Treviso, operazione “101 e Lode” della Guardia di Finanza: scoperto personale scolastico con titoli falsi. “Danno erariale di 2 milioni di euro”

L’hanno chiamata “Operazione 101 e lode” perché ha a che fare con il mondo della scuola, ma nel modo sbagliato: quel numero corrisponde alle persone che sono state denunciate per falso, per avere presentato certificati, diplomi o attestazioni di precedenti esperienze lavorative non conformi con la realtà: c’è chi ha presentato un voto massimo senza che vi siano documenti che lo attestano, altri hanno affermato di aver lavorato in scuole paritarie non riconosciute. In generale, hanno fatto ricorso a quelli che vengono comunemente definiti “diplomifici”.

La Guardia di Finanza di Treviso ci ha lavorato per 6 mesi, valutando quasi trecento lavoratori che avevano ottenuto dei posti a tempo determinato come collaboratori negli istituti scolastici, prevalentemente come bidelli, inseriti nelle graduatorie pubblicate fra il 2017 e il 2020. Non avevano i titoli necessari per ottenere gli incarichi, né culturali, né di servizio. Alcuni di loro sono già stati sospesi, altri continuano a lavorare in attesa che l’indagine venga completata.

Gli istituti che hanno fornito i titoli “dubbi” sono tutti campani, alcuni già oggetto di verifiche da parte della pubblica amministrazione.

I risultati della delicata indagine sono stati presentati oggi dal comandante provinciale delle Fiamme Gialle, colonnello Francesco De Giacomo: “Le graduatorie vengono formate in base ai punteggi attribuiti ai titoli di studio e di servizio dichiarati dai candidati – spiega -. Significa che queste persone, che non possedevano titoli idonei, hanno scalato le graduatorie a discapito di chi invece aveva ottenuto punteggi regolari”. I 101 sono stati denunciati alla Procura per falsità ideologica commessa (reato punito con la reclusione fino a due anni) e con la segnalazione alla Corte dei Conti di Venezia: il danno erariale è stato calcolato in circa 2 milioni di euro, pari alle retribuzioni percepite dai soggetti assunti grazie ai titoli falsi; la Corte dei Conti potrebbe chiamarli a restituire le somme percepite, che per alcuni arrivano anche a 40 mila euro.

I soggetti denunciati sono in prevalenza uomini (il 61%); quattro su dieci hanno fra i trenta e i quarant’anni. Sono per il 76% provenienti dalla Campania e per l’11% dalla Calabria. Risultano però anche due donne venete: una signora residente a Castelfranco Veneto, che senza muoversi dalla Castellana ha conseguito il titolo a Caserta; una ragazza residente a Conegliano, che è stata in Campania solo per il conseguimento del titolo. Le scuole coinvolte sono 38 nel distretto di Treviso, 20 in quello castellano, 10 in quello di Conegliano e 4 a Oderzo.

Nello specifico: 43 delle persone assunte avevano ottenuto i diplomi in quattro istituti scolastici nelle province di Salerno, Benevento e Avellino, che non erano autorizzati dall’Ufficio Scolastico Regionale allo svolgimento degli esami di qualifica professionale; sono istituti, già al centro di inchieste giudiziarie poiché sospettati di essere veri e propri “diplomifici”, hanno rilasciato diplomi pur essendo privi del requisito della parità scolastica. Ci sono anche diplomi palesemente falsi, con una curiosa coincidenza che alimenta sospetti motivati: un istituto paritario con sede a Napoli nel 2016 ha denunciato il furto degli atti di nomina dei docenti e delle commissioni d’esame, dei verbali d’esame e degli elaborati scritti di diversi candidati che sarebbero stati custoditi (in modo del tutto atipico) all’interno di uno scuolabus; il furto era avvenuto nello stesso giorno in cui l’Ufficio Scolastico Regionale della Campania aveva inviato gli ispettori. Tutte le prove erano sparite.

Altri sette candidati hanno dichiarato di aver conseguito il diploma in un istituto di Caserta nel quale, nel corso di un solo anno scolastico, si sarebbero diplomati circa 700 studenti, ma la struttura era adeguata solo per qualche decina.

Altri otto candidati hanno dichiarato di aver conseguito il diploma in un istituto di Salerno, ma i loro nomi non risultano agli atti. Tre diplomi avevano un numero progressivo identificativo corrispondente ai diplomi di altre persone. Quaranta persone hanno dichiarato di aver lavorato in altri istituti campani, pugliesi, calabresi e siciliani, ma non risulta in nessun atto.

A confermare il sistema che si era creato nei “diplomifici”, tre candidati hanno dichiarato di avere lavorato in una scuola campana, ma al numero di telefono indicato risponde una gioielleria di Vibo Valentia.

Accanto al colonnello De Giacomo c’era anche la direttrice dell’ufficio scolastico provinciale Barbara Sardella: il provveditorato trevigiano ha collaborato direttamente con i finanzieri e grazie all’emersione del sistema poco limpido, venti persone su 120 che erano presenti nelle graduatorie di quest’anno sono state cancellate perché i titoli presentati non erano comprovati. “L’attenzione è massima, nelle nuove graduatorie saranno fatti controlli a tappeto” annuncia Sardella.

La Guardia di Finanza di Treviso segnalerà agli altri comandi italiani le irregolarità registrate: “Dubito che tutti coloro che avevano certificati fasulli siano venuti solo in provincia di Treviso – chiude il comandante provinciale -. Le aree interessate dai diplomifici infatti sono zone permeate dalla criminalità. Un’indagine ad ampio raggio permetterà di capire se dietro ci sia una regia unica”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati