riportati a verde – sottolineano i rappresentanti Spi Cgil – Per far questo sarà necessario che vengano rivisti i piani urbanistici dei Comuni in modo che non vengano più concesse lastricature ovunque e l’uso monoculturale dei terreni di collina e di pianura”.
“I progetti devono essere realizzati in maniera organica, secondo una tempistica magari pluriennale, ma con un obiettivo ben preciso (quello prioritario) che deve valere per tutto il territorio; bisogna che non siano ammessi interventi spot, di tipologia diversa nei vari Comuni – chiudono Bellotto e Tonin – Bisogna fare in modo che le varie amministrazioni non spingano per avere ognuna un po’ di soldi, in modo da mettere a posto quello che a loro sembra importante o visibile. Le risorse devono essere concentrate inizialmente su obiettivi precisi e primari: solo in seguito, sul recupero e sulla valorizzazione degli immobili e delle infrastrutture che circondano le acque”.
(Fonte: Mattia Vettoretti © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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