Treviso, intervento di Mario Pozza agli Stati Generali della montagna: “Dialogo con il territorio in aiuto alle imprese”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento tenuto da Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio Treviso-Belluno-Dolomiti, in occasione degli Stati Generali della montagna, in programma nelle giornate di ieri, venerdì 24 luglio, e oggi, sabato 25 luglio, alla presenza di altri relatori e di Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali e le autonomie.

Si tratta di un appuntamento che si tiene periodicamente, per fare il punto sulle politiche nazionali a sostegno dei territori che per la loro conformazione geografica presentano tanti profili di svantaggio (il 35 percento del Paese), per cui è difficile, garantire pari condizioni di accesso ai servizi per i cittadini e soprattutto per le imprese:

Nel mio intervento ho ricordato che, in questo contesto di svantaggio diventato più pesante nei mesi scorsi a causa della emergenza sanitaria prima e poi economica e sociale, le Camere di commercio, per non lasciare sole le imprese, hanno rafforzato il dialogo con le forze produttive dei propri territori e, usando risorse proprie, hanno avviato primi interventi per aiutare le imprese nel delicato passaggio dalla fase della gestione del lockdown a quella della progressiva ripartenza.

Complessivamente abbiamo investito quasi 300 milioni di euro per mettere in atto azioni tempestive, tagliate a misura di impresa su cinque ambiti di intervento: credito, digitale, export, turismo, informazione sui provvedimenti, oltre all’affiancamento costante alle Prefetture di tutta Italia per individuare le attività che potevano rimanere aperte.

Duecento milioni di euro è la cifra che abbiamo destinato soltanto al credito per venire incontro al grave deficit di liquidità delle imprese.

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Siamo oggi nella fase della gestione della ripartenza, le buone notizie che ci arrivano dall’Europa ci portano in una cornice di maggiore fiducia per il futuro.

Tuttavia, per molte imprese, le difficoltà sono nel presente, bisogna dunque attivare velocemente le risorse europee per sostenere da subito gli sforzi dei nostri sistemi imprenditoriali. La ripartenza per le nostre imprese vuol dire riorganizzare profondamente la propria attività.

Vuol dire adattarsi a una “nuova normalità” fatta di digitale e cambiamenti nei modelli organizzativi e di business, come anche di ricerca di nuove competenze. Anche la pubblica amministrazione dovrà rivedere profondamente il proprio funzionamento, mutando approccio e modalità di intervento.

Bisogna rivedere il sistema dei controlli, accentuando quelli ex post rispetto a quelli ex ante e agevolando un maggiore utilizzo delle autocertificazioni e delle certificazioni volontarie.

L’emergenza da Covid-19 ha messo in luce le criticità attuali e le opportunità future, accelerando alcune trasformazioni che erano già in atto e che ormai non sono più “rimandabili”: infrastrutture digitali e servizi connessi privati e pubblici, infrastrutture materiali e riorganizzazione del sistema produttivo soprattutto nelle filiere strategiche per il Paese, anche – o forse soprattutto – in ottica di sostenibilità ambientale.

È necessario vincere con estrema urgenza la sfida del digitale, bisogna accelerare il completamento del piano nazionale per la banda ultra-larga e prevedere forme di supporto alle imprese e ai cittadini, nell’adozione di soluzioni alternative di connessione veloce, come ad esempio quelle satellitari, senza dimenticare l’avvento della telefonia 5G.

Il rischio altrimenti è duplice: da un lato, quello di ampliare ulteriormente il divario di opportunità tra chi vive in città e chi vive e lavora in montagna o nelle zone più isolate e, dall’altro lato, quello di vedere chiudere molte imprese per l’impossibilità di accedere alla domanda di mercato sempre più digitale.

Anche le scelte dei cosiddetti “investitori” sono condizionate dalla presenza di infrastrutture digitali nel territorio: se ha internet veloce un territorio può essere preso in considerazione, se non lo ha viene scartato a priori.

In questo quadro, si pone la questione dei servizi digitali, a cominciare da quelli della pubblica amministrazione.

Tra questi, ci sono anche tanti strumenti e servizi digitali messi a punto dal Sistema camerale per rendere più semplice e immediato il rapporto con e tra le imprese, semplificando la gestione quotidiana degli adempimenti burocratici e i rapporti commerciali tra loro: lo sportello unico per le attività produttive digitale, gestito dalle Camere di commercio in collaborazione con oltre 3.500 Comuni, il servizio di fatturazione elettronica per le piccole imprese, il “cassetto digitale” che mette gratuitamente a disposizione dell’imprenditore e del suo legale rappresentante tutte le informazioni ufficiali contenute nel Registro delle imprese.

Stabilita questa priorità di intervento, ci sono poi una serie di politiche attive per lo sviluppo dei sistemi territoriali montani, che si potrebbero mettere in atto per rispondere alle specifiche esigenze di queste aree.

Non bisogna mai perdere di vista le esigenze infrastrutturali materiali i collegamenti stradali che servono per la movimentazione dei prodotti ma soprattutto per le persone che devono raggiungere la montagna e godere della bellezza in sicurezza e tranquillità.

MI sono permesso di ricordare che una delle principali attività economiche presenti nelle zone montane, e rispetto alla quale risulta cruciale la necessità di un’accelerazione, è quella legata alle attività turistiche di escursionismo, enogastronomia, sport, eventi culturali e religiosi, visita di luoghi e centri storici, anche collegate con il sistema nazionale delle ciclovie e dei “cammini”: il cosiddetto turismo lento.

Un turismo sostenibile, sia in termini ambientali che sociali che può dare un forte contributo alla ripresa dalla situazione di crisi provocata dal Covid, visto che nel breve periodo sarà soprattutto il mercato interno a essere protagonista.

Promuovere mete turistiche alternative vuol dire favorire forme di turismo maggiormente rispettose dell’ambiente, del territorio e delle identità locali ma anche forme di turismo che coinvolgono territori periferici e zone marginali.

A queste linee di azione andrebbero associate altre iniziative dirette alla qualificazione e alla promozione delle produzioni locali, ma anche forme di sostegno alla commercializzazione che sfruttino le potenzialità dell’e-commerce, al quale la grande maggioranza dei consumatori si è rivolta durante la fase di lockdown.

Una strategia che può vedere il fattivo contributo delle Camere di commercio sia per mettere a fattor comune gli asset turistici con quelli legati ad altre filiere produttive sia per individuare le priorità di intervento pubblico, anch’esso integrato tra i vari enti, negli investimenti da realizzare a beneficio delle comunità delle imprese montane che, come detto a proposito della dimensione, presentano una correlazione diretta con le famiglie residenti in quei territori.

Per questo andrebbero fortemente valorizzati i principi dell’economia circolare, che richiede una profonda revisione dei modelli di business: pensiamo alla filiera del legno. Anche su questo tema vanno previsti non solo dispositivi di sostegno, ma anche azioni di accompagnamento e promozione della collaborazione tra imprese.

L’economia circolare, infatti, è parte costituiva di una nuova politica industriale, in grado di aumentare la competitività, ridurre la dipendenza dalle materie prime da importare, generare benefici macro-economici sulle bilance commerciali e benefici diretti per le imprese.

La partita è aperta e sul campo ci sono molti temi che vanno non solo approfonditi e discussi, ma sulle questioni vanno prese delle decisioni. 

(Fonte: Camera di commercio Treviso-Belluno-Dolomiti).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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