Onorevole Baratto e la commissione di inchiesta sulle omissioni cinesi. “Quante vite avremmo potuto salvare?”

In questi mesi, abbiamo assistito al botta e risposta tra Stati Uniti e Cina sulle responsabilità legate alla diffusione del Coronavirus con reciproche accuse che hanno infiammato il dibattito politico internazionale.

Su questo tema si è espresso ieri, mercoledì 10 giugno 2020, anche l’onorevole Raffaele Baratto di Forza Italia che ha utilizzato queste parole: “Con l’ultima rivelazione dell’Università di Harvard, ormai è chiaro a tutti che la Cina non ha avvisato il mondo dell’epidemia che si stava propagando. Si tratta di una negligenza gravissima. Quanti morti avremmo potuto evitare se ci fosse stata una corretta circolazione delle informazioni e, soprattutto, a tempo debito?”.

“Quanti danni in meno avremmo potuto arrecare alla nostra economia? – si legge in un intervento social del parlamentare pederobbese – Mi aspetto che la comunità internazionale sia compatta nel denunciare questo atteggiamento. Chiederò nei prossimi giorni al governo l’apertura di una Commissione d’inchiesta per fare chiarezza sulle omissioni cinesi”.

Inoltre, l’onorevole Baratto si è pronunciato anche sul rimborso delle addizionali provinciali sulle accise dell’energia elettrica.

Secondo il deputato di Forza Italia, il problema è iniziato quando, per evitare la procedura d’infrazione della Commissione Europea, il governo italiano ha abrogato nel 2012 la normativa che aveva istituito le addizionali provinciali sull’energia elettrica.

Il suo ragionamento prosegue definendola un’imposta sull’imposta, che poteva arrivare fino a 25 mila euro annui per contatore, sulla quale la Commissione Europea aveva aperto una procedura formale contestando il mancato rispetto della direttiva in merito alle imposte sul valore aggiunto.

Secondo l’onorevole Baratto, a seguito dell’abrogazione, decine di imprese avevano presentato una richiesta di rimborso sul presupposto che la norma fosse illegittima.

Nel 2019 la Cassazione aveva dato ragione ai contribuenti, prevedendo il diritto al rimborso dell’addizionale illegittimamente pagata ma sottoponendolo ad un vero e proprio contenzioso, in assenza di un chiaro intervento del governo con la previsione specifica delle modalità di rimborso.

“Si tratta di un paradosso tutto italiano – spiega Baratto – il cittadino paga una tassa illegittima, la versa al fornitore che a sua volta la versa all’erario. Poi l’imposta viene abrogata e la Cassazione la dichiara illegittima e non dovuta ma il rimborso viene sottoposto alle forche caudine della burocrazia, quando invece lo Stato dovrebbe prevedere una modalità di rimborso rapida ed efficace, soprattutto in un momento come questo”.

“La risposta del governo è stata quantomeno deludente – continua l’onorevole Baratto – Sostanzialmente l’esecutivo fa spallucce: con due successive sentenze i giudici della Cassazione hanno riconosciuto il diritto al rimborso per le imprese ricorrenti, ma per il governo sembra non contare. Fatta la legge trovato l’inganno: non solo ci viene annunciato che nessuna iniziativa verrà presa per facilitare le modalità di rimborso, ma anzi il governo, pensando alla cassa, contesta pure la possibilità che i cittadini possano vantare il diritto al rimborso, favorendo così le grandi aziende fornitrici di energia elettrica e il fisco.”

“Una doppia beffa per i cittadini, fregati due volte – conclude – La prima per aver pagato un’imposta non dovuta, la seconda perché dovranno rivolgersi ai legali e attendere anni per ricevere quanto spetta loro.”

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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