Una vita per gli altri: la storia di Maria Teresa raccontata dall’Agenda Doppio Tempo

La storia di Maria Teresa raccontata dall’Agenda Doppio Tempo

“Una vita per gli altri”: è questo il titolo della storia, una delle tante e profonde storie di vita raccolte nell’agenda “Doppiotempo” 2023 pubblicata dal Comune di Treviso. L’amministrazione, in collaborazione con la commissione parti opportunità e l’organizzazione “Spazio donna” di Treviso ha promosso l’iniziativa dedicata alla parità di genere. Il progetto ha preso la forma di un’agenda, oggetto di uso quotidiano, fra quelli strettamente personali, che in questo caso vuole narrare una storia comune, come quella di Maria Teresa. 

Maria Teresa, naturalizzata trevigiana ma originaria di Velo d’Astico, in provincia di Vicenza, è una donna che porta straordinariamente bene i suoi 85 anni. Chi ha la fortuna di conoscerla si rende conto di avere di fronte non solo l’amica perfetta e gentile che tutti sognano, ma una persona profonda che ha sempre la parola giusta, buona, saggia, il gesto d’aiuto per tutti.

Prima di cinque figli (tre sorelle e due fratelli), madre maestra e padre lavoratore dipendente, ha sempre avuto una forte vocazione per la cultura: si è diplomata e si è laureata in Pedagogia a Padova (allora erano poche le donne che andavano in autonomia all’Università), facendo la pendolare e mantenendosi agli studi con l’insegnamento di quella che si chiamava “quinta preparatoria”. È sposata da 60 anni con “Gori”, dopo essersi laureati nello stesso mese della calda estate del 1962 e un fidanzamento a distanza fatto di sguardi e di cartoline. Con lui ha costruito la sua bella famiglia inserendosi a Treviso e crescendo due figli, Enrico (classe ‘66) e Laura (classe ‘71), insegnando Lettere per 36 anni nella scuola media e superiore; una vita scandita da buone amicizie, cene di solidarietà, una casa confortevole, tavole imbandite per amici, amiche e parenti, vacanze al mare e in montagna con la famiglia, tenendosi sempre ben ancorata ai valori della solidarietà e della coesione.

“Nel ‘78 mio padre morì di tumore a soli 72 anni: un dolore profondo, una lacerazione vissuta come un’ingiustizia, con un senso di ribellione e impotenza che si cominciò ad acuire quando anche le mie due sorelle, in momenti diversi, incontrarono il tumore al seno, superandolo positivamente. Dolore e desiderio di lottare mi fecero accettare l’invito del professor Patrese a diventare volontaria della Lega tumori. Da lì è iniziata una avventura entusiasmante durata 39 anni, prima con il professor Patrese e poi con il dottor Gava, in un crescendo di esperienze forti e determinanti per cultura della salute e della prevenzione oncologica. All’inizio sono stati anni faticosi perché dovevo conciliare gli impegni della famiglia (due figli adolescenti, un marito molto occupato, una suocera anziana) e l’insegnamento in anni di contestazione scolastica. Quando nel ‘92 sono andata in pensione ho potuto dedicarmi a tempo pieno all’associazione fino al compimento degli 80 anni”.

Il lavoro di prevenzione e di promozione alla salute è stato talmente intenso e costante, in una Treviso in pieno sviluppo, da portarla a meritare le più alte benemerenze civiche: l’onorificenza di “Ufficiale della Repubblica” nel 2001, premio “Riflettore Donna” nel 2009, premio “Città di Latina” nel 2012. Nella LILT di Treviso è stata volontaria e vicepresidente, ricoprendo negli anni importanti cariche a livello nazionale in qualità di presidente della Consulta Femminile Nazionale LILT e consigliera in Europa Donna.

La sezione LILT di Treviso è stata pioniera nella prima campagna di lotta al tabagismo, ha realizzato fin dall’inizio la campagna “Ottobre in Rosa” per la diagnosi precoce del tumore al seno e con il camper attrezzato effettua tuttora visite senologiche ed ecografie gratuite alle donne nelle piazze. Molti sono i progetti volti alla diagnosi precoce e al sostegno al malato oncologico, perché anche se la chirurgia ha fatto passi da gigante è ancora fondamentale sostenere le donne operate al seno: grazie alla collaborazione di medici, psicologi e fisioterapisti hanno creato un percorso riabilitativo che è ancora un fiore all’occhiello, Stella Polare, che accompagna e sostiene le donne operate per farle uscire dal tunnel della malattia e riportarle alla normalità e a una nuova consapevolezza di sé.

“Ricordo con particolare commozione il progetto “Mamme libere dal fumo” nell’ambito della lotta al tabagismo, progetto che è stato accolto dalla sanità nazionale. Abbiamo realizzato l’opuscolo “La salute parla anche straniero” per avvicinare la donna immigrata al Servizio Sanitario Nazionale. Sono ancora indimenticabili gli incontri di quando andavamo nelle scuole, nelle caserme e nelle fabbriche per la campagna contro il fumo. Abbiamo realizzato i primi corsi per smettere di fumare addirittura nelle fabbriche e nelle scuole coinvolgendo studenti e personale docente e non docente. La LILT ha creato e continua a creare la consapevolezza dell’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Ricordo che alcune donne intercettate con la visita sul camper sono state operate con urgenza, così come la visita dermatologica gratuita ha permesso la diagnosi precoce del melanoma a una persona che è tornata l’anno dopo a ringraziarci. Quando affronti e condividi il dolore degli altri superi con più facilità i tuoi, o almeno per me è stato proprio così: la LILT mi ha arricchita, mi ha insegnato a sperare, ad agire e a non rassegnarmi. Oggi proseguo il mio impegno a favore delle donne e della parità di genere nella Commissione Pari Opportunità del Comune di Treviso: dare agli altri è un processo generativo. L’ho trasmesso anche a mia figlia Laura, oggi impegnata in Medici Senza Frontiere”.

(Foto: Agenda Doppio Tempo).
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